Il Villaggio Olimpico in stile casermone sovietico: e quale sarebbe lo scandalo?

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Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico altra vista ripamonti
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Tutti contro il Villaggio Olimpico. Per una volta siamo tutti d’accordo? NO. 

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Il Villaggio Olimpico in stile casermone sovietico: e quale sarebbe lo scandalo?

# Tutti contro il Villaggio Olimpico: ma dov’è lo scandalo?

Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico con edificio ex Squadra Rialzo

A Milano è esplosa la bomba del Villaggio Olimpico. Di colpo, per una volta, i milanesi si mostrano compatti. Tutti contro l’opera più importante realizzata per i Giochi Olimpici che resterà anche nel futuro di Milano. Tutti la giudicano orrenda, dei palazzi di cemento che sembrano casermoni dell’Unione Sovietica. Di fronte al coro unanime mi viene da spostarmi un attimo e chiedermi: ma tutto questo stupore e questa indignazione per il nuovo villaggio olimpico di Milano Cortina 2026 è comprensibile? Perché a me non sembra. 

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Di certo, non è un edificio che passerà alla storia, non diventerà un’attrazione per i turisti o un motivo di vanto per i cittadini. Ma di cosa inorridirsi? E, soprattutto, dov’è la novità di questo scempio?

# La città che demolisce se stessa

Parliamoci chiaro: Milano da tempo immemore è diventata una città che demolisce se stessa. E non è una cosa solo degli ultimi anni: fin dall’arrivo dei Savoia Milano è stata stravolta, massacrata. Con il regime fascista lo sventramento ha subito una drammatica accelerazione forte di urbanisti e architetti servi del potere. Anche questa non una novità. Ma andiamo oltre. Su Milano sono piombati poi i bombardamenti degli alleati che hanno distrutto ulteriormente quanto rimasto della città antica. E se ancora non bastasse, sulle ultime tracce è arrivata la speculazione edilizia selvaggia del Dopoguerra che ha fatto scempio di ciò che resisteva del centro storico.

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Come può adesso gridare allo scandalo, una città che si vanta di brutture, tipo la Torre Velasca, una costruzione che in poche altre città europee avrebbero mai permesso di costruire. Non solo: a pochi metri dal Duomo fa bella mostra di se una volumetria enorme circondata da anonimi palazzi anni ’60. Nei decenni successivi al conflitto mondiale un movimento architettonico o, forse, meglio dire una lobby, si è imposta sulla scena firmando edifici totalmente fuori contesto, di discutibile gusto spacciandoceli come capolavori dell’architettura. E chi osava sollevare qualche dubbio veniva bollato di ignoranza, anche perché chi siamo noi per criticare i grandi esperti, le grandi star dell’architettura, chi siamo noi per non afferrare la bellezza nascosta di costruzioni brutaliste edificate sui resti di antichi palazzi del ‘400?

# Nell’Europa dell’Est hanno più cura della bellezza e del valore della storia

Praga – ph. Julius_Silver

Quella Milano che oggi grida allo scandalo del Villaggio Olimpico è la città di Ligresti, di tangentopoli, di amministratori e cementificatori che scorrazzano da almeno mezzo secolo con la sola ossessione di costruire enormi volumetrie, continuando a consumare suolo. Non importa se poi ci ritroviamo una enormità di uffici e appartamenti vuoti, la cosa fondamentale è fare e riciclare denaro e mantenere i prezzi al mq altissimi. Ma questo no, non è uno scandalo. 

Meglio invece accanirsi contro sei palazzi, strumentalizzando in negativo i paesi dell’ex blocco sovietico come esempio di orrendi edifici e pessima architettura. Certo anche là hanno avuto i loro problemi, i loro scempi, anonimi blocchi di palazzoni in periferie che si estendono infinite. Ricordiamoci però che il centro storico di Varsavia è stato totalmente ricostruito dopo la guerra, a Praga capitale prima della Cecoslovacchia e ora della Rep Ceca hanno resistito strenuamente davanti ad ogni tentativo di speculazione. Ci sono cittadine ungheresi che anche durante gli anni del comunismo più rigido sono state conservate con amorevole cura. A Bucarest, altra città che ne ha viste di tutti i colori, dopo la caduta di Ceasescu hanno restaurato il centralissimo e antico quartiere di Lipscani come meglio hanno potuto. E si potrebbe andare avanti con molteplici altri esempi di città dell’est dove si è fatto moltissimo per renderle belle e vivibili anche con architetture moderne, tutelando al contempo il loro passato. 

# Cattivo gusto sovietico? Macché: il villaggio olimpico è una costruzione in tipico stile italiano 

Lavatrice di Genova

E nella libera Italia invece che cosa si è fatto? Ci vantiamo del nostro grande passato ma poi ci scordiamo che abbiamo alcune delle costruzioni più orrende che si possano trovare in Europa: dalle vele di Napoli allo Zen di Palermo, da Corviale a Roma, forse la più agghiacciante periferia urbana, alla “lavatrice” di Genova…
Insomma, diciamoci la verità: il villaggio olimpico è una costruzione in tipico stile italiano. Funzionale, veloce da edificare, dalle forme molto basiche. In fondo dovrà ospitare per pochi giorni gli atleti e poi servirà a fornire un alloggio agli studenti.
I villaggi olimpici poi non spiccano mai per bellezza, basti pensare a quello costruito a
Parigi nonostante la “grandeur” francese, una roba piuttosto anonima. E priva pure di aria condizionata. 

Villaggio Olimpico di Parigi

Si potrebbe obiettare che a Milano si sono costruiti grattacieli e recuperato aree dismesse
in maniera sicuramente più ambiziosa, come avvenuto per CityLife o con il bosco verticale certo, ma quelle operazioni immobiliari hanno avuto come committenti ricchissimi fondi di investimento e come acquirenti facoltosi compratori. Non squattrinati studenti fuori sede.
Insomma, il Villaggio Olimpico ha comunque permesso il recupero di una enorme area
abbandonata da decenni: vediamo il bicchiere mezzo pieno… Anche perché per decenni i milanesi lo hanno visto pieno anche quando l’unica cosa che c’era dentro erano i soldi dei costruttori. 

Continua la lettura con: Villaggio Olimpico: Milano torna ai tempi del muro di Berlino

ANDREA URBANO

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