5G e fibra, I-com: “La Conferenza dei servizi non funziona, bisogna correggere il tiro”

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La conferenza dei servizi strumento insufficiente per accelerare sul roll out di fibra e 5G. La riflessione emerge dallo Sono questi alcuni dei dati contenuti nel Rapporto annuale “Il fattore telecomunicazioni nella transizione digitale italiana. Reti, innovazione e sostenibilità” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e Join Group Business Advisory nell’ambito di Futur#Lab, progetto di I-Com e Join Group con la partnership di Ericsson, FiberCop, Inwit e Open Fiber.

Come emerge dai dati sulle mancate convocazioni contenuti nell’analisi I-Com, lo
strumento della conferenza dei servizi, fondamentale per snellire il procedimento autorizzativo, trova una scarsa risposta da parte delle amministrazioni locali. “Oltre ad un tema di non convocazione – si legge nel report – non sono limitati i casi in cui le amministrazioni partecipanti alle conferenze, in aperta violazione della normativa, adottino pareri preliminari che di fatto impongono gli operatori la gestione di sub-procedimenti senza che l’ente locale disponga delle conoscenze e della risolutività necessari ad impedirlo”.

Nonostante la chiarezza del dettato normativo, infatti, continuano a registrarsi casi di difficoltà nell’ottenimento delle autorizzazioni necessarie al riutilizzo dei cavidotti di illuminazione pubblica di proprietà comunale, così come casi di richiesta di oneri e/o fidejussioni non dovuti. “Si tratta di difficoltà importanti che impongono una riflessione sulle cause e soprattutto sui rimedi da mettere in n campo per correggere il tiro e assicurare che la normativa trovi adeguata ed uniforme applicazione sull’intero territorio nazionale”, evidenzia il report.

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Le soluzioni

Secondo gli esperti, dunque, sarebbe opportuno individuare a livello centrale, di concerto con gli enti locali, azioni concrete per evitare che il processo di realizzazione delle infrastrutture si paralizzi e che il rispetto delle timeline indicate sia assicurato in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.

“Certamente è indispensabile agiresul tema delle competenze e dunque mettere in campo iniziative di formazione – si legge – mettere a disposizione degli enti locali linee guida applicative e strumenti di monitoraggio e supporto applicativo che dinamicamente seguano il flusso delle evoluzioni normative nella logica di agevolare la conoscenza del quadro e gli adempimenti richiesti alle amministrazioni”.

Al contempo, andrebbero immaginate delle misure utili ed efficaci a persuadere – ed obbligare se necessario – le amministrazioni che, pur avendo le competenze e le risorse necessarie, non agiscono in maniera tempestiva.

Utile anche individuare un sistema di monitoraggio che consenta di evidenziare le
maggiori inefficienze e e agire in maniera mirata per risolvere i problemi specifici delle stesse.
“Fondamentale è infine continuare a vigilare su tali problematiche che, se non risolte, rischiano di compromettere il percorso italiano verso il raggiungimento degli obiettivi europei e nazionali di connettività”, conclude lo studio.

5G e fibra, lo scenario italiano

L’Italia recupera molte posizioni nella competizione europea in termini di copertura in fibra ottica ma presenta una percentuale ancora inferiore alla media Ue (59% vs 64%) e molto lontana da quella dei best performer Spagna e Romania, Portogallo e Bulgaria in cui la copertura arriva al 95%, 92% e 89%.

La diffusione del 5G

Con riguardo al settore mobile, il 5G (senza alcuna distinzione tra standalone e non standalone) è salito a livello europeo all’89% in termini di famiglie raggiunte, con ben 16 paesi che registrano una percentuale di copertura di almeno il 90% e l’Italia, con il 99,5%, si posiziona tra le nazioni più virtuose. Lato domanda, i trend registrati mostrano come, sebbene siano in continua discesa le connessioni completamente in rame, al valore attuale una sostituzione completa rispetto al numero di accessi non avverrà prima di un decennio (2036).

Gli accessi alla rete fissa

Negli ultimi anni il numero di accessi diretti alla rete fissa in Italia si è avviato su una traiettoria discendente. Tra giugno 2018 e giugno 2024 si continua ad assistere al calo delle connessioni completamente in rame (-49,5%), che restano comunque il 15,8% del totale, a fronte di una netta crescita di Ftth (passato dal 3,4% al 25,8%) e Fwa (dal 5,5% al 11,1%). Da ciò si evince che una sostituzione completa rispetto al numero di accessi cristallizzato al valore attuale non avverrà prima di un decennio (2036). Anche sul versante delle connessioni mobili, le linee attive nel nostro Paese sono aumentate di 7,3 milioni. Quest’aumento è dovuto esclusivamente alle sim M2M (+12,6 milioni), mentre le linee human sono diminuite di 4,3 milioni, posizionando l’Italia con il 20,5% ben al di sotto della media Ue (24,6%).



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