LAMEZIA TERME Il clan dei Gaglianesi sarebbe riuscito, nel corso degli anni, a ritagliarsi un ruolo da protagonista non solo nella città di Catanzaro, ma anche nello scenario criminale calabrese, costruendo rapporti e accreditandosi anche con alcune delle cosche di ‘ndrangheta più influenti. È quanto ricostruito dagli inquirenti della Distrettuale antimafia di Catanzaro nell’inchiesta “Clean Money” che nei giorni scorsi, su ordine del gip, ha portato all’arresto di 22 persone, accusate di associazione di tipo ‘ndranghetistico e per delinquere, plurimi reati contro la persona e il patrimonio, anche aggravati dalle finalità mafiose.
In particolare, monitorando e intercettando Pietro Procopio (cl. ’55) “u Biondu”, finito in carcere, sarebbero emersi i rapporti con i Patania, storica e potente cosca di ‘ndrangheta di Stefanaconi, nel Vibonese. Il luogo nevralgico individuato dagli inquirenti, come accadrà con altre cosche, è il “Cash & Carry S.R.L.” di via Magna Grecia. È qui che nel tardo pomeriggio del 5 luglio del 2021, tramite il sistema di videosorveglianza installato in via Magna Grecia, la pg avrebbe accertato l’arrivo nel piazzale di una Volkswagen Tiguan dalla quale scendevano Andrea Pasquale Riggio (cl. ’84), pregiudicato e gravato da precedenti di polizia, Nazzareno Patania (cl. ’73), considerato elemento di vertice dell’omonimo clan, e lo zio, Giuseppe Patania (cl. ’65). Il primo ed il secondo entrano all’interno dell’esercizio commerciale, il terzo resta in attesa all’esterno.
I tre, dopo essere stati al telefono per qualche istante, vanno via evidentemente per l’assenza di Pietro Procopio. Passa qualche giorno – è il 13 luglio 2021 – e attorno alle 11 la stessa auto viene monitorata nel piazzale del “Cash & Carry”. Dall’auto questa volta scendono Nazzareno Patania e Alessandro Bartolotta, altro soggetto considerato intraneo alla cosca Patania.
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Ma è il 20 luglio che gli inquirenti intercettano l’incontro più significativo. Quel pomeriggio, infatti, una Fiat Seicento fa il suo ingresso nel piazzale dell’attività commerciale. Dall’auto scendono Pasquale Andrea Riggio e Vittorio Gentile (cl. ’74), pluripregiudicato e arrestato nella recente inchiesta “Secreta Collis”. I due, come ricostruito dagli inquirenti, salutano Pietro Procopio ma a dialogare con lui restava solo Riggio, nei pressi dell’ingresso del negozio. In buona sostanza, come accertato attraverso l’intercettazione telematica sul telefono di Procopio, Riggio si lamentava del comportamento di un soggetto della sua zona che «gestiva delle cose», chiedendo allo stesso Procopio di aiutarlo in merito ad un assegno. Quest’ultimo però, per non intromettersi negli affari di altre famiglie, avrebbe declinato l’invito, nonostante il tono diventato poi supplichevole di Riggio. Il rifiuto di Procopio verrà chiarito poco dopo attraverso una conversazione captata dagli inquirenti.
Riggio di fatto avrebbe dovuto gestire un impiccio con gente di Piscopio, e aveva chiesto il cambio di un assegno entro luglio, ottenendo il rifiuto di Procopio, «me ne fotto di lui» dice al figlio, spiegandogli che Riggio e altri soggetti erano «implicati uno con l’altro a livello criminale».
I Patania, ma non solo. Tra i contatti più significativi ricostruiti dagli inquirenti tra i Gaglianesi e le altre cosche, ci sono quelli con i Iannazzo di Sambiase (quartiere di Lamezia Terme). Luogo di incontro ancora il “Cash & Carry”. È il 29 gennaio del 2021 quando le telecamere riprendono l’arrivo di Citroen C5 Aircross, dalla quale scende un giovane. E, grazie ancora all’intercettazione telematica attivata sul telefono di Pietro Procopio, gli inquirenti capiscono che il soggetto in questione è il figlio del più noto Antonio “Mastru ‘Ntoni” Iannazzo (cl. ’57), soggetto con alle spalle numerosi precedenti di polizia, tra cui l’arresto nel blitz “Andromeda” del maggio 2015 e fratello, oltre che del defunto Domenico, anche di Francesco Iannazzo “U Cafarone” (cl. ’55), anche lui coinvolto nella stessa inchiesta. Il giovane Iannazzo avrebbe spiegato a Pietro Procopio che il padre gli aveva detto di passare da lui in quanto «un ragazzo di Catanzaro, per il tramite di uno di Sambiase, gli aveva fatto presente che lo stava cercando e quindi si era recato da lui». I due erano comunque all’oscuro dell’eventuale incontro in questione e così, dopo aver parlato dello zio Mico defunto e degli affari legati all’imminente bonus 110%, si salutano. (g.curcio@corrierecal.it)
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