La digitalizzazione della sanità quale leva strategica per garantire equità di accesso ai servizi sanitari, soprattutto nelle aree interne e nelle comunità montane, dove la carenza di strutture e personale medico rende necessaria una trasformazione del modello di assistenza. Questo è il tema del Convegno di oggi in Senato, su iniziativa del senatore Guido Quintino Liris, “Connessi. La digitalizzazione nella sanità delle aree interne e nelle comunità montane”. Un tema questo che è al centro dell’attenzione dell’Intergruppo parlamentare sulla Prevenzione e le emergenze sanitarie nelle aree interne, di cui Liris è Presidente, impegnato nell’individuare soluzioni mirate a garantire il diritto alla salute nelle zone più svantaggiate del nostro Paese. La transizione digitale rappresenta un’opportunità fondamentale per ridurre le diseguaglianze territoriali e abbattere le liste d’attesa, ottimizzando i percorsi di cura e migliorando la gestione delle risorse sanitarie.
Il Convegno di oggi ha voluto quindi mettere a sistema le migliori esperienze e delineare le prospettive future per un’efficace integrazione delle tecnologie digitali nella sanità territoriale, grazie al contributo di istituzioni, esperti di sanità digitale, rappresentanti delle agenzie sanitarie, con un focus sulle potenzialità della telemedicina, dell’intelligenza artificiale e delle piattaforme di interoperabilità e l’efficienza dei servizi. La digitalizzazione non è solo un’opportunità, ma una necessità per garantire ai cittadini delle aree più periferiche gli stessi standard di cura disponibili nei grandi centri urbani. Occorre individuare soluzioni concrete e sostenibili per superare le barriere tecnologiche, infrastrutturali e normative che ancora limitano la diffusione degli strumenti digitali in sanità. Un aspetto cruciale sarà l’adeguamento del quadro normativo, su cui il Governo in carica sta lavorando con l’obiettivo di garantire una regolamentazione chiara ed efficace per la sanità digitale.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) pone, infatti, la sanità digitale al centro della sua strategia di rinnovamento del Servizio Sanitario Nazionale. Il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, per esempio, rappresenta un pilastro essenziale per garantire la continuità assistenziale e migliorare l’efficienza dei percorsi di cura, soprattutto nelle aree più remote.
Parallelamente, la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) ha riconosciuto la necessità di rafforzare i servizi sanitari nelle zone caratterizzate da maggiore isolamento geografico, promuovendo modelli di assistenza innovativi basati sull’integrazione tra ospedale e territorio, sull’utilizzo della telemedicina e sul potenziamento della connettività digitale.
Il Piano Nazionale della Telemedicina, adottato in coerenza con gli obiettivi del PNRR, rappresenta un ulteriore passo avanti nella trasformazione digitale della sanità, delineando un quadro strutturato per l’implementazione di soluzioni come la televisita, il telemonitoraggio e la teleassistenza. Queste tecnologie, supportate dall’intelligenza artificiale e dall’uso dei big data, non solo migliorano la qualità e l’accessibilità delle cure, ma consentono anche una gestione più efficiente delle malattie croniche, particolarmente diffuse tra le popolazioni delle aree interne. Inoltre, il Piano Nazionale della Sanità Digitale 2022-2027 fornisce una visione strategica per l’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate nel settore sanitario, con l’obiettivo di superare le barriere geografiche e garantire equità nell’accesso alle cure.
