“Ho sperperato milioni, ma non mi pento, ho fatto ciò che mi piaceva”: il testamento di Salvatore Cherchi, ovvero la boxe italiana

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 


La prima tessera federale Salvatore Cherchi l’ha presa nel 1965, allora era un piccolo pugile novizio di nemmeno quattordici anni. Poi ha iniziato a fare il secondo nei dilettanti e tra i professionisti, facendo esperienza con il fratellino Franco che successivamente sarebbe diventato campione europeo. Nel frattempo “Sal” avrebbe fatto la gavetta con il promoter Umberto Branchini, un Hall of fame della boxe mondiale. La sua “Opi”, società che lavora nella boxe internazionale a livello manageriale e organizzativo, nasce nel 1982. Tredici i campioni del mondo gestiti in questi decenni, da Loris Stecca a Giacobbe Fragomeni passando per Francesco Damiani, Giovanni Parisi, Cristian Sanavia e tutti gli altri. Oggi la “Opi Since 1982” è gestita dai figli Alessandro e Christian. Salvatore, sempre elegantissimo a bordo ring nelle riunioni organizzate dalla famiglia, è ancora attivo, soprattutto come consigliere e fonte di ispirazione per i figli. Sono sessant’anni che è nel mondo del pugilato. Il prossimo primo marzo potrebbero diventare quattordici i campioni del mondo gestiti da Cherchi: lo spagnolo Sandor Martin infatti affronterà a Brooklyn Alberto Puello per il WBC World dei Super Leggeri.

“Siamo orgogliosi, abbiamo fatto un gran lavoro per portarlo là, Sandor è un ragazzo serio, carico sia fisicamente che psicologicamente. Siamo in debito con la fortuna perché nel 2022 al Madison Square Garden venne sconfitto da Teofimo Lopez ai punti con verdetto non unanime, match che dai giudici poteva essere visto in maniera diversa”.

In America è andato spesso?
Tantissime volte. Alcuni esempi: due volte con Piccirillo, Parisi con Chavez, sempre grandi match. Recentemente sono stato a Las Vegas ad una convention Wbc dove ho assistito al bell’incontro tra Benavidez e Morell. Per la boxe gli Stati Uniti