Masivesi Dakuwaqa, rugbista del Biarritz, club francese di rugby a 7, è sotto processo per una assurda aggressione ad un proprio compagno di squadra: nel corso di una rissa in un locale notturno gli ha morso il volto provocandogli uno squarcio di 20 cm. Ora rischia 5 anni di carcere: “Non ricordo nulla, ero totalmente ubriaco… Ancora oggi non so come possa essere accaduto. Ho disonorato il mio nome. Sono torturato dal rimorso”.
Lui si chiama Masivesi Dakuwaqa, classe 1994 e di professione fa il rugbista. L’ultima sua squadra è stata il Biarritz, club francese di rugby a 7 che milita nel Pro D2, campionato di seconda divisione nazionale. Che lo ha licenziato in tronco dopo la folle vicenda che lo ha visto coinvolto a fine gennaio: ha morso sul volto il proprio compagno di squadra, Pierre Pagés, costretto ad un intervento d’urgenza per uno squarcio da 20 centimetri. Dakugawa è incriminato per lesioni personali e volontarie, andrà a processo il prossimo maggio e rischia 5 anni di carcere: “Avevo bevuto troppo, non ricordo nulla di quanto sia accaduto. Sono torturato dal rimorso, non dormo più”, ha dichiarato in una recente intervista, dove ha provato – invano – a ricostruire i fatti.
Una scena degna di Hannibal The Cannibal e proprio a questo personaggio televisivo è stata paragonata la figura di Masivesi Dakuwaqa, onesto giocatore di rugby a VII, originario delle Isole Fiji e che vanta anche una partecipazione alle Olimpiadi estive 2016 di Rio. Lo scorso gennaio, era stato coinvolto in una rissa in un locale di Anglet, nel sud della Francia al confine con la Spagna. Una serata alcolica, conclusasi nel peggiore dei modi con Dakuwaqa che alla fine ha azzannato la faccia di Pagés, sfregiandolo. A tal punto che è dovuto essere operato d’urgenza per ricucire una ferita di 20 centimetri, mentre il suo compagno di squadra è stato arrestato e lasciato in carcere per le successive 38 ore.
A processo per lesioni gravi e volontarie: rischia 5 anni di carcere
A febbraio è iniziato il processo che vede Dakuwaqa imputato, con l’accusa di lesioni gravi e volontarie. La sentenza non dovrebbe arrivare prima di giugno e il rischio che corre è enorme: 5 anni di carcere. Ma ciò che ha lasciato allibiti è che lo stesso rugbista a distanza di mesi ancora non ricordi alcunché di ciò che avvenne quella notte. “Sono scioccato da quello che ho fatto… Non sarebbe mai dovuto succedere… Se non avessi bevuto, non l’avrei mai fatto. Ho bevuto troppe birre…”. Così ha provato a ricostruire i fili strappati di quell’atto folle.
Dakuwaqa non ricorda nulla: “Mi sono svegliato in cella, ubriaco”
“Mi sono perso. Ho giurato a mia moglie che non avrei mai più toccato una goccia di alcol per il resto della mia vita”. Una promessa tardiva, perché quell’atto folle ha sconvolto la vita personale e professionale di Dakuwaqa: non solo rischia la prigione ma è stato licenziato in tronco dalla sua squadra, all’indomani dell’incidente: “Non ricordo cosa è successo… mi sono svegliato in una cella di disintossicazione, senza maglietta, chiedendomi cosa stessi facendo lì. Senza alcun ricordo. Ancora adesso non lo so, non ricordo nulla. Perché l’ho morso? Non lo so. Non lo capisco”.
Il racconto di Dakuwaqa, il rimorso senza fine: “Sono torturato, ho perso il sonno”
A risvegliare la memoria di Dakuwaqa è stata la polizia che lo ha subito interrogato al risveglio spiegandogli l’accaduto: “Quando la polizia mi ha interrogato, ho chiesto loro: ‘Perché sono qui, cosa ho fatto? ‘ Mi hanno detto: ‘Hai morso qualcuno .’ Ho chiesto loro: ‘Chi ho morso?’ Poi mi hanno mostrato una foto di Pierre presa da Google”. Da quel momento in poi, per Dakuwaqa il dramma personale: “‘Oh mio Dio!’ Ho esclamato, poi sono crollato. L’ho fatto io? Ho morso il nostro mediano di mischia? Non potevo crederci“ ha continuato in una intervista a L’Equipe. “Vorrei scusarmi ancora con Pierre, chiedere perdono a lui e alla sua famiglia. Sono scioccato da quello che ho fatto. Ho fatto del male a qualcuno che non mi aveva fatto niente. Ho danneggiato la mia squadra… Ho disonorato il mio nome. Sono torturato dal rimorso. Ho perso il sonno”
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