Ucraina, gelo Meloni-Macron al G7 sulle truppe di pace Ue: «Complesso, servono garanzie Nato»

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Quando è tardo pomeriggio a Palazzo Chigi si tirano lunghi sospiri. «La situazione è difficile…». Giorgia Meloni ha appena finito il videocollegamento con il primo G7 targato Donald Trump. Un’ora di vertice. Sono sembrate tre, per le tensioni e le distanze che aleggiano sul futuro dell’Ucraina in Europa come alla Casa Bianca. Di fronte a Zelensky, che appare sullo schermo da Kiev insieme ad Ursula von der Leyen e il canadese Justin Trudeau nel terzo anniversario della guerra, Trump picchia duro. La guerra deve finire, in fretta: possibilmente entro tre settimane. Gli Stati Uniti andranno avanti a dialogare con la Russia e già immaginano di mettere nel cassetto le sanzioni economiche per tornare a fare affari con Mosca. Quanto al presidente in mimetica, è il messaggio perentorio, prima di chiedere soldi e garanzie militari firmi l’accordo per cedere le terre rare ucraine agli americani, altrimenti non se ne fa niente. Questo è il clima. Basterebbe a spiegare la difficile missione di Meloni che al vertice prova ancora una volta a tenere tutto insieme: l’asse politico con Trump, il lavoro di sponda con i partner europei, il sostegno promesso a Kiev da quando è entrata nella stanza dei bottoni. Se non fosse che a rattizzare la brace ci pensa Emmanuel Macron.

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Trump: molto vicini ad accordo su terre rare con Ucraina

IL FREDDO CON MACRON

Il presidente francese parla al fianco di Trump e del vicepresidente Jd Vance, dallo Studio Ovale. E si intesta una proposta che ha già trovato il favore dell’inglese Starmer ma divide non poco gli alleati europei: una missione militare di interposizione al confine tra l’Ucraina e la Russia. Per Trump suona come una buona idea: un modo per appaltare all’Europa la sicurezza dell’Ucraina. Ma il piano non convince affatto Meloni, come non ha mancato di ricordare al summit di Parigi. Lo fa di nuovo durante la videoconferenza del G7. Irritata non poco per l’ennesimo scatto in avanti del francese, che davanti a Trump si erge a portavoce europeo «senza che nessuno glielo abbia chiesto», come notano puntuti i consiglieri più fidati della premier. «Tra tutte le soluzioni possibili, mi sembra la più complessa e la meno efficace» replica a tono la presidente del Consiglio quando prende la parola. Schierare centinaia di migliaia di soldati europei sul confine più incendiario al mondo? Con quali regole di ingaggio? E chi potrebbe sostenere un simile sforzo senza sguarnire le difese nazionali? Sono argomentazioni che la premier porta al tavolo per ribattere allo scatto del francese. In serata la Lega di Matteo Salvini fa quadrato: «Nessun soldato italiano in Ucraina».

Meloni rilancia. Serve piuttosto «definire garanzie di sicurezza efficaci, necessarie a prevenire futuri conflitti». E queste garanzie, scandisce davanti ai leader G7, «devono essere garanzie della Nato». Da settimane a Palazzo Chigi si affrescano alcuni scenari possibili. Impossibile pensare di fornire all’Ucraina l’ombrello dell’articolo 5, la regola fondante dell’Alleanza atlantica che prevede l’intervento militare automatico se uno dei membri viene attaccato. Non se ne parla: l’ingresso dell’Ucraina nel Patto atlantico, come fa capire tra le righe Meloni al G7, non è un’opzione sul tavolo. Diverso è immaginare garanzie di sicurezza scritte che prevedono l’immediato, massiccio sostegno militare della Nato a difesa di Kiev in caso di una nuova aggressione, pur senza inviare truppe sul terreno. «La priorità è costruire insieme ai partner europei e occidentali e l’Ucraina una pace giusta e duratura» riprende Meloni in videocall con un discorso dai toni schiettissimi. E questo perché, riconosce con un salto di realismo, «il conflitto» in tre anni ha causato «un numero inaccettabile di morti e di distruzione».

Concede l’onore delle armi a Zelensky. Cita nel suo intervento «l’aggressione russa contro l’Ucraina», come invece l’amministrazione Trump si rifiuta di fare sabotando il comunicato finale del G7. Ricorda, Meloni, che «proprio grazie alla resistenza del popolo ucraino e al sostegno occidentale oggi è possibile parlare di un’ipotesi di accordo». Evita però dichiarazioni pubbliche, nel terzo anniversario della guerra e con la facciata di Palazzo Chigi che si illumina dei colori ucraini quando si fa sera. Ci pensa Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario e braccio destro della leader, a dare la linea in mattinata. Con una nota che non fa sconti e pone l’accento «sull’invasione lampo dell’Ucraina immaginata da Putin» risultata «in una guerra che dura da tre anni e che sta mettendo a durissima prova la Russia».

Non senza ricordare «la voglia di libertà di un popolo che ha conosciuto sulla propria pelle l’oppressione e la violenza sovietica è stata più forte delle mire neo imperiali delle élite russa». Mentre in una lettera inviata ai cristiani ucraini venerdì il consigliere diplomatico della premier Fabrizio Saggio riferisce «la sua convinta intenzione di rendere omaggio all’eroica resistenza del popolo ucraino». Parole ancora più nette sceglie il Capo dello Stato Sergio Mattarella che richiama la «brutale aggressione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa» e rimprovera a Mosca «la violazione delle più basilari norme di convivenza internazionale». Per Meloni, si diceva, è stata una giornata sull’ottovolante. Tra il business forum con gli Emirati Arabi e una riunione sul caro bollette, la premier gestisce a distanza la complessa partita in corso al Palazzo di Vetro dell’Onu. E nonostante le iniziali remore della Farnesina, dà ordine alla delegazione italiana di votare a favore anche della risoluzione americana che non menziona l’aggressione russa e non parla dell’integrità territoriale ucraina.

Nel pomeriggio la telefonata al tedesco Merz, il quasi-cancelliere con cui cercherà un asse sui migranti: oggi si riunisce la Corte di Giustizia europea per dirimere il nodo sui “Paesi sicuri”. In mezzo la «difficile» chiamata del G7 condita dal fastidio per l’attivismo di Macron dalla Casa Bianca. Meloni ci scherza su con i suoi. Sa che il patto da 40 miliardi con gli emiratini non farà felici i cugini d’Oltralpe. E in serata incassa col sorriso l’assist di Trump alla «meravigliosa» leader italiana, davanti al francese. Con tanto di video postato su X: «Grazie a Donald».

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