MILANO Un ruolo di vertice, riconosciuto da tutti i sodali, e le spalle coperte da un cognome di peso assoluto nello scenario criminale: quello della cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso. In questo modo Francesco Orazio Desiderato, vibonese classe 1974, nipote di “Zi ‘Ntoni”, capo del clan di Limbadi, era riuscito ritagliarsi un ruolo da protagonista nel traffico internazionale di droga a Milano, ma anche nei business finanziari. È uno degli elementi emersi dall’ultima inchiesta della Distrettuale antimafia di Milano, culminata oggi con l’operazione che ha portato all’arresto di 12 persone su ordine del gip, e al fermo di altri 17 soggetti. In particolare, il nome di Desiderato è centrale nell’indagine condotta sul campo dai Carabinieri Nucleo investigativo di Milano, avviata su rogatoria internazionale proveniente dal Perù nell’ottobre 2021, a seguito dell’arresto a Lima di un peruviano in partenza per Milano sorpreso con 2 Kg di cocaina. Desiderato sarebbe poi a capo di un’ulteriore associazione per delinquere dedita alla commissione di reati finanziari quali riciclaggio, false fatture, che operava nelle province di Milano, Monza e Brianza e Vibo Valentia.
A riconoscergli un ruolo di vertice sono le risultanze investigative, ma anche le dichiarazioni di Claudio Agostino Romeo (cl. ’72), uomo di fiducia del vibonese, inserito tra i principali rifornitori di sostanza stupefacente, come da lui stesso dichiarato nel corso degli interrogatori. Romeo, finito ai domiciliari, si sarebbe occupato per conto di Orazio Desiderato, anche tramite l’utilizzo di criptofonini, di reperire nuovi canali di rifornimento per gli stupefacenti quali cocaina, hashish e marijuana, e di procedere al ritiro e al pagamento. Business che Desiderato avrebbe gestito i soprattutto attraverso alcune app come WhatsApp e FaceTime – di difficile intercettazione – ma soprattutto di persona presso l’autodemolitore di via Costante Girardengo a Milano. È qui che, secondo quanto emerso – Desiderato avrebbe ordinato ogni volta ai presenti di «spegnere tutte le apparecchiature di videoripresa per la sorveglianza del perimetro esterno e interno dell’attività commerciale», con lo scopo di non lasciare traccia dei suoi incontri con soggetti pluripregiudicati in caso di controlli da parte dette Forze dell’Ordine e di un eventuale richiesta di una copia dei filmati di sorveglianza. Qui, infatti, Desiderato incontrava abitualmente i “soci” quali Massimiliano Crocco, Claudio Agostino Romeo, Pietro Valente e Alessandro Martone, tutti arrestati nel blitz di oggi.
A far muovere gli investigatori, l’arresto di un cittadino peruviano, fermato all’aeroporto internazionale “Jorge Chavez” di Lima, in partenza per l’Italia con destinazione finale Milano, perché ritenuto corriere di una organizzazione criminale di origine sudamericana. Nella fase finale dell’attività investigativa, il gruppo criminale sudamericano, considerate le difficoltà ad importare direttamente da Lima lo stupefacente anche a causa dell’emergenza pandemica, si sarebbe rivolto a fornitori attivi a Milano, per cercare di reperire degli stupefacenti anche di altra tipologia come marijuana. È a questo punto che sarebbe nati i primi contatti con un acquirente di Massimiliano Crocco, classe 1977 di Cosenza, persona che rivestirà un ruolo primario nell’associazione che fa capo proprio al vibonese Desiderato.
Ma a fornire ulteriori e importantissimi dettagli – poi riscontranti in fase investigativa – è stato Claudio Agostino Romeo, presentatosi alle forze dell’ordine per denunciare una estorsione subita da Desiderato, poi ha avviato una formale collaborazione, «riferendo in merito alla sua partecipazione al l’associazione per delinquere finalizzata la traffico di stupefacenti». «Conobbi Desiderato e rimasi affascinalo dalla sua figura, che era riuscito a movimentare grossi carichi di cocaina anche dal carcere», racconta il collaboratore. «Nel periodo del Covid il mio canale della marijuana era fermo e ne trovai un secondo per il quale dovevo pagare in contanti, pertanto chiesi un prestito ad Orazio. Lui sapeva per cosa servissero quei soldi – ovvero per l’acquisto di marijuana – e gli proposi di darmi 40 mila euro per 5 mila euro di guadagno entro 15 giorni». (g.curcio@corrierecal.it)
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