Treviglio. Non bastano le quote rosa. Non basta una donna premier. Non basta una donna segretaria di partito. E, evidentemente, non basteranno neanche le tante, giuste e sacrosante, iniziative che verranno pensate e organizzate in virtù della festa della donna, il prossimo 8 marzo. Perché se da un lato tanto si parla, ed è un dovere farlo, di parità di genere e di equiparazione dei ruoli tra uomini e donne, poco si fa. E quel che si tenta di mettere a terra, a parte le parole, evidentemente non è sufficiente perché la politica, che per prima dovrebbe muovere le fila e farsi promotrice di certi cambiamenti, anche e soprattutto di quelli culturali, come questo, resta invece un passo indietro. Quando invece dovrebbe fare il contrario, soprattutto se si parla di Comuni del territorio, di provincia, e non certo dei palazzi di Roma dove chi ha la fortuna di entrare e il dovere di rappresentare, gode di ben altri strumenti e “privilegi” rispetto a chi, in piccoli o medi centri abitati, l’impegno a beneficio di una comunità ce lo mette comunque. Ma con meno tutele.
E la dimostrazione è quel che è andato in scena durante la seduta di Consiglio Comunale a Treviglio dove la mozione presentata da Matilde Tura, capogruppo del Pd, a favore dei collegamenti da remoto durante i lavori dell’aula per le donne con gravidanze a rischio o per i neo genitori, è stata bocciata, con una motivazione, fornita dalla consigliera di Fratelli d’Italia Silvia Colombo, che, in sostanza, racconta di come si debba scegliere “se fare il genitore o la politica”. Un testo, che se avesse trovato il favore dei più, avrebbe consentito alle mamme e ai papà che, oltre ad avere desiderio di vivere la genitorialità come valore aggiunto, hanno anche volontà di impegnarsi per il bene della loro comunità, di continuare a lavorare per il proprio Comune anche in una fase delicata come è quella dei primi mesi di vita del piccolo. “Nella vita ci sono delle priorità, se uno ricopre la carica di consigliere comunale al primo posto deve metterci la partecipazione – così la consigliera del partito con la fiamma, durante il Consiglio -. Poi nella vita capitano cose belle come la nascita di un figlio o cambiare lavoro o cose brutte come la malattia, allora forse bisogna riguardare le proprie priorità, a quel punto bisogna dimettersi e lasciare posto a chi ha la possibilità di dedicarsi pienamente”.
“Una proposta di buon senso, oltre che bipartisan”, aveva commentato Tura nel momento della presentazione, “a favore sia della maggioranza che della minoranza”. Ma a nulla è valso il tentativo, respinto con la motivazione che il Consiglio Comunale va vissuto in presenza. Peccato però che, per la Giunta di Treviglio, ad esempio, valgano altre regole.
Immediate le reazioni del mondo della politica, con Dem e Cinque Stelle pronti a dare battaglia. Insieme anche, ad esempio, alla collega di partito Ida Tentorio, capogruppo in Consiglio Comunale a Bergamo, con una posizione diametralmente opposta a quella della sezione della Bassa bergamasca: “Ho ascoltato la dichiarazioni della consigliera di Fdi di Treviglio e pur concordando sull’importanza della presenza fisica al consiglio comunale e della puntualità alle sedute, quest’ultima è una forma di rispetto e di educazione nei confronti dei colleghi e dei cittadini; sono in completo disaccordo con il resto. Io stessa sono entrata in consiglio comunale al nono mese incinta di mia figlia e dopo pochi giorni ho partorito Sveva. Non mi sono persa una seduta di consiglio comunale dopo essere diventata mamma, ma ci sono riuscita perché ho avuto la fortuna di portare a termine la gravidanza nel migliore dei modi e grazie alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e mi ha permesso di portare avanti questo impegno. Dunque se le circostanze non lo permettono, come peraltro è successo anche durante la pandemia in cui le sedute erano da remoto o come ancor oggi vengono fatte le commissioni on line, ben venga consentire alle donne in gravidanza la partecipazione da remoto alle sedute di consiglio comunale. La famiglia è una priorità, ma grazie anche agli strumenti tecnologici che oggi abbiamo a disposizione, credo si possa tranquillamente conciliare anche con i propri impegni sia lavorativi che politici”.