Le sfide delle aree interne
«Il tema delle aree interne mi appartiene, non solo per le deleghe assegnate, ma anche in termini culturali e politici. – dichiara il Ministro per gli affari europei, le politiche di coesione, Tommaso Foti – Nelle prossime settimane porterò in Consiglio dei Ministri un’informativa sul Piano Strategico delle Aree Interne. Le principali sfide che interessano le aree interne attengono alla salute, all’istruzione e ai trasporti. In particolare, per garantire un sistema sanitario moderno, è indispensabile disporre di reti digitali solide e adeguate, soprattutto in questi territori. Per questo motivo, il PNRR ha previsto una strategia per la banda ultralarga, con l’obiettivo prioritario di coprire le aree non servite. Il Programma di Connessioni Internet Veloci, con un investimento di 5 miliardi di euro, rappresenta un passo fondamentale in questa direzione. A questo si aggiunge il Piano “Sanità Connessa”, che, con 335 milioni di euro, prevede l’attivazione di oltre 9.000 strutture sanitarie, di cui 4.300 già in fase di attivazione. È bene poi ricordare l’importanza delle Case di Comunità, degli Ospedali di Comunità e delle Centrali Operative Territoriali. Entro giugno 2026, inoltre, verrà attivato per tutte le Regioni l’uso del Fascicolo Sanitario Elettronico, migliorando la gestione delle informazioni sanitarie. Grande attenzione è stata dedicata anche alla telemedicina, con un investimento di 1,5 miliardi di euro che consentirà di assistere 300.000 pazienti a distanza, garantendo cure più accessibili. Infine, sono stati finanziati interventi per il potenziamento e l’efficientamento di 900 farmacie rurali, presidi fondamentali per garantire servizi sanitari di prossimità nelle aree interne. È evidente come il PNRR e, soprattutto, il governo Meloni, abbiano posto e continuino a porre un’attenzione concreta e mirata alle esigenze di questi territori, con interventi strutturali che ne rafforzano il futuro».
«Il Governo Meloni è impegnato a colmare le disparità tra i territori per garantire ai cittadini un accesso equo ai servizi, indipendentemente dalla loro posizione geografica. – dichiara il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Lucia Albano – Per combattere il declino demografico che stanno attraversando le aree interne, è fondamentale assicurare la presenza di servizi e infrastrutture adeguati: scuole, presidi strategici, abitazioni sicure e combinate a servizi legati al terzo settore e al digitale, come la telemedicina. Il digitale rappresenta un’enorme opportunità per ridurre le disuguaglianze tra territori e deve essere sfruttato appieno».
La digitalizzazione della sanità
«La digitalizzazione della sanità è fondamentale per garantire un accesso alle cure equo e veloce. – dichiara il Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti – Con il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, il Piano Sanità Connessa e gli investimenti del PNRR, il Governo sta costruendo un modello sanitario più efficiente e vicino ai cittadini. Anche l’Unione Europea ha certificato i nostri progressi nell’ultimo Digital Decade Report, dove l’Italia ha ottenuto un punteggio di 82,7 per cento in ambito e-Health, passando dal quintultimo posto al podio dei grandi paesi europei in un solo anno».
«L’Italia vanta un Servizio Sanitario Nazionale universalistico, istituito con la legge 833 del 1978, ma il contesto attuale impone una revisione strutturale. – dichiara il Sottosegretario di Stato al Ministero della salute Marcello Gemmato – Oggi, l’80 per cento della spesa sanitaria è destinato alla gestione delle malattie croniche non trasmissibili, mentre la natalità è ai minimi storici (1,24 figli per donna), con un conseguente aumento dell’età media della popolazione. Per affrontare queste sfide, il Fondo Sanitario Nazionale ha raggiunto i 136,5 miliardi di euro nel 2025, ma il solo aumento delle risorse non è sufficiente se non accompagnato da un ripensamento del nostro SSN attraverso nuovi modelli organizzativi. Il PNRR sta accelerando questa trasformazione, con l’80 per cento delle nuove strutture territoriali – Case e Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali – già avviate per rafforzare la medicina di prossimità e ridurre il sovraccarico ospedaliero. La sostenibilità deve essere il principio guida: investire in prevenzione, innovazione e digitalizzazione è essenziale per garantire un SSN efficiente e accessibile a tutti. Il futuro della sanità italiana passa da un sistema più vicino ai cittadini e capace di rispondere alle nuove esigenze della popolazione, soprattutto le più fragili e anziane residenti nelle zone interne e montane della nostra penisola».
