Frassati? Giovane libero e felice

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di GIANNI BORSA
24 feb 2025 10:31

“Un giovane libero e felice”. Così Marco Erba, insegnante e scrittore, definisce Piergiorgio Frassati. E aggiunge: “È anche oggi figura di straordinaria attualità per genitori, insegnanti, educatori e per chiunque abbia l’arduo compito di accompagnare nel cammino di crescita qualcuno di più giovane”. Erba firma l’introduzione a un nuovo volume sul giovane che sarà canonizzato durante il Giubileo dei giovani, a inizio agosto. Il libro, curato da Luca Diliberto e pensato soprattutto per giovani e adulti, s’intitola “Pier Giorgio Frassati. Un giovane libero e felice. Memoria e attualità di un santo senza schemi” (Edizioni In Dialogo). Lo stesso Diliberto, anch’egli insegnante, con numerose pubblicazioni di carattere storico alle spalle, firma inoltre “Pier Giorgio Frassati e la società dei tipi loschi” (In Dialogo), con illustrazioni di Michele Bizzi, rivolto a ragazzi e adolescenti. I due testi saranno presentati domenica 9 marzo a Milano (ore 17.00), in via Sant’Antonio 5. Di Frassati (1901-1925) parliamo proprio con Luca Diliberto.

Professor Diliberto, se dovesse delineare alcuni tratti essenziali della figura di Frassati, su quali si soffermerebbe?
Mi piace partire da quanto messo in evidenza a pochi anni dalla sua morte, avvenuta proprio cento anni fa, da Papa Paolo VI, che allora era assistente dei giovani della Fuci: “Era robusto, sano, diritto. Co­sì l’hanno visto quelli che l’hanno guardato da fuori. Prima d’accorgersi ch’era d’animo santo, hanno visto ch’era d’animo forte. Era forte perché austero. Austero e dolce e vivo. Perché dalla comunione con Dio consolatore, soave ospite dell’anima, interiore freschezza, attingeva vivificante alimento”. Indubbiamente Pier Giorgio ebbe in vita – una vita breve però particolarmente significativa – una capacità attrattiva singolare, per giovani e adulti, per vicini e lontani, proprio perché fu capace di guardarsi dentro e ascoltare nell’interiorità ciò che Dio gli diceva, di mettersi in gioco per come era, di orientare tutta la sua esistenza a una risposta non banale al Vangelo. La carità che lo ha contraddistinto fu espressione paradossale di questa forza.

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Un ragazzo di buona famiglia, brillante e gioioso, non esente da contraddizioni, capace di coltivare forti amicizie così pure di rendersi – nel silenzio – disponibile e generoso verso chi fosse nel bisogno. Un vero amico dei poveri… Frassati può essere raccontato come un giovane come tanti altri?
Certamente, di Frassati possiamo mettere in evidenza in maniera simile sia tratti di originalità che di normalità; è questo intreccio che affascina e, insieme, può forse lasciare perplessi: come è possibile che l’espressione della santità passi attraverso condizioni che a noi paiono “normali”, diciamo di tutti? La sfida che abbiamo davanti è proprio dare una risposta a questa apparente contraddizione; c’è in gioco molto, c’è in gioco anche la nostra, di vita credente.Quindi, sì: possiamo dire che davvero Frassati non visse fuori dalla sua epoca, ma dentro di essa, attraversandone luci ed ombre.Pensiamo, giusto per scegliere un unico aspetto, alla comprensione del fascismo, di cui vide il sorgere. Diversamente da molti altri cattolici a lui contemporanei, anche figure autorevoli, egli seppe cogliere subito il rischio estremo che rappresentava per la vita politica e per la società, e anche per la Chiesa. Da qui, il rifiuto a far sventolare la bandiera del circolo dei giovani cattolici di cui faceva parte quando Mussolini fu in visita a Torino, la sua città, e il fastidio e la delusione quando vide che, in Parlamento, molti che appartenevano al partito cattolico si erano schierati dalla sua parte.

La fede ha attraversato e segnato profondamente la vita di Pier Giorgio. Quale il suo profilo spirituale?
Ricordiamo sempre che stiamo parlando di una esistenza che si snoda a inizio del XX secolo; dunque, molto di ciò che, forse, oggi di lui ci appare normale, allora era davvero nel segno della novità che veniva incarnando; penso, ad esempio, alla sua capacità di riferirsi in modo forte al testo delle Sacre Scritture. Cogliamo il valore della passione che ebbe per le Lettere di San Paolo, il cui volume volentieri regalava come dono sentito alle sue amiche, oppure al fatto che trascrivesse e portasse spesso con sé il cosiddetto Inno alla carità contenuto nella Prima Lettera ai Corinzi; di tutto questo si nutriva la sua fede, accanto all’esercizio comune di vita religiosa, dal rosario all’adorazione eucaristica, nella partecipazione alla Messa. Tutte queste sono scelte fatte da un ventenne che contemporaneamente studiava, un po’ a fatica, che amava scalare le montagne, praticare sport.

Frassati, pur nella sua giovane vita, appare come una figura matura, attenta ai temi educativi, alla giustizia sociale e alle questioni politiche del suo tempo. Ha fatto parte di diverse aggregazioni laicali: in particolare ha amato la Fuci e l’Azione cattolica. Cosa suggerisce, oggi, la sua eredità ai giovani e agli adulti di Ac?
Può sembrare persino banale (ma a me non pare così) sottolineare proprio questa sua passione per la vita sociale, per le aggregazioni, i gruppi. Frassati colse lucidamente che ci si educa solo insieme, che si cresce solo insieme, perché così è molto meno faticoso giungere, personalmente, a scelte decisive.L’aspetto della vita di relazione, dentro realtà strutturate (i gruppi di cui formalmente fu membro sono circa una quindicina) ha alimentato un’esistenza di straordinario valore;e si è impegnato perché nascesse anche a Pollone, la località in campagna dove i suoi avevano una dimora, una sezione della Gioventù di Azione cattolica, e a Torino scelse di aderire in un circolo di Ac di un quartiere popolare, lui che frequentava l’università e proveniva da una famiglia altolocata. Ci consegna anche l’intuizione dell’unico gruppo di cui fu fondatore: la “Società dei Tipi loschi”; è un nome un po’ sinistro, decisamente provocatorio, per un gruppo di amici, ragazzi e ragazze, che si aiutavano a divertirsi in maniera sana, a pregare insieme, a raggiungere mete impegnative, in montagna come nella vita. Ecco, mi pare che inviti anche noi, oggi, a prender parte a questa Società: perché il desiderio di relazioni buone non è rimasto a un secolo fa, è forse anche adesso il vero tesoro da scoprire e condividere.

GIANNI BORSA
24 feb 2025 10:31



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