disordini carcere sciopero avvocati camera penale 18-20 marzo

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“Astensione collettiva dalle udienze e da ogni attività giudiziaria” e allo stesso tempo in quei giorni e cioè dal 18 al 20 marzo, “manifestazioni adatte a sensibilizzare l’opinione pubblica, la politica e gli addetti ai lavori circa la gravità della situazione” che si registra nel carcere di Pescara.

Questo quanto deciso dalla Camera penale presieduta dall’avvocato Massimo Galasso che fa così quadrato con l’Ordine che nei giorni scorsi per voce del presidente Federico Squartecchia ha annunciato lo stato di agitazione a seguito dei fatti del 17 febbraio quando nell’istituto penitenziario un detenuto si è suicidato. Fatto che ha scatenato una vera e propria rivolta tale da aver reso inagibile un’ala della struttura costringendo al trasferimento di 60 dei troppi detenuti che ospita.

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Il sovraffollamento, l’impossibilità di avere colloqui capaci di garantire la dignità della professione e degli stessi assistiti, hanno reso la situazione, si legge nella delibera della Camera penale, “non più tollerabile”. “Le condizioni del carcere sono ormai tali – si legge ancora – che non vengono rispettate le norme basilari circa le condizioni umane dei soggetti privati della libertà e non viene assunta nessuna attività di trattamento rieducativo costituzionalmente previsto né di cura dei soggetti portatori di patologie e dei tossicodipendenti”.

Una situazione conseguente anche ai numeri che si registrano nell’istituto di pena dove, si ricorda, a fronte di una capienza per 276 detenuti il carcere di Pescara ne ospita circa 450. Nonostante le segnalazioni già fatte sulle varie problematiche, sottolinea quindi la Camera penale, e che sono comuni alla gran parte delle carceri italiane, nessun provvedimento è stato preso anzi, “le istituzioni e la politica sia territoriale che nazionale hanno ignorato la situazione drammatica”.

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Una decisione che muove dunque le mosse dalla situazione nazionale rispetto alla quale, si ricorda nel documento, “da diverso tempo l’avvocatura penalista italiana denuncia l’irrazionale moltiplicazione delle fattispecie di reato con il conseguente aggravamento delle pene in senso contrario al principio di uguaglianza e proporzionalità facendo gravare in maniera del tutto irragionevole sul sistema penale e sul sistema carcerario il destino dell’intero ordinamento”. Una situazione gravata tra l’altro, si rimarca, dalla mancata riforma dell’esecuzione penale tanto che oggi nel Paese si è giunti “alla cifra allarmante di quasi 61mila detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 51mila unità” oltre che dall’elevato numero di suicidi con il 2024 che “ha raggiunto il record negativo di novanta e i primi dati del 2025 mostrano una continua ascesa”. “Appare oramai improcrastinabile – prosegue la Camera penale – un immediato intervento del governo e della politica tutta, al fine di arginare la strage in atto” che non risparmia dunque neanche la casa circondariale di Pescara.

L’occasione anche per ricordare che il 24 aprile 2024 i rappresentanti della Camera avevano effettuato una visita insieme all’associazione “Nessuno tocchi Caino” rilevando già al tempo che la situazione era “allarmante seppur con un sovraffollamento inferiore attuale, ma pari al 145% della capienza regolamentare (401 detenuti per una capienza regolamentare di 276 unità)”. Uno scenario in cui “il dato preoccupa ancor di più e che in meno di 10 mesi vi è stato un aumento di 50 unità a fronte di un organico di polizia penitenziaria inferire di circa un terzo a quello previsto per la capienza regolamentare”.

Tutto questo dunque insieme alle ragioni che hanno spinto l’Ordine a decretare lo stato di agitazione anche per le mancate risposte alla richiesta di avere almeno cinque stanze per i colloqui privati fatta alla casa circondariale e all’ufficio di Sorveglianza a novembre 2024, ha portato alla decisione della Camera penale. Un problema, quello degli spazi, per il quale si chiedeva tra l’altro il ripristino dei colloqui nella malattia del sabato e l’estensione alle ore pomeridiane dal lunedì al venerdì.

Quindi la richiesta alla direzione del carcere perché si istituisca un tavolo permanente che tenga riunioni periodiche alla presenza della Camera penale stessa e dei rappresentanti delle istituzioni forensi, “al fine di discutere delle problematiche allo scopo di trovare – conclude la delibera” le soluzioni opportune e superare le criticità della struttura”.

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