Quando si deve fare la variazione della rendita catastale? Le regole, delineate dalla manovra di Bilancio 2024, sono chiarissime, e riguardano gran parte dei beneficiari del Superbonus. Questi devono mettersi in paro con la regolarizzazione, oppure riceveranno una lettera dall’Agenzia delle Entrate, che è pronta ad attaccare parecchi francobolli.
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Quando si effettuano lavori di ristrutturazione al proprio immobile tali da modificare sostanzialmente la sua struttura, c’è bisogno di aggiornare la rendita catastale che appare in visura.
All’interno di quest’obbligo non rientrano le ristrutturazioni semplici, che riguardano il classico restyling della casa, ma quelle che vanno a modificare una percentuale consistente della stessa. Lo dice la manovra di Bilancio 2024, che ha introdotto l’obbligo di regolarizzazione per molti dei beneficiari del Superbonus.
A breve infatti, inizieranno i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, la quale controllerà chi ha aggiornato la rendita catastale del proprio immobile dopo i lavori del Superbonus, e chi no. A questi ultimi invierà una lettera di compliance. Al momento non ci sono comunicazioni sulle tempistiche in cui questa procedura avverrà, ma quando si ha a che fare con l’Agenzia delle Entrate è sempre meglio mettersi in regola prima di ricevere qualsiasi tipo di avviso.
Variazione della rendita catastale
La variazione della rendita catastale è quindi obbligatoria in alcuni casi. Ma quali? Innanzitutto, c’è da dire che non tutte le ristrutturazioni danno luogo ad una modifica tale da giustificare una variazione nella rendita catastale, ma che solamente quelle più importanti la contemplano.
In particolare, quelle che causano una variazione del valore catastale dell’immobile pari almeno al 15%. Attenzione però, perchè il valore catastale non ha nulla a che fare con il valore di mercato, in quanto quest’ultimo può aumentare anche a seguito di una semplice rinfrescata.
Ad incidere sulla rendita catastale, sono invece i lavori che vanno a toccare:
- le categorie catastali;
- la classe catastale;
- i vani catastali;
- la destinazione d’uso;
- la classe energetica dell’edificio.
Per quanto riguarda la categoria catastale, necessitano di aggiornamento della rendita tutti quegli immobili che, a seguito di una ristrutturazione, hanno dato vita a nuove unità abitative e, di conseguenza, a nuove categorie catastali. E’ un esempio di questo la riqualificazione di un vecchio casale, da cui si ricavano due case e un box.
Allo stesso modo, quando una ristrutturazione influenza la classe catastale (sia in positivo che in negativo), si ha bisogno di un ricalcolo della rendita. Per fare un esempio, un cappotto termico può determinare l’aumento della classe catastale.
Interventi che richiedono l’aggiornamento
Un altro intervento che impone al proprietario dell’immobile di aggiornare la rendita catastale è quello che va ad incidere sui vani catastali. Per esempio, rientra in questa categoria la fusione di due stanze, che porta l’immobile ad avere meno vani catastali, e di conseguenza a dover avere una rendita inferiore.
Poi ci sono i cambi di destinazione d’uso, che per esempio nel caso di passaggio da ufficio ad abitazione, comportano una variazione della categoria catastale verso l’alto. In altri casi può essere a ribasso, ma serve comunque aggiornare la rendita catastale, per adeguarla alla nuova categoria.
Ancora, quando si interviene sull’edificio in cui si trova l’immobile in modo massiccio, magari con l’installazione di un cappotto termico o di un impianto fotovoltaico (che modificano la classe energetica dello stabile), serve aggiornare la rendita catastale. Rientrano tra gli interventi che possono far variare la rendita anche quelli di manutenzione straordinaria, che interessano immobili datati e mai ristrutturati prima. Nessun aggiornamento è necessario, infine, se si effettuano lavori di ristrutturazione per manutenzione ordinaria, come il rifacimento di un bagno o la sostituzione dei pavimenti.
Variazione della rendita catastale: foto e immagini
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