La Visione per l’Agricoltura e l’Alimentazione dell’Unione Europea guarda alla produttività, ma sembra “dimenticarsi” di sostenibilità e tutela dell’ambiente.
Improvvisamente il Green Deal europeo non è più tanto green. O almeno così pare, a giudicare dal piano presentato in Commissione questa settimana. La nuova Visione per l’Agricoltura e l’Alimentazione si sfoglia in ben 27 pagine, che però sono tralasciano qualcosa. Si tratta di Farm to Fork, la strategia più sostenibile e attenta alla tutela dell’ambiente, nonché cardine del programma presentato nel 2020. Un apparente “cambio di rotta” che ha subito ricevuto il plauso del ministro Lollobrigida.
Le linee guida
Semplificazione, innovazione, digitalizzazione. Ma anche attraente, resiliente, competitivo, equo, adeguato. Si sprecano (d’altronde sono ventisette pagine) sostantivi e aggettivi per inquadrare le linee guida del settore agroalimentare. Quattro i punti cardine, riassumibili con gli aggettivi di cui sopra. Dall’impegno a “garantire che gli agricoltori non siano costretti a vendere sistematicamente i loro prodotti al di sotto dei costi di produzione”, alla promozione del ricambio generazionale.
Dall’allineamento “più forte degli standard di produzione applicati ai prodotti importati, in particolare per quanto riguarda i pesticidi e il benessere degli animali”. (Bruxelles parla in legalese, ma si riferisce chiaramente alle tariffe su prodotti USA, in risposta a quelle dell’amministrazione Trump) All’accelerazione, sempre rispetto ai trattamenti, all’accesso dei biopesticidi con “autorizzazioni provvisorie per i prodotti fitosanitari contenenti tali sostanze attive mentre la loro valutazione è ancora in corso”. Infine, la proposta di un piano d’azione per garantire che le zone rurali restino attive e dinamiche, con promozione del dialogo fra autorità, agricoltori, industria e consumatori.
Un piano che sembra venire incontro alle cosiddette proteste dei trattori dello scorso anno, focalizzandosi più sulle istanze produttive che su quelle green. E che sembra uscito dritto dritto dal programma con cui Fratelli d’Italia ha vinto le Elezioni Europee 2024. Lo rimarca anche il vicepresidente esecutivo della Commissione Raffaele Fitto di FdI: “La Visione è la nostra risposta decisa all’appello del settore agroalimentare”. E che si basa, guarda caso, sui princìpi di sicurezza, sovranità alimentare e competitività economica.
La scomparsa del green
Già, ma in tutto questo che fine ha fatto il green? Partiamo dal definire cosa è (o forse è il caso di dire era) Farm to Fork. Tradotto dal sito ufficiale: “strategia al cuore del Green Deal UE che mira a rendere il sistema cibo equo, sano e rispettoso dell’ambiente”. Gli obiettivi per la transizione green di Food to Fork comprendono: impatto neutrale o positivo sull’ambiente; mitigazione degli effetti del cambiamento climatico; sicurezza alimentare; preservazione dell’accessibilità al cibo.
Il rigetto è in parte da attribuire allo scandalo ecologista della cosiddetta “era Timmermans”, dal cognome del vicepresidente della Commissione che ha firmato il Green Deal. Il quotidiano olandese De Telegraaf aveva indagato su finanziamenti a Ong ambientaliste con fondi europei. Il problema è che si trattava di una “lobby ombra” costituita da 185 associazioni per orientare decisioni e politiche in materia ambientale. Chi si chiedeva se le accuse avrebbero compromesso il Green Deal, ora ha la risposta: evidentemente sì, visto che non c’è più traccia di alcuna dicitura a riguardo.
Il plauso del ministro
Le reazioni chiaramente rispecchiano le parti politiche. Camilla Laureti, eurodeputata PD e responsabile dem per le politiche agricole, sottolinea “aspetti positivi ma anche, purtroppo, uno spettro di retromarcia”. Cristina Guarda, eurodeputata Verdi/Ale, si interroga sui reali benefici a piccole e medie imprese. Per Greenpeace i nuovi piani “fanno poco per ridurre le minacce ambientali, climatiche e socioeconomiche che la maggior parte degli agricoltori deve affrontare”.
A fregarsi le mani invece è il nostro ministro dell’agricoltura. “Un vero e proprio cambio di rotta” commenta Lollobrigida “netto e radicale rispetto alle strategie che appiattivano il Green Deal su una presunta tutela dell’ambiente, tutta a carico del sistema produttivo, con gravi criticità soprattutto nel mondo agricolo”. Insomma, un trionfo per la linea di FdI. Almeno su carta, poi bisogna vedere quali saranno i frutti (anche letteralmente) di questa nuova linea d’azione.
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