come sarà la nuova infrastruttura dopo i lavori e l’incendio del 2021

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Costruito a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, il Ponte di ferro riuscirà a scavallare anche questo primo quarto di terzo millennio. Riaprirà il 17 marzo e dopo lunghi lavori di rimessa in sesto, ora il ponte dell’Industria è un’infrastruttura nuova. Sì, ha due nomi; un vezzo comprensibile per questo signore di ghisa e acciaio che ha visto dodici papi e due guerre mondiali. Fu inghiottito dalle fiamme la notte prima delle elezioni amministrative, il 2 ottobre 2021. Fu chiuso e per sicurezza si decise di dimezzarne la portata: da sette tonnellate a tre e mezzo. Praticamente inutilizzabile. «Avremmo dovuto chiuderlo e invece abbiamo fatto un nuovo ponte molto più capiente da 30 tonnellate; avremmo dovuto fare una diga per “chiudere” il Tevere e invece abbiamo ingaggiato una ditta norvegese che è riuscita ad andare in profondità per piantare 58 piloni di cemento come con le piattaforme petrolifere nell’oceano», ha spiegato ieri mattina il sindaco Gualtieri a Radio Globo.

Ponte di Ferro: come sarà la nuova infrastruttura dopo i lavori e l’incendio del 2021

E invece riapre, appunto. Mica male per un’opera che si sarebbe dovuta chiudere definitivamente dopo il 2026. Quello che sarà inaugurato è un collegamento degno della storia di questo gioiello di archeologia industriale che dalla seconda metà dell’Ottocento mette in comunicazione le attuali via Ostiense con viale Marconi e via Portuense. E su cui la Soprintendenza nel 2023 ha voluto che si mantenessero (e si restaurassero) i capitelli, la ringhiera originaria, le lastre in ghisa, gli arconi. E anche la nuova struttura del ponte è una trave reticolata che riprende la geometria del ponte originario.
«Sarà un ponte che dialoga con l’antico e con il nuovo: verranno riutilizzate alcune parti preesistenti, come i capitelli, gli arconi e le ringhiere che saranno riverniciate con il colore originale. Grazie ai lavori di manutenzione straordinaria e restauro Ponte dell’Industria sarà di nuovo pienamente in funzione», aggiunge l’assessora ai lavori pubblici Ornella Segnalini che conferma i lavori in corso anche a Ponte Giulio Rocco nel Municipio VIII (cavalcaferrovia chiuso da ormai 9 anni a seguito del terremoto del 2016).

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La novità è che transiteranno lì gli autobus (un nuovo collegamento grazie alle linee 96 da Corviale a Partigiani e del 780 dall’EUR a Partigiani) ma anche pedoni e ciclisti, in sicurezza, grazie alle due passerelle protette. «I lavori sono partiti a luglio 2023. Ci sono pochi casi in cui in meno di due anni si fa un ponte di quella complessità. Il ponte è stato spinto 20 centimetri al giorno e ora lo stanno abbassando piano piano: una cosa enorme», ha continuato entusiasta il primo cittadino parlando alla radio e disegnando capriate nell’aria. L’intervento è costato 18 milioni di euro (13 provenienti dai fondi del Giubileo e 5 da Roma Capitale). Saranno conclusi entro la fine dell’Anno Santo i lavori di pulizia e riqualificazione di altri 8 ponti sul lungotevere: Umberto, Regina Margherita, Matteotti e Pietro Nenni, Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Mazzini e Palatino. Ma anche Ponte Marconi (totale intervento 1 milione di euro), ponte Milvio (40mila euro) e ponte Sant’Angelo (50mila euro). Infine, via al restauro anche di Ponte Risorgimento che da 25 anni non vedeva lavori di riqualificazione (2,8 milioni di euro).

Progettato oltre un secolo fa da un francese, con componenti realizzate in Inghilterra, montato da una società belga, il Ponte di Ferro ha visto all’opera tecnici dalla Norvegia, esperti in pozzi petroliferi abituati a lavorare in acqua (si chiama jet grouting, quando si deve operare in terreni argillosi), e i più ferrati nell’acciaio: gli italiani. I dettagli sono importanti: 54mila bulloni utilizzati, un’infrastruttura in acciaio assemblata in tre grandi sezioni per un peso di 876 tennellate, la trave reticolare al posto della trave piena con bulloni a testa tonda (come in originario) che sono stati fatti appositamente perché oggi si realizzano solo a testa quadra. Ora è in fase di abbassamento, molto delicata: dopo il varo a spinta si stanno togliendo i castelletti che lo sorreggono fino a quando non tornerà nel suo secolare slancio, sospeso a guardare il Gazometro e il Tevere.

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