Ultimatum di Musk ai dipendenti federali: “Chi non risponde è fuori”. Il numero uno dell’Fbi frena: “I nostri dipendenti non rispondano”

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Elon Musk ha inviato un ultimatum di 48 ore ai 2,3 milioni di dipendenti federali: entro oggi, lunedì 24 febbraio, dovranno giustificare il proprio lavoro o rischiare il licenziamento. Il messaggio, recapitato via email nel fine settimana, ha scatenato il caos nelle agenzie governative, con molti lavoratori che si sono rivolti a legali o attendono istruzioni dai superiori. La decisione arriva dopo la richiesta di Donald Trump di adottare un approccio più aggressivo nella riforma della burocrazia federale affidata al Doge. Musk ha risposto immediatamente: “In linea con le istruzioni di Trump, tutti i dipendenti riceveranno una email per spiegare cosa hanno fatto la scorsa settimana. Una mancata risposta sarà considerata come una dimissione”, ha scritto su X.

Le reazioni non si sono fatte attendere. La Nasa ha invitato il personale a rispondere rapidamente e in modo dettagliato, mentre l’Fbi del fedelissimo di Trump Kash Patel ha indicato al suo staff di non eseguire l’ordine di Musk: “Le revisioni saranno condotte in linea con le procure dell’agenzia”, ha fatto sapere Patel. Anche il dipartimento di Stato ha comunicato che risponderà per i suoi dipendenti: “Nessuno è obbligato a riportare le sue attività al di fuori della catena di comando del ministero”, ha detto il dicastero di Marco Rubio. Invece il dipartimento di Giustizia ha consigliato ai propri dipendenti di non fornire informazioni per evitare la diffusione di dati riservati.

Anche il Dipartimento di giustizia e la National Intelligence hanno rifiutato l’ultimatum. La direttrice della National intelligence Tulsi Gabbard ha ordinato ai ordina di dipendenti di non rispondere all’email. “Vista la natura delicata del nostro servizio, i dipendenti non devono rispondere”, ha detto.

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Secondo gli esperti legali, l’iniziativa di Musk potrebbe violare le leggi federali, soprattutto per i dipendenti di agenzie che non possono divulgare informazioni senza autorizzazione. Il leader democratico alla Camera, Hakeem Jeffries, ha attaccato duramente l’imprenditore: “Sta traumatizzando i lavoratori federali e le loro famiglie. Non ha alcuna autorità legale per questa richiesta”. Anche tra i repubblicani emergono dubbi: “Molti dipendenti sono sotto contratto sindacale, non so quanto questa direttiva sia applicabile”, ha dichiarato il deputato conservatore Michael Lawler.

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