Di Merkel non c’è più nulla, la nuova Cdu non è la sua

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Il mondo è cambiato, la Cdu pure: l’impatto di sedici anni di cancellierato Merkel si è cancellato nel corso dell’ultima legislatura, e ora il partito di Merz – e il resto della politica tedesca – ha perso l’impronta della cancelliera più longeva della politica tedesca

Il voto di domenica ha rappresentato una cesura importante nella storia politica tedesca. A parte la Cdu/Csu, i partiti tradizionali hanno visto i loro consensi crollare e ora veleggiano tutti verso un ricambio generazionale: nella Spd Olaf Scholz si è preso la responsabilità del flop e ha anticipato che non parteciperà alle trattative per la formazione del prossimo governo mentre nei Verdi il candidato cancelliere Robert Habeck e ministro dell’Economia uscente ha annunciato che non intende più ricoprire ruoli di primo piano nel partito. Nella Fdp, Christian Lindner, l’ex giovane segretario che poco più di dieci anni fa aveva riportato i liberali nel Bundestag dopo una legislatura di pausa, ha annunciato addirittura che lascerà la politica.

Sono tre volti che sono cresciuti all’ombra di Angela Merkel. Scholz era il suo ministro delle Finanze, negli ultimi mesi della legislatura l’accompagnava a appuntamenti internazionali nel suo ruolo ministeriale, rendendo il passaggio di consegne più fluido che mai. Habeck era, assieme ad Annalena Baerbock, l’astro nascente dei Verdi quando l’onda dei Fridays for future e di Extinction Rebellion attraversava la Germania e, assecondata anche da alcune manovre dei governi Merkel, rendeva la lotta al cambiamento climatico una priorità assoluta nella campagna elettorale del 2021, la prima in cui i Verdi candidarono una propria candidata cancelliera. Lindner era arrivato a tanto così da un governo di coalizione (assieme ai Verdi) già nel 2017, ma aveva rinunciato all’ultimo per paura di uno spazio di manovra troppo ristretto.

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Tutti loro fanno parte del passato: fiorisce AfD, che della polemica contro Merkel si è nutrita per anni, e la Linke, che si è riorganizzata secondo uno schema del tutto nuovo, che negli anni della cancelliera, con una Spd ancora forte, difficilmente avrebbe avuto mercato. Ma anche e soprattutto il partito della cancelliera non corrisponde più a quella formazione politica che aveva messo in piedi lei e che ha tenuto in pugno il paese per sedici anni (e, sotto Helmut Kohl, altri sedici tra gli anni Ottanta e i Novanta).

È vero, tanti volti noti che verosimilmente faranno parte del governo Merz sono stati selezionati e cresciuti da lei: basti pensare a Jens Spahn, ministro della Salute in pandemia, o l’ex ministra Julia Klöckner, una delle poche donne di peso nella Cdu. Va ricordato anche che una parte del gruppo parlamentare ha dato forfait quando si è trattato di votare una proposta di legge assieme a liberali ed estrema destra.

In quell’occasione si era mossa anche Merkel stessa, offrendo una sponda a chi non si sentiva troppo a suo agio con la linea del leader. Ma la disciplina di partito ha prevalso nella maggior parte dei casi e oggi Merz difficilmente sarà messo in discussione.

D’altra parte, ha riportato i cristianodemocratici al potere ed è riuscito a difendere la Cdu dagli attacchi da destra di AfD. L’estrema destra intanto continua a offrire la propria mano ai cristianodemocratici, sostenendo che il programma elettorale è copiato dal partito di Weidel, ma Merz si mostra indisponibile. Resta il fatto che dal punto di vista dell’elettorato di destra la Cdu deve ancora smaltire lo stigma della responsabilità per una migrazione dipinta dalla narrazione di AfD come «incontrollata».

Ma momenti come l’accoglienza dei profughi siriani decisa da Merkel nel 2015 a questo punto dovrebbero ormai appartenere al passato. Merz ha anche promesso che i tempi della «politica dei matti verdi di sinistra» sono finiti, un’altra concessione a Weidel, che da tempo fa riferimento a Merkel soltanto come «cancelliera verde» tirando in ballo le sue decisioni green, come quella di lasciarsi alle spalle l’energia nucleare o la decisione di spingere a livello europeo per il Green deal. Il mondo è cambiato, la Cdu pure.

Superata la fine dell’ultima legislatura su cui si allungava ancora l’impatto dei suoi lustri di governo e dei rapporti che aveva tessuto con il resto del mondo (non ultimo quello con Mosca, che aveva garantito alle aziende tedesche gas a buon mercato), Merkel sembra appartenere ormai a un’altra epoca storica.

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