Germania, Friedrich Merz ha vinto le elezioni federali tedesche, ma ora si apre la partita più complessa: la formazione del nuovo governo. Con il 28,5% dei consensi ottenuti domenica dalla Cdu/Csu, il leader conservatore dovrà costruire una coalizione stabile in un panorama politico profondamente frammentato, dove l’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD), guidata da Alice Weidel è diventata la seconda forza del paese con il 20,5%. L’esito delle urne, che ha visto un’affluenza record dell’83%, la più alta dalla riunificazione tedesca, obbliga il probabile futuro cancelliere a intraprendere complesse trattative. Nel suo discorso post-elezioni, Merz ha sottolineato l’urgenza di formare rapidamente un esecutivo (entro Pasqua) con una solida maggioranza parlamentare, dato che il contesto internazionale non consente lunghe consultazioni.
Cos’è la Grosse Koalition
Lo scenario più probabile per il nuovo governo tedesco è quello di una Grosse Koalition, l’alleanza tra i due principali partiti storici: la Cdu/Csu di Merz (28,5%) e la Spd di Scholz (16,4%). Questa formula di governo, che ha dominato la politica tedesca per 12 degli ultimi 20 anni guidando il paese durante tre dei quattro mandati di Angela Merkel, garantirebbe una solida maggioranza parlamentare. La realizzazione di questa alleanza dipende tuttavia dal destino del Bsw (Alleanza Sahra Wagenknecht), movimento nato dalla scissione del partito di sinistra Die Linke: Bsw ha ottenuto il 4,972% dei consensi, sfiorando la soglia del 5% necessaria a entrare in parlamento. Se questo risultato venisse confermato, la redistribuzione dei seggi renderebbe possibile la Grosse Koalition. Per entrambi i partiti si tratterebbe di una scelta pragmatica ma politicamente onerosa: la Spd dovrebbe rinunciare alla guida del paese accettando un ruolo subalterno, mentre la Cdu si alleerebbe con il partito considerato responsabile del fallimento dell’ultima legislatura.
Cos’è la coalizione Kenya
Se il Bsw dovesse invece entrare in parlamento dopo il riconteggio dei voti, potrebbe prendere forma l’ipotesi di una coalizione a tre, denominata “Kenya” dai colori dei partiti coinvolti: il nero della Cdu/Csu (28,5%), il rosso della Spd (16,4%) e il verde degli ambientalisti (11,6%). Questa formula, già sperimentata in alcuni Länder tedeschi come la Sassonia, rappresenterebbe una novità a livello federale. Durante la campagna elettorale la Cdu/Csu aveva escluso ogni collaborazione con i Verdi per le divergenze su temi come la transizione energetica e l’immigrazione. Ma le necessità parlamentari hanno ammorbidito le posizioni: il leader della Csu bavarese Markus Söder ha aperto al dialogo con gli ambientalisti, mentre il co-leader dei Verdi Robert Habeck ha indicato questa alleanza come una delle possibili soluzioni per garantire stabilità alla Germania.
Il fallimento dei liberali dell’Fdp, precipitati al 4,3% e fuori dal parlamento, ha ulteriormente ristretto il campo delle possibili alleanze. Il loro leader Christian Lindner, ex ministro delle Finanze il cui licenziamento aveva provocato la fine anticipata del governo Scholz, ha annunciato il proprio ritiro dalla scena politica dopo venticinque anni di attività.
Le sfide per la governabilità
La prima decisione di Merz dopo la vittoria elettorale è stata ribadire l’esclusione di ogni accordo con Alternative für Deutschland, malgrado i numeri teoricamente sufficienti per una maggioranza. Il 49% dei voti ottenuto complessivamente da Cdu/Csu (28,5%) e AfD (20,5%) garantirebbe una solida base parlamentare, ma il cordone sanitario contro l’estrema destra resta formalmente invalicabile. La posizione di Merz sul tema è stata però oggetto di polemiche: appena un mese fa, il 30 gennaio, aveva accettato i voti dell’AfD per far passare in parlamento una mozione non vincolante che chiedeva regole più severe su frontiere e asilo, infrangendo per la prima volta il tabù della collaborazione con l’estrema destra. L’episodio aveva provocato una rara critica pubblica da parte dell’ex cancelliera Angela Merkel che aveva indotto Merz ad un marcia indietro.
La scelta di mantenere intatto il cordone sanitario che esclude l’estrema destra dalla compagine di governo in Germania, benché politicamente necessaria, complica il quadro della governabilità in un paese attraversato da profonde divisioni territoriali. L’AfD si è infatti affermata come prima forza nei Länder orientali, mentre la Cdu/Csu mantiene il proprio predominio nel sud e nell’ovest del paese. Una frattura che si riflette anche nel voto giovanile: secondo un sondaggio Ard riportato dalla Bbc, gli elettori tra i 18 e i 24 anni si sono orientati principalmente verso Die Linke e la stessa AfD, segnalando una preoccupante polarizzazione generazionale.
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