Mafia in Sicilia: 19 misure tra Catania e Siracusa, coinvolti boss e politici. Arrestato il deputato Ars Castiglione

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Ha colpito anche i vertici di Cosa nostra catanese e «figure istituzionali risultate ad essi legati» l’operazione antimafia, denominata “Mercurio”, scattata all’alba nelle provincie di Catania e Siracusa. I carabinieri del Ros hanno eseguito la misura cautelare, emessa dal gip di Catania su richiesta della procura distrettuale, a carico di 19 indagati accusati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata estorsioni, traffico e spaccio di sostanza stupefacente, trasferimento fraudolento di valori e scambio politico elettorale, intervenendo direttamente sulle istituzioni e la pubblica amministrazione. Sequestrati beni per un valore di un milione di euro. Nell’ambito della stessa operazione sono state sequestrate la «Società Nicotra Biagio Alessio» e la «Onoranze Funebri San Marco».

Il deputato Ars Castiglione dall’antimafia all’arresto

C’è un deputato dell’Assemblea regionale siciliana nell’elenco dei destinatari della misura della custodia cautelare in carcere. Si tratta di Giuseppe Castiglione, 46 anni, presidente del gruppo parlamentare Popolari e autonomisti, eletto nel 2022 nel collegio di Catania con 5.582 voti e anche componente della Commissione regionale antimafia. Il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, ha informato il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, proponendo, secondo quanto stabilito dal regolamento approvato dalla commissione Antimafia, la decadenza di Castiglione da componente della stessa commissione.

L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia etnea, avrebbe accertato la vicinanza e la partecipazione dei 19 arrestati alla cosca mafiosa Santapaola-Ercolano e alla sua proiezione di Ramacca. Il provvedimento è stato eseguito – da oltre 100 militari – nei territori delle provincie di Catania (Catania, Ramacca e Palagonia) e Bologna. Fatta luce in particolare sulla capacità del gruppo criminale, spiega il gip, di “penetrare all’interno della pubblica amministrazione al fine di coltivare i propri interessi economici nel settore degli appalti pubblici”: documentate le relazioni tra i vertici mafiosi ed esponenti della politica locale e regionale, quali Matteo Marchese e appunto Castiglione.

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Castiglione: il patto e l’elezione all’Ars

In vista delle consultazioni elettorali per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana dello scorso 15 ottobre 2022, sarebbe emerso un accordo tra i vertici della cosca mafiosa dei Santapaola Ercolano – individuati dalle indagini in Ernesto Marletta, Rosario Bucolo e Domenico Colombo – e il politico Castiglione, quale candidato della lista Popolari ed Autonomisti per l’Ars, che, in quel periodo, era già presidente del Consiglio comunale di Catania. In particolare l’accordo risultava mediato da Giuseppe Coco e, secondo quanto spiegano gli inquirenti, Castiglione avrebbe accettato la promessa di voti, promettendo a sua volta la realizzazione degli interessi dell’associazione mafiosa (tra gli altri l’affidamento di lavori pubblici e servizi pubblici connessi alla gestione del cimitero di Catania). Castiglione è stato eletto a deputato dell’Ars.

Oltre al deputato regionale Giuseppe Castiglione del Mpa, carabinieri del Ros hanno arrestato anche un consigliere comunale di Misterbianco, Matteo Marchese, eletto con Italia Futura e poi passato al Mpa. La ‘famiglia’ mafiosa di Ramacca, invece, si sarebbe adoperata, secondo l’accusa, a sostenere l’elezione, avvenuta, del sindaco Nunzio Vitale e del consigliere comunale Salvatore Fornare, poi eletto vice presidente del consiglio comunale. Anche loro sono stati arrestati.

Le elezioni del 2021 a Misterbianco e l’accordo coi Santapaola-Ercolano

Nelle elezioni amministrative per il Comune di Misterbianco del 24 ottobre del 2021, «Marchese, quale candidato della lista Sicilia Futura, avrebbe accettato la promessa di voti procurati dalla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, tramite Domenico Colombo, in cambio della promessa a soddisfare gli interessi economici, nel settore lavori pubblici, dell’associazione mafiosa». Marchese sarà poi eletto.

La “famiglia” di Ramacca e il ruolo di Vincenzo Rizzo

Parallelamente l’attività investigativa dei carabinieri del Ros, coordinate dalla Dda di Catania, sulla famiglia mafiosa di Ramacca, avrebbe «individuato gli uomini di assoluta fiducia di Pasquale Oliva, deputati, sulla base dei gravi indizi raccolti, al mantenimento del controllo del territorio di rispettiva competenza e alla cura degli interessi economici del sodalizio mafioso». Tra questi, ricostruisce la Dda, «Vincenzo Rizzo, che avrebbe il ruolo di organizzatore per il territorio di Palagonia e Ramacca».

Il voto di scambio tra Di Benedetto-Mendolia e i candidati Vitale e Fornaro

«In questo contesto – accusa la Procura di Catania – sarebbe emersa la capacità della famiglia mafiosa di Ramacca di condizionare l’esito delle consultazioni elettorali amministrative per il comune di Ramacca, avvenute l’11 ottobre del 2021, in forza del patto stabilito tra gli affiliati, Antonio Di Benedetto e Salvatore Mendolia e i candidati a sindaco Nunzio Vitale e a consigliere comunale Salvatore Fornaro, entrambi con la lista Ramacca costruiamo una bella storia». L’accordo, sempre sulla base dei gravi indizi raccolti, contesta la Dda, «avrebbe previsto l’impegno da parte degli affiliati di procurare voti a favore dei due politici in cambio dell’affidamento di lavori pubblici a ditte segnalate dalla stessa associazione mafiosa».

Ma non solo, sottolinea la Procura, «l’accordo avrebbe anche avuto come oggetto la carriera politica del Fornaro che, poiché strettamente legato a Di Benedetto, gravemente indiziato di essere componente dell’associazione mafiosa, doveva essergli garantita dalla sponda politica un ruolo strategico all’interno dell’amministrazione comunale». Vitale sarà eletto sindaco e Fornaro consigliere e poi vicepresidente del Consiglio comunale.



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