«La digitalizzazione della sanità rappresenta una sfida cruciale per garantire servizi efficienti e accessibili nelle aree interne e nelle comunità montane. – dichiara Guido Quintino Liris, Presidente dell’Intergruppo parlamentare sulla prevenzione e le emergenze sanitarie nelle aree interne, Membro della 5ª Commissione permanente (Bilancio) – Con il convegno ‘CONNESSI’ vogliamo porre l’attenzione sulle soluzioni concrete che Governo e Parlamento stanno promuovendo per superare il digital divide e rafforzare l’assistenza territoriale, mettendo la tecnologia al servizio delle persone. L’Italia ha storicamente dimostrato una straordinaria capacità di trasformare le sfide in opportunità e, oggi più che mai, la nostra azione politica deve essere orientata su innovazione e resilienza per costruire le solide basi di un sistema sanitario sempre più giusto, performante ed efficiente. In questo contesto la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) rappresenta lo strumento principale per promuovere lo sviluppo e la coesione di questi territori, unitamente alle linee a ciò dedicate del PNRR. Tuttavia, ad oggi, in Italia non esiste una “Giornata Nazionale delle Aree Interne” ufficialmente riconosciuta che celebri l’unicità di questi territori e ne valorizzi il ruolo strategico. Per questo motivo ho deciso di depositare in Senato un Disegno di legge sulla Istituzione della Giornata nazionale delle aree interne e dei piccoli comuni montani. Abbiamo bisogno di uno strumento simbolico, ma concreto, per accendere i riflettori su una parte d’Italia geograficamente marginale ma di preminente interesse. Vogliamo dare voce alle esigenze delle comunità locali e costruire un futuro in cui le aree interne possano esprimere appieno il loro potenziale. Il nostro impegno è chiaro: nessuno deve essere lasciato indietro».
Necessario un approccio innovativo
Per Fabrizio d’Alba, Presidente di Federsanità e Dg dell’AOU Policlinico Umberto I di Roma, «occorre un approccio innovativo per rispondere ai bisogni di salute delle comunità nelle aree interne del nostro Paese. Lo sviluppo del digitale rappresenta la sfida cruciale se guardiamo a quei territori in termini di disparità di accesso e competenze. Colmare il divario digitale è fondamentale non solo per garantire in ogni territorio un accesso equo alle tecnologie, ma anche per promuovere una sanità più efficiente e personalizzata. È necessario adottare politiche sanitarie inclusive che tengano conto delle diverse esigenze, migliorando così l’equità nell’accesso alle cure e l’efficacia dei risultati sanitari. Costruire un ecosistema sanitario digitale inclusivo, non è solo un imperativo etico, ma rimane una priorità strategica per il futuro della salute pubblica in Italia soprattutto nelle aree più fragili del nostro territorio in termini di accessibilità ai servizi e connessione alle reti di assistenza».
«Solo attraverso un nuovo “ingaggio” dei professionisti potremmo attuare – ha aggiunto d’Alba – un vero cambiamento e superare forme di resistenza. Determinante, in questo contesto, l’attuazione di modelli partecipativi e di comunicazione che rendano i cittadini protagonisti dei cambiamenti che riguardano il miglioramento, in termini di prossimità, dei servizi a tutela della propria salute. Mettere a terra gli obbiettivi del DM77 significa attuare e rendere operative soluzioni concrete ed efficaci soprattutto nelle aree interne, come sta avvenendo in molte Aziende sanitarie attraverso, ad esempio, i punti di facilitazione digitale dove i cittadini possono ricevere supporto e, soprattutto formazione, sull’utilizzo degli strumenti necessari per poter usufruire dei servizi sanitari online», ha concluso il Presidente di Federsanità.
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