Cina, scoperta fonte di energia “infinita”

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(Miniera di Bayan Obo, Mongolia; foto courtesy Reuters)

La sostiene di aver scoperto una fonte inesauribile di torio, sufficiente a fornire energia al paese per 60.000 anni

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Pechino. Secondo i geologi di Pechino, questa materia prima (il torio) leggermente radioattiva, che può essere utilizzata per una nuova generazione di reattori nucleari, è abbondante nel complesso minerario di Bayan Obo nella Mongolia Interna Autonoma.

Lo studio condotto dai geologi stima che il complesso potrebbe contenere fino a 1 milione di tonnellate di torio, abbastanza per rompere la dipendenza del mondo dai combustibili fossili. Alcuni esperti sostengono addirittura che cinque anni di rifiuti minerari provenienti da una miniera di minerale di ferro nella Mongolia Interna contengano abbastanza torio per soddisfare il fabbisogno energetico degli Stati Uniti per più di 1.000 anni.

Lo studio/report descrive in dettaglio l’indagine, conclusa nel 2020, riportando che le riserve di torio della Cina, già note come le più grandi del mondo, potrebbero effettivamente superare le stime precedenti di ordini di grandezza.

La scoperta arriva in un momento cruciale, poiché molti paesi sono alle prese con l’impennata dei prezzi dell’energia e la crisi climatica. Il torio è visto come una soluzione promettente, in quanto è 500 volte più abbondante dell’uranio utilizzato nelle centrali nucleari convenzionali e produce pochissime scorie radioattive.

La Cina ha colto prima degli altri l’importanza chiave dei metalli per la transizione energetica e si è mossa per divenire leader mondiale nell’estrazione e raffinazione di molti di questi, agevolata anche da normative ambientali poco severe.

Infatti, la Cina, nel 2023, autorizzata dall’Ente governativo per la Sicurezza Nucleare, ha già iniziato a costruire la prima centrale nucleare al torio al mondo e gli esperti ritengono che questa scoperta potrebbe rivoluzionare il settore energetico. Un reattore nucleare che brucia il torio, presenta numerosi vantaggi rispetto ai reattori all’uranio, tra cui la sicurezza e una migliore efficienza del carburante.

L’impianto pilota da 2 megawatt si trova nel deserto del Gobi nella provincia di Gansu ed è gestito dall’Istituto di Fisica Applicata di Shanghai dell’Accademia cinese delle Scienze. L’impianto utilizzerà l’isotopo naturale torio-232, un elemento debolmente radioattivo che non può fissiarsi, ma quando irradiato in un reattore assorbe neutroni per formare uranio-233, un materiale fissile che genera calore. I reattori nucleari al torio utilizzano combustibili liquidi, generalmente sali fusi, sia per il combustibile che per il refrigerante.

“Per oltre un secolo, le nazioni sono state impegnate in guerre per i combustibili fossili. Si scopre che l’infinita fonte di energia si trova proprio sotto i nostri piedi“, ha detto un geologo di Pechino, che ha chiesto di non essere nominato perché la discussione sui depositi minerari richiede l’autorizzazione del Governo cinese. “Ogni paese ha il torio” e il suo uso potrebbe portare a navi da carico che possono attraversare gli oceani per anni senza fare rifornimento.

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Si va delineando il “Nuovo Ordine Energetico” e la Cina sarà la prima potenza economica a gestirlo. In questo contesto un ruolo cruciale lo giocheranno i metalli strategici.
Ricordiamo dalla Fisica Applicata che i metalli sono elementi chimici classificabili in base alla loro presenza nella crosta terrestre come “abbondanti” (calcio, ferro, silicio), “rari” (cobalto, rame, nickel) e “molto rari” (argento, oro, platino).

La loro natura strategica, tuttavia, è definita secondo criteri economici e geopolitici. Sono “strategici”, infatti, quei metalli che rivestono un ruolo indispensabile per la politica economica, difesa, politica energetica, industriale o ambientale di uno Stato.

*Si riporta la figura seguente elaborata dalla Commissione europea nel 2020 sui metalli strategici impiegati nelle tecnologie “Low .Carbon”; (fig.courtesy by report sul rischio di approvvigionamento di metalli strategici).

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