Inizio d’anno con il freno a mano tirato per il settore dell’auto in Europa: dopo il recupero del mese di dicembre a gennaio tornano a scendere le immatricolazioni. Calo a doppia cifra per Stellantis, giù anche Tesla
Con una economia che cresce a fatica, in Europa il settore automobilistico si conferma in forte affanno e incapace di tornare ai livelli pre-Covid. Acea, l’associazione che rappresenta i principali produttori di auto del continente, ha rilasciato questa mattina i dati di gennaio: le immatricolazioni di nuove vetture nel primo mese dell’anno sono scese del 2,6%.
Peggio ha fatto il mercato italiano: nel nostro Paese il calo è stato del 5,8%. L’Italia è comunque in buona compagnia, sono scese infatti le immatricolazioni sia in Francia (-6,2%) sia in Germania (-2,8%). Una sorpresa positiva è invece è quella della Spagna dove il dato di gennaio ha segnato un incremento del 5,3%. Tra le principali case produttrici c’è da segnalare un calo delle immatricolazioni di Stellantis di circa il 16%, mentre sale la tedesca Volkswagen del 5,3%.
Le cause del calo
Il calo riportato da Acea riflette quello di inizio 2024 e replica sostanzialmente una debolezza reiterata per tutti i 12 mesi precedenti. Con una eccezione: a dicembre scorso le immatricolazioni erano salite del 5,1% facendo sperare in un inizio di ripresa che invece non si è verificato. Perché? “Le ragioni vanno ricercate nelle cause della crisi del settore auto che è iniziata con il Covid, a cui si sono aggiunti gli obiettivi troppo sfidanti e difficilmente realizzabili della transizione energetica richiesta dalla Commissione Europea. Come se non bastasse è poi iniziata una fase, non ancora conclusa, di difficoltà di reperimento dei materiali e della componentistica necessari alla produzione”. Commenta così Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, che ha una esperienza pluridecennale nell’analisi e nello studio delle dinamiche che interessano il settore. “Nulla è cambiato nel contesto di mercato e quegli elementi di debolezza continuano a riflettersi sulle immatricolazioni che ci troviamo a commentare oggi”, ci spiega Quagliano. Si è aggiunto, al contrario, un altro elemento negativo che forse nei prossimi mesi potrebbe rientrare – con il percorso di riduzione dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea – ed è quello dell’inflazione che ha pesato sui prezzi dell’auto che in questi ultimi anni sono fortemente aumentati. “Ora – aggiunge l’esperto – c’è grande attesa per l’appuntamento di inizio marzo a Bruxelles quando la Commissione europea presenterà un nuovo piano d’azione industriale per l’automotive”. L’obiettivo è quello di favorire una transizione più graduale dalle auto a combustione interna a quelle elettriche.
Auto elettriche e ibride in aumento
In questo contesto sfidante per il settore, c’è da segnalare una parte del mercato che al contrario continua ad incrementare la sua quota ed è proprio l’elettrico. A gennaio i veicoli a batteria sono saliti ad occupare una fetta pari al 15% del mercato, in aumento rispetto al 10,9% di inizio 2024. Ad essere preferiti su tutti dagli acquirenti sono i cosiddetti veicoli ibridi: quasi il 35% di chi ha comprato un’auto in Europa ha optato per questa soluzione. “Mentre il mercato dell’auto in generale è sotto di un quinto rispetto ai livelli pre-crisi, l’elettrico trova spinta grazie alla domanda delle aziende che ad esempio concedono le auto come benefit ai dipendenti. Questo è molto evidente nel Regno Unito dove la dinamica positiva dell’elettrico è indiscutibile”, dice l’esperto.
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La parabola di Tesla
Nonostante il mercato dell’auto elettrica stia pian piano accelerando anche in termini di appeal tra gli acquirenti del Vecchio Continente, da segnalare è la performance di Tesla che fa passi indietro e non trova più lo stesso grado di apprezzamento. A gennaio la casa automobilistica americana ha segnato un -45% sul mercato europeo, con consegne inferiori alle 10.000 vetture. Che sia un “effetto Musk”? Secondo gli operatori del mercato sarebbe proprio così: le Tesla piacciono ancora, è il fondatore della casa texana ad essere sceso nel gradimento degli europei e questo si rifletterebbe sui dati.
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