Lo Stato interverrà di nuovo sulle bollette di luce e gas. Il problema è il come. Ogni scelta comporta delle conseguenze e dei costi. Elly Schlein e il Partito democratico hanno una proposta per diminuire i prezzi e aiutare consumatori e imprese, una risposta al decreto bollette del governo Meloni rinviato. Il modello è quello visto in Spagna, ma la sua applicazione in Italia è di dubbia fattibilità. Per il Pd bisogna “disaccoppiare” il prezzo del gas da quello dell’energia con un “acquirente unico pubblico” per diminuire i prezzi. Funzionerà? Su Today.it ne abbiamo parlato con Carlo Stagnaro.
Cosa vogliono fare Pd e Schlein con le bollette
Per contrastare gli ultimi aumenti delle bollette di luce e gas Elly Schlein ha una sua proposta. La ricetta del Pd prevede due principali misure: “disaccoppiare” il prezzo dell’energia da quello del gas e l’introduzione di un acquirente unico pubblico. “Oggi a fare il prezzo dell’energia in Italia è il prezzo del gas, che è la fonte di energia più cara – dice Schlein -. Non è un dato che non si può cambiare: alcuni Paesi sono intervenuti in questo senso”.
“La seconda proposta riguarda l’acquirente unico pubblico per ottenere prezzi dell’energia più bassi – spiega la segretaria del Pd-. Questi prezzi dell’energia le famiglie e le imprese li pagano più volte. Ma questa situazione può cambiare ed è assurdo che per due anni il governo Meloni non abbia fatto nulla. Queste sono le nostre proposte e ci rivolgiamo anche alla maggioranza perché si possa fare insieme”.
La proposta del Pd ricorda quello che è stato fatto in Spagna col “tope al precio”, misura più nota in inglese come price cap, ossia un tetto massimo al prezzo del gas. Ma quella, come vedremo, era un’eccezione.
Perché la proposta di Schlein sulle bollette è infattibile
Andiamo con ordine. Quando Elly Schlein parla di “disaccoppiare” il prezzo del gas da quello dell’energia si riferisce a come le quotazioni si formano sui mercati. Oggi è infatti il gas a guidare tutto il resto: molte centrali lo usano ancora come combustibile e la sua quotazione è quella che viene considerata perché è l’ultima fonte usata per soddisfare la domanda. Quindi, alla fine di ogni giornata, è il gas che fa il prezzo. E non può che essere più alto visti gli ultimi aumenti.
Schlein vorrebbe eliminare questa dipendenza, ma per Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, il disaccoppiamento “è uno slogan privo di significati reali. Quello che Schlein propone – spiega Stagnaro a Today.it -, è equivalente a una tassa sulle rinnovabili. Allora tanto vale fare quello, prendendosene la responsabilità, anziché immaginare di poter cambiare solo in Italia regole in vigore da decenni in tutta Europa e praticamente ovunque nel mondo”.
Ci sono dubbi anche sull’acquirente unico: “L’unico risultato sarebbe quello di socializzare dei rischi – l’opinione di Stagnaro -. Tra l’altro tutti i documenti europei dicono che per raggiungere gli obiettivi della transizione è necessario promuovere la partecipazione dei consumatori ai mercati, cosa che in Italia fanno scegliendo, per esempio, contratti con la garanzia di fonti rinnovabili, una delle ragioni per cui pagano prezzi mediamente leggermente superiori alla ex tutela”.
Perché il modello spagnolo sulle bollette in Italia non funziona
In Spagna, il tetto al prezzo del gas ha contribuito a mantenere i prezzi delle bollette più bassi rispetto al resto d’Europa. Il meccanismo era stato applicato durante i mesi più difficili della crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina ed è terminato nel 2023.
Ma l’Italia è diversa: “Il problema del modello spagnolo, che peraltro consiste di un sussidio alle centrali a gas e il cui effetto è equivalente a una tassa sulle fonti rinnovabili, è che non può essere applicato in un paese solo – dice Stagnaro -. Nella penisola iberica è stato possibile perché ‘elettricamente’ è abbastanza isolata e comunque anche in quel caso ha determinato un aumento delle esportazioni di elettricità verso la Francia, con un incremento dell’uso del gas. In un paese interconnesso come l’Italia mi pare veramente impossibile”.
Nell’ultimo anno, secondo i dati Terna, le rinnovabili in Italia hanno coperto il 40 per cento del fabbisogno di energia. In Spagna, questa percentuale sale al 56 per cento. In questo mix va considerato anche il 19 per cento di apporto dell’energia nucleare: “Sicuramente le rinnovabili contribuiscono ad abbassare i prezzi all’ingrosso, ma contemporaneamente impongono altri costi di sistema per cui i conti vanno fatti fino infondo. Infine, la Spagna è un caso molto particolare: noi non abbiamo le loro ampie distese desertiche per esempio, non ci sono gli stessi problemi paesaggistici italiani”.
Ancora oggi i prezzi in Spagna sono inferiori all’Italia, ma per arrivare allo stesso risultato le strade da percorrere potrebbero essere diverse.
Come cambiano i prezzi di bollette luce e gas nel 2025: gli ultimi aggiornamenti
Mentre si discute delle misure per le bollette i prezzi aumentano e con ogni probabilità i rincari non sono finiti. Secondo l’osservatorio di Segugio.it., in un anno la luce è aumentata del 27 per cento mentre il gas è arrivato al 60.
L’indice Pun, che regola il mercato dell’energia elettrica italiano, è passato da 11 centesimi al chilowattora di gennaio 2024 ai 14 di gennaio 2025. Il gas è invece passato da 33 centesimi al metro cubo a 53.
Qual è il prezzo giusto per le bollette: come risparmiare nel mercato libero
Per il 2025, le ultime previsioni porterebbero il costo dell’energia elettrica a salire ulteriormente a 16 e il gas a 58 centesimi, un altro aumento del 10 per cento rispetto alle quotazioni attuali.
Su come tamponare i rincari governo Meloni deve ancora dire la sua. Se le risposte dell’opposizione sono queste, a oggi non sembrano fattibili.
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