“Le parole pronunciate ieri sera dalla consigliera di Fratelli d’Italia, Silvia Colombo, in Consiglio Comunale a Treviglio, sono inaccettabili, profondamente sbagliate, e lasciano sbigottiti – scrive la sindaca Elena Carnevali – Fare politica significa rappresentare le persone e garantire che nessuno venga escluso dalla partecipazione democratica. Sostenere le famiglie e il desiderio di genitorialità non può essere solo uno slogan, deve tradursi in azioni concrete utili anche a conciliare politica e vita privata. Ignorare l’impegno di tante donne e uomini che coniugano responsabilità familiari e attività amministrativa significa lanciare un messaggio pericoloso: la politica è un club riservato a chi non ha altre responsabilità. Ho un’idea ben diversa da quella espressa dalla rappresentante di Fratelli d’Italia, soprattutto in un Paese con una presenza femminile nei consigli comunali ancora troppo bassa, così come nei consigli regionali e in Parlamento, in un Paese che ancora oggi offre solo 10 giorni di congedo parentale. Tra le nazioni più basse d’Europa. Credo in una politica che permetta a tutti di contribuire, senza dover scegliere tra l’attività politica e la propria vita personale, che offra strumenti concreti per una partecipazione piena ed equa di tutti e tutte. Per questo, come amministrazione, stiamo lavorando affinché anche a Bergamo venga riconosciuto il diritto alla partecipazione da remoto per le consigliere in maternità, i consiglieri in congedo parentale e chi ha altre severe limitazioni. Le donne che ci hanno preceduto hanno aperto la strada per una maggiore partecipazione femminile in politica. Ancora oggi siamo in tante ad impegnarci nella promozione dei diritti femminili e nella costruzione di una società con pari opportunità. Dobbiamo continuare a difendere e ampliare gli spazi di partecipazione, affinché nessuna donna debba scegliere tra la maternità e l’impegno politico”.
“Sei incinta? Sei malata? Dimettiti dal consiglio comunale. E giù di commenti tutti indignati per lo stridore di parole obiettivamente inascoltabili. Ci risiamo, mi viene da dire, con questo mondo che vuole le donne sempre costantemente davanti ad una scelta, che in realtà è poi un bivio che, alla fine, impone comunque una rinuncia. Uffa! – scrive Marcella Messina, assessora del Comune di Bergamo – E se proprio devo essere sincera, non credo che la soluzione sia esattamente (solo) quella dello smartworking: conciliare maternità e lavoro siamo davvero certi che significhi consentirci di fare due cose insieme? Con un figlio che chiede uno sguardo e una carezza e uno sguardo alla videocamera per rispondere a un ordine del giorno. Oppure vuol dire finalmente permetterci di fare una cosa alla volta perché intorno sono state create le condizioni, cioè i servizi, perché ciò avvenga? Io dico la seconda perchè conciliazione significa libertà di scelta e servizi, è lì che dobbiamo puntare senza se e senza ma, perché anche lo smartworking sia una delle opportunità e non, come capita si cogliere, l’unica alternativa possibile. Voglio di più per tutte noi”.
Paola Pizzighini, M5s Lombardia: “Le parole della consigliera comunale di Fratelli d’Italia secondo la quale una donna in stato di gravidanza, o una persona colpita da malattia, dovrebbero dimettersi dal proprio ruolo sono terrificanti. L’emblema di come una classe politica del tutto inadeguata stia riportando il nostro Paese indietro di cinquant’anni. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la donna-madre-cristiana Giorgia, in merito alle dichiarazioni della sua consigliera comunale. Di modo da chiarire se l’idea che Fratelli d’Italia ha per conciliare lavoro, famiglia, natalità e welfare si riduca a: mamme a casa a curare i bambini. Tornando alle parole della consigliera di Treviglio, non ne possiamo più delle sparate di questa destra, contro quelli che dovrebbero essere i diritti basilari della vita delle persone, come quello di poter diventare madre e continuare a coltivare la propria professione o, come in questo caso, la propria attività politica”.
