È iniziato intorno a mezzogiorno ed è finito alle 16.30 di venerdì 28 febbraio l’incontro tra organizzazioni sindacali e azienda, rappresentata dal direttore generale di Adi Maurizio Saitta e dal direttore delle risorse umane Claudio Picucci, presso il Ministero del Lavoro sulla cassa integrazione dei dipendenti Acciaierie d’Italia, nel giorno della scadenza degli ammortizzatori decisi nell’accordo siglato a luglio del 2024.
Una scadenza che però non influisce sulla continuità dell’erogazione delle indennità fino a nuova firma, così come previsto in costanza di commissariamento.
Francesco Rizzo (Esecutivo nazionale Usb)
“Al netto del passo in avanti fatto dall’azienda, e illustrato attraverso il numero dei lavoratori di Acciaierie d’Italia, coinvolti nella cassa integrazione che, da 3.400 previsti nel piano di ripartenza, scende a 3.200, riteniamo ci possano essere ancora margini di miglioramento, per cui chiediamo un ulteriore sforzo in questa direzione, come anche per il Welfare e per la continuità lavorativa, quindi che non siano dichiarati esuberi nè per i dipendenti Adi nè per gli Ilva in As. Alla luce di tutto ciò, ci sentiamo di dire che la convocazione a Palazzo Chigi, per affrontare la vertenza nella sua interezza, è un fatto molto importante.
Riteniamo inoltre che all’incontro di oggi si sarebbe dovuti arrivare ad acquisizione del nuovo proprietario già avvenuta, quando invece sappiamo che questo passaggio probabilmente richiederà ancora quasi un altro mese. Sarebbe stato importante perché non è indifferente sapere cosa farà il nuovo acquirente rispetto al piano di ripartenza; certamente esprimiamo preoccupazione in merito, e non vorremmo mai che determinati aspetti venissero rimessi in discussione.
Riconosciamo certamente la serietà con cui il nostro interlocutore, l’azienda, sta gestendo una fase delicatissima della storia dell’acciaieria, rispetto al passato, e quindi che è stato rispettato quanto stabilito. Un meccanismo che quindi va sicuramente riconfermato perché ha funzionato”.
Il tavolo, conclusosi senza la firma, è stato aggiornato a martedì 4 marzo, alle 10.30.
Gambardella-Sperti (Uilm)
“L’incontro al Ministero del Lavoro ci ha consentito di acquisire elementi importanti per continuare a confrontarsi per verificare le condizioni di poter raggiungere un accordo nell’interesse dei lavoratori -afferma la Uilm-. L’azienda ha confermato la disponibilità a concedere la l’integrazione alla cigs, la riduzione del numero massimo da 3420 a 3200, la rotazione con nessun lavoratore a zero ore. Auspichiamo che l’aggiornamento del tavolo al giorno 4 marzo possa consentire di effettuare ulteriori riflessioni all’azienda per poter portare altri elementi migliorativi che avvicinino le parti al raggiungimento di un possibile accordo, a partire da un ulteriore riduzione dei numeri e del riconoscimento integrale di tutti i parametri salariali contenuti nell’accordo di Luglio 2024 (pdr in welfare etc)”.
“Auspichiamo – aggiungono – che nelle prossime ore giunga anche la convocazione del tavolo di monitoraggio a Palazzo Chigi per la vertenza dell’ex Ilva. La Uilm -concludono- continuerà ad essere al tavolo fino a quando non si raggiungerà il miglior accordo possibile nell’interesse dei lavoratori”.
Scarpa (Fiom)
“Abbiamo ribadito la necessità -dichiara il coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil- che il tavolo a Palazzo Chigi sia convocato quanto prima perché i lavoratori e le organizzazioni sindacali non possono apprendere dagli organi di stampa quale sarà il loro futuro. Abbiamo appreso dalla discussione di oggi che non c’è più un piano di ripartenza, perché è in corso la trattativa di vendita dell’ex Ilva. L’azienda si è resa disponibile a ragionare delle richieste sindacali di continuità delle condizioni della precedente cassa integrazione e a ridurre da 3.420 a 3.200 i lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione a rotazione. Si tratta di un numero ancora non adeguato, visto che la media dei lavoratori coinvolti è stata tra i 2.400 e i 2.500. Il Governo, da quando sono arrivate le offerte vincolanti, ha smesso di discutere con il sindacato. Per la Fiom-Cgil questo non è più accettabile. La nostra posizione rimane confermata: non si può prescindere dalla presenza in equity dello Stato, dalla integrità del gruppo siderurgico, dalla garanzia occupazionale per i 10.200 lavoratori diretti, i 1.600 lavoratori di Ilva in AS, e i 5.000 lavoratori degli appalti. Pertanto, non accetteremo discussioni che prevedano esuberi. Se sarà necessario, l’incontro a Palazzo Chigi ce lo andremo a conquistare.
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