«Trasparenza sulla salute». La strategia per ostacolare complotti e fake news

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Per Francesco ieri – giorno della Cattedra di Pietro, che commemora la fondazione della Chiesa di Roma da parte dell’apostolo Pietro e l’autorità papale – è stata una giornata durissima, la peggiore da nove giorni in qua. Non respirava più, la fame d’aria era diventata insopportabile, dolorosa. E la crisi che è seguita in un tempo veloce è stata orribile. Oggi sarà la seconda domenica silenziosa e oscurata, il suo volto chiaramente non si vedrà all’Angelus come speravano milioni di persone, né tantomeno si ascolterà la sua voce. Per lui però ci saranno preghiere, soprattutto davanti al Gemelli per dargli forza, infondergli coraggio. Il Papa arrivato dalla fine del mondo continua a combattere come un guerriero i focolai di infezione che non gli danno tregua ai polmoni e che nelle ultime ore si sono evidentemente consolidati. Il suo fisico debilitato da settimane di cortisone sta ancora lottando e si spera che riesca a rispondere adeguatamente alle nuove cure. La crisi è stata superata ma potrebbe essercene un’altra, nessuno lo esclude. Si capirà nelle prossime ore. C’è però anche da scommettere che Francesco abbia affrontato questi momenti con il distacco solito di chi non mostra paura della morte, di chi si affida, come ha ripetuto lui stesso in diverse circostanze, in questi ultimi anni.

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Papa Francesco, come sta? Trasfusioni di sangue per anemia e piastrinopenia. Il bollettino

LA PAURA

Nessuno dei sanitari, anche ieri, ha voluto evocare il fantasma peggiore, quello della sepsi, che resta il rischio più alto in un paziente del genere, come hanno detto i due medici del Gemelli e del Vaticano due giorni fa nella conferenza davanti al mondo. In quel momento nessuno avrebbe potuto immaginare una evoluzione negativa talmente repentina e grave. Tuttavia, in quella circostanza, incalzati dai giornalisti, i sanitari non hanno mai celato gli scenari peggiori che un quadro clinico simile potesse comportare. «Sono aperte tutte e due le possibilità». Quindi o vivere o morire. Non hanno usato perifrasi e lo hanno fatto per volere del Papa. 

INFORMAZIONE COMPLETA

La decisione presa da Bergoglio venerdì mattina, vedendo le sue analisi ancora in bilico, è stata proprio quella di chiedere di fornire un’informazione in modo veritiero e tempestivo a tutti quanti. I giorni precedenti erano stati caratterizzati da un continuo rincorrersi di fake news, le più fantasiose, naturalmente sempre con la medesima matrice negativa e così, proprio per questo, ha pregato i professori Sergio Alfieri e Luca Carbone di andare ad esporre senza veli quale fosse il suo quadro generale, rilevandone i passaggi, le speranze (che sono ancora vive), le terapie senza omettere nemmeno il minimo dettaglio. Spiegandole con parole accessibili, evitando il “medichese”. I medici hanno tenuto a precisare: «Il Papa ha sempre voluto che noi dicessimo la verità. Togliamo subito qualsiasi ombra che ci siano cose non dette». E ai giornalisti: «Quello che avete detto è la verità». Di seguito era arrivata la doccia fredda di una frase sibillina, ambigua: «Non è considerato fuori pericolo» ma il paziente «non è in pericolo di vita». 

Poi le cose hanno cominciato a non andare del tutto bene. A rivedere all’indietro gli eventi qualche sospetto sarebbe dovuto venire: il bollettino della mattinata era più anomalo, più stringato del solito. Aveva toccato il record: solo cinque parole. «Papa Francesco ha riposato bene», senza aggiungere che si era alzato e aveva fatto colazione come nei giorni precedenti. Era chiaro che qualcosa nel frattempo era accaduta, infatti in quelle ore gli veniva fatta una trasfusione e gli veniva somministrato l’ossigeno al alte dosi, come previsto dai protocolli per crisi analoghe. Il secondo report della serata ha offerto qualche elemento in più e la scansione delle cure. 

ORE CRUCIALI

Nel frattempo il piccolo appartamento al decimo piano del policlinico è praticamente un fortino ancora più inviolabile. Sono ore cruciali. Pochissimi sono autorizzati a varcare la soglia per non introdurre microbi, virus, batteri ma soprattutto per non inquinare le informazioni che la struttura e il cosiddetto “cerchio magico” – i collaboratori papali strettissimi compreso l’infermiere Massimiliano Strappetti – hanno deciso di dare in tempo reale. Nel villaggio globale ogni minima distorsione dei fatti potrebbe ritorcersi inevitabilmente contro la Chiesa. Per questo Francesco ha scelto la via della trasparenza.
 

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