Non in soli Btp Più possono investire i risparmiatori che cercano una buona cedola fissa in cambio di un rischio contenuto. I titoli di Stato della Spagna, con i decennali al 3,15%, assicurano «un livello di rendimento interessante» per un Paese che può contare su «un quadro politico stabile», mentre al di fuori dei confini dell’Eurozona si mettono in luce i bond emessi dalla Polonia e dalla Romania, sui quali però il rischio geopolitico è più vivo che mai vista l’incertezza sull’evoluzione della guerra in Ucraina.
La mappa delle obbligazioni governative in Europa è ricca di colori. Massimo Spagnol, senior fixed income portfolio manager di Generali Asset Management, ne traccia i confini mettendo in chiaro che «la prima regola per proteggere un portafoglio» è, come sempre, «diversificare. Investire in titoli di stato emessi da diversi Paesi permette di ridurre l’impatto di una situazione critica idiosincratica», spiega. Per i risparmiatori più abili «è possibile intervenire sul rischio-Paese agendo attraverso gli strumenti derivati», per tutti gli altri «è opportuno effettuare un’attenta diversificazione non solo di Paese, ma soprattutto di area geografica».
Dai bond delle agenzie governative fino a 50 punti in più
Negli ultimi anni, sottolinea il gestore, «l’Italia ha performato molto bene e questo ha sicuramente generato molto interesse per tutte le emissioni Btp dedicate agli investitori retail. Nel medio termine – dice – siamo costruttivi sul tasso nell’eurozona, in particolare sui titoli governativi italiani e spagnoli caratterizzati da un livello di rendimento interessante e da un quadro politico stabile. Guardando al resto d’Europa, mantenendo un livello di rischio contenuto, è possibile investire in titoli emessi da agenzie governative con un pick-up di rendimento da 30 fino a 50 punti base sulla curva governativa di riferimento, in particolare di Germania e Francia».
Per intascare qualcosa in più rispetto a quanto garantito dai Bund tedeschi, sotto il 2,5% di rendimento, «è possibile investire in titoli emessi da enti sovranazionali come l’Unione europea e la Banca europea per gli investimenti. Tali istituti – dettaglia Spagnol – sono caratterizzati da un funding molto importante per il 2025: rispettivamente 90 miliardi entro giugno 2025 e 60 miliardi per il 2025», con la possibilità di garantire «un extra-rendimento compreso tra i 30 e i 50 punti base rispetto ai titoli di Stato della Germania. Per quanto concerne le Casse nazionali – aggiunge – va sicuramente monitorata l’attività di emissione di Cdp: ha da poco collocato un’emissione obbligazionaria da 1,25 miliardi di euro con scadenza 7 anni. Anche in questo caso è possibile acquistare i titoli ad un tasso di rendimento superiore alla curva italiana».
Scadenze dei bond più vicine riducono i rischi
Un portafoglio «ben diversificato» è costituito da titoli di Stato a varia scadenza, dai due ai trent’anni, ed è «caratterizzato da una duration media di portafoglio di circa 7 anni con un rendimento medio del 2,75%. L’Italia – ricorda Spagnol – è il Paese che offre il rendimento più elevato all’interno dell’eurozona: 2,40% per la scadenza a due anni, 3,55% per la scadenza 10 anni e 4,25% a 30 anni».
Per variare il bouquet di titoli, si possono anche oltrepassare i confini dell’eurozona tenendo sotto controllo i fattori di rischio. «Le emissioni in euro dei titoli di Stato dell’est Europa risultano interessanti, in particolare Polonia e Romania, rispettivamente rating A e BBB. In particolare, la curva euro della Romania offre un notevole pick-up di rendimento rispetto alla curva italiana (attualmente 240 punti base per le scadenze a partire dai dieci anni). Tuttavia – mette in guardia Spagnol – il rischio aumenta considerevolmente considerando due aspetti: l’attuale crisi politica del paese e la volatilità legata all’evoluzione del conflitto tra Ucraina e Russia».
Ma la diversificazione geografica può non bastare, perché oltre alla provenienza bisogna guardare l’esposizione al rischio di tasso d’interesse. «La sensibilità del portafoglio al rischio tasso può essere contenuta riducendo la duration dei titoli, quindi le scadenze dei titoli su cui investire. Tanto minore sarà la scadenza, quanto maggiore sarà l’avversione al rischio. Per definizione – evidenzia Spagnol – il portafoglio più ‘sicuro’ è investito in titoli governativi a breve termine con rating medio elevato».
Gli indicatori che aiutano ad anticipare i movimenti del mercato sono quelli classici delle variabili macroeconomiche. Bisogna guardare l’andamento del prodotto interno lordo, l’inflazione registrata e quella attesa, il mercato del lavoro, il livello dei tassi d’interesse e il tasso di cambio rispetto alle valute principali, infine la politica monetaria. «L’investimento in titoli governativi – chiosa Spagnol – non può prescindere da una loro attenta valutazione, sia in termini assoluti che relativi rispetto ad altri paesi».
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