«Quelli della zona rossa Campi Flegrei, un gruppo social nato per capire il bradisismo e i piani di evacuazione»

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Anna Peluso è una puteolana di 48 anni che ha vissuto in prima persona la crisi bradisismica degli anni Ottanta.

Sposata con due figli, è un’impiegata amministrativa e vive con la propria famiglia a Monterusciello, quartiere post-bradisima sorto negli anni Ottanta. E’ l’amministratrice del gruppo pubblico di Facebook «Quelli della zona rossa del vulcano Campi Flegrei».  

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Quando ha deciso di aprire il gruppo?
«L’ho creato nel 2018 ma è comunque dal 2012, e quindi dal passaggio ad allerta gialla, che ho cominciato a seguire con maggiore attenzione il monitoraggio vulcanico dei Campi Flegrei e la pianificazione d’emergenza»
 

Cosa l’ha spinta a farlo?
«La voglia di condividere con altre persone, in libertà, notizie, studi, avvenimenti e quant’altro riguardasse i Campi Flegrei ed il bradisismo. In quegli anni, mi riferisco al 2018, il fenomeno era seguito ancora poco dalla popolazione che, in altri gruppi, manifestava apertamente il proprio fastidio alla trattazione di determinate tematiche. Nessun problema, mi sono detta, creo un gruppo tutto mio dedicato solo a questo tema».

Quale è la filosofia e lo scopo?
«Il gruppo nasce per creare un’occasione di incontro a tutti coloro che mostrano interesse per il bradisismo e che seguono con attenzione sia il monitoraggio vulcanico dell’area,  sia l’elaborazione dei piani di protezione civile o che, più semplicemente, vorrebbero capirci qualcosa. Chiunque può, nel rispetto delle regole del gruppo, inserire notizie, studi, segnalazioni, foto. Oppure, proporre argomenti di discussione».
 

Cosa le scrivono in privato i vari membri del gruppo. Cosa le chiedono?
«Mi contattano continuamente per avere informazioni o per lamentarsi. Capita poi che, nei periodi di maggiore recrudescenza del bradisismo,  mi contattino in privato per condividere i loro timori e le loro angosce. Non sono io, però, a poter fornire loro le risposte che cercano. Ci sono giorni in cui il futuro appare veramente nebuloso ma, in ogni caso, invito loro a mantenere la massima fiducia nei confronti degli organi scientifici. L’Osservatorio Vesuviano in primis, che vegliano su di noi».

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Le fake news come le blocca?
«Quando il gruppo era formato da poche migliaia di membri, chiunque poteva pubblicare liberamente post. Ora siamo oltre 31mila e sarebbe quindi impensabile lasciare tale libertà. Questo significa che ogni post deve essere preventivamente approvato da un amministratore che, nei limiti delle proprie capacità e del proprio buon senso, evita la pubblicazione di fake news».
 

Tra i membri ci sono solo quelli della zona dei Campi Flegrei o anche della zona rossa del Vesuvio?
«Il mio gruppo è seguito principalmente da residenti dell’area flegrea e poi, sembrerà assurdo, ma più dei residenti dell’area vesuviana ho scoperto di avere una buona percentuale di membri stranieri, specie inglesi e francesi. In entrambe queste nazioni c’è molto interesse per i fenomeni vulcanici e, non a caso, hanno prodotto anche interessanti documentari sul tema». 

Lei ha vissuto le altri crisi bradisismiche? Che ricorda?
«La crisi ’82’-84, all’epoca ero bambina ma ricordo ancora le scosse, le fughe precipitose verso la strada, il dolore del brecciolino sotto i piedi perché i miei genitori, per la fretta, non avevano recuperato le mie scarpe. Ero a Pozzuoli, precisamente al Rione Toiano a casa dei nonni, anche la notte del 1 aprile 1984 quando il suolo tremó per ore. Io ero a letto ma i quadri sopra di me continuavano a vibrare. Era difficilissimo prendere sonno e, nel frattempo, i grandi attendevano notizie  seduti intorno al tavolo della cucina, pronti a fuggire al primo segnale. Ho vissuto l’evacuazione, la vita in una casa requisita a Quarto e, poi, il ritorno a Pozzuoli quando fu assegnata alla mia famiglia una casa popolare nel quartiere di Monterusciello». 

Tra i membri ci sono anche vulcanologi e scienziati?
«Si, ho sempre cercato di coinvolgere nel gruppo dei veri esperti, vulcanologi, geologi, esperti in pianificazione d’emergenza che, nel corso degli anni, hanno prestato il loro apporto. Quando qualcuno chiede una spiegazione, diciamo più scientifica, di un fenomeno io non intervengo mai fiduciosa che qualcuno dei nostri esperti prenda la parola. In ogni caso, lo scopo del gruppo non è fornire una singola interpretazione degli eventi ma condividere fatti, studi ed informazioni affinché ogni membro possa costruirsi una propria opinione ed acquisire la capacità critica necessaria ad approcciare al meglio il bailamme di informazioni che arrivano dai social». 

In questi ultimi giorni come stanno vivendo i membri l’aumento di sismicità?
«Come sempre, quando la magnitudo degli eventi supera determinate soglie ed i terremoti vengono avvertiti anche a Napoli, il pensiero di tutti corre al vulcano ed al pericolo di un’eruzione. Messo da parte questo timore, grazie all’opinione confortante degli scienziati, la preoccupazione principale torna al terremoto. Il timore che un nuovo evento di magnitudo 4.4 o superiore possa ripetersi provocando nuovi sgomberi o peggio dei crolli. Nelle zone degli epicentri le persone hanno paura, temono che possano esserci crolli alle proprie case in caso di scosse più potenti. È per questo motivo che molti hanno scelto di dormire in auto o presso il Pala Trincone di Monterusciello». 
 





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