“Sei incinta o malata? Dimettiti”. Se non l’avessi sentito con le mie orecchie stenterei a crederci: in un’aula istituzionale, quella del consiglio comunale di Treviglio, la consigliera comunale di Fratelli d’Italia Silvia Colombo ha ‘spiegato’ la sua contrarietà alla proposta di autorizzare la partecipazione da remoto al consiglio comunale per donne in gravidanza a rischio e neogenitori, avanzata dalla capogruppo PD Matilde Tura – così Davide Casati, consigliere regionale del Pd -. Una visione imbarazzante, discriminatoria e medievale, che evidentemente però non viene così percepita dalla consigliera di Fratelli d’Italia che non solo lo pensa ma nemmeno si vergogna di dirlo ad alta voce leggendo un discorso preparato. Con buona pace del sostegno alla genitorialità e delle politiche di conciliazione lavoro e famiglie… Ma la maternità (così come la paternità) non è e non deve essere posta come un ostacolo, anzi: contrastare questa visione retrograda che danneggia non solo le donne ma tutta la società è una sfida che riguarda la politica, le istituzioni e ciascuno di noi. Nel frattempo ci aspettiamo che la consigliera Colombo porga le sue scuse a tutte le donne che con fatica conciliano vita familiare, lavorativa e politica e che l’amministrazione di Treviglio si dissoci da queste dichiarazioni.
Così Gabriele Giudici, segretario provinciale Pd: “È una vergogna. Il centrodestra predica la natalità, ma solo se significa relegare le donne alla maternità, non come protagoniste della politica e del lavoro. Negare la partecipazione al consiglio da remoto alle donne in gravidanza è ipocrisia pura ed è inaccettabile”.
“A differenza della consigliera di Fratelli d’Italia, il Partito Democratico crede profondamente nel diritto alla genitorialità – così la consigliera comunale Dem Francesca Riccardi -. Per questo, ho proposto un ordine del giorno che modifichi il regolamento del Consiglio comunale di Bergamo. Tutti i neogenitori, anche con figli in affido o adottati, possono collegarsi da remoto e partecipare alle Sedute di Consiglio. Io ho portato in aula la mi8a bambina a 10 giorni. Ho potuto farlo, ma se allora fosse stato previsto un collegamento da remoto avrei colto l’opportunità. Secondo Fratelli d’Italia essere genitori è un ostacolo da rimuovere, e allora le politiche a sostegno della famiglia che la presidente Meloni tanto sbandiera? AAA cercasi consiglieri comunali purché senza figli e di sana e robusta costituzione”.
“Le parole della consigliera di Fratelli d’Italia Silvia Colombo sono inaccettabili e rappresentano una visione antiquata e discriminatoria della politica. Dire a una donna che, se è incinta o malata, deve dimettersi significa escludere di fatto dalla vita istituzionale chi vive momenti delicati della propria vita. Esprimo piena solidarietà alla consigliera Matilde Tura, che ha sollevato una questione di buon senso e civiltà: garantire la partecipazione da remoto a chi affronta una gravidanza a rischio o è neogenitore dovrebbe essere una misura naturale per un’istituzione che voglia davvero essere inclusiva” lo dichiara Chiara Gribaudo, vicepresidente nazionale del PD. “Il sindaco dice che da tredici anni si lavora così. Ma il mondo è andato avanti e bisognerebbe ricordarsi che la tecnologia serve proprio a questo: rendere più accessibili le istituzioni e permettere a tutte e tutti di partecipare. Se vogliamo più donne in politica – prosegue Gribaudo – dobbiamo creare le condizioni affinché possano conciliare l’impegno istituzionale con la vita personale. Il diritto alla rappresentanza non può essere riservato solo a chi non ha difficoltà o responsabilità familiari. Ci auguriamo che Fratelli d’Italia prenda le distanze da queste parole e che il Comune di Treviglio faccia un passo avanti garantendo strumenti adeguati alla partecipazione di tutte e tutti”.
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