È scontro tra Camera di Commercio e l’Associazione Commercianti del Centro. Uno scontro che rischia di finire in tribunale. Al centro della questione il Natale. O, meglio, le luminarie e le polemiche sulla gestione del bando.
Pochi giorni fa il presidente dell’associazione, Massimiliano Pellizzari, ha ricevuto una pec, nella quale lo studio legale dell’ente camerale, Alberto Berardi e Luisa Merlara dello studio Pinelli, per conto della Camera di Commercio, lo diffida nel perseguire in commenti e prese di posizioni diffamatorie, sulla questione bando luminarie 2024.
La vicenda
Lo scorso novembre e nelle settimane successive, Acc aveva spiegato di non aver volutamente partecipato al bando luminarie, importo di circa 115 mila euro, per non lasciare scontenti gli oltre 400 iscritti.
A loro sarebbero toccati infatti solo diecimila euro, soldi che avrebbero coperto cinque-sei strade e non le decine di vie che da anni avevano contato su Acc per i contributi sulle luminarie. E da lì era partita la contestazione all’iniziativa del bando. Polemiche che, secondo Camera di Commercio, si sono svolte con toni non adeguati, tanto da spingerla a rivolgersi a uno studio legale.
Le contestazioni dalla Camera
Nella lettera, resa nota da Pellizzari in una conferenza stampa tenutasi venerdì 28 febbraio, la Camera di Commercio contesta al leader di Acc una campagna diffamatoria condotta con l’intento di ledere l’immagine dell’ente.
Il tutto, è la versione dei legali, attraverso insinuazioni che istillano il dubbio per cui l’ente avrebbe ottenuto l’incarico di gestire il bando ricorrendo ad accordi di ambigua legittimità e assegnando i contributi stanziati dal Comune secondo un criterio discriminatorio che predilige le associazioni affiliate all’ente camerale. Affermazioni, queste, prosegue la pec, infondate e diffamatorie che avrebbero causato un danno all’ente. Sotto accusa, tra le altre, espressioni come “commercianti di serie a e b, bando discriminatorio”.
La replica dei commercianti
«Mai visto da che ho memoria un’iniziativa del genere, qui si vuole minare la libertà di pensiero e parola che è garantita dalla costituzione», sostiene Pellizzari. Che rincara: «Non smentiamo, non chiediamo scusa e non ci sarà alcuna rettifica nei confronti della Camera di Commercio, ma siamo aperti al dialogo».
Ancora: «Il nostro avvocato Gianluca Zaramella ha letto la pec che ci diffida dall’esprimere opinioni in merito anche in un prossimo futuro; non vede alcun estremo per un documento del genere e non è stato nemmeno violato l’articolo 595 del Codice penale relativo alla diffamazione aggravata», continua Pellizzari. Nella pec si legge che le dichiarazioni diffamatorie – secondo l’ente – potrebbero anche in un futuro, minare i rapporti di collaborazione con il Comune.
«Forse è questa la preoccupazione maggiore, che il Comune decida di ritornare a gestire in prima persona i fondi per le luminarie», lancia Pellizzari che aggiunge, «Ribadisco a chiare lettere che non ci pentiamo come associazione e che aspettiamo invece le scuse dalla Camera di Commercio».
Le Pec ad Agugiaro
E una pec è arrivata anche ad Adina Agugiaro, a sua volta diffidata per aver denigrato non tanto l’ente, ma il sentiment pubblico sul Natale.
«Io avrei offeso il Natale e sono diffidata dall’esprimere opinioni in merito», riferisce Agugiaro a cui viene contestata la frase scritta sui social «vorremmo che non ci derubaste del Natale», a commento degli articoli.
Tale espressione sarebbe diffamatoria e lederebbe l’immagine della Camera di Commercio nella gestione del bando.
Nella pec, l’avvocato dell’ente scrive dopo aver riportato la frase incriminata di Agugiaro: «Si commenta da sé, in quanto la sacralità di una delle feste, tenute maggiormente in considerazione dall’opinione pubblica, viene strumentalizza ai fini di un’accusa dal carattere fortemente diffamatorio».
E lei: «Sono una cittadina e quindi i miei commenti sono stati espressi da civica. Mi è dispiaciuto vedere lo scorso Natale le vie illuminate a macchia di leopardo o totalmente al buio».
Interpellata, Camera di Commercio ha ritenuto per il momento di non replicare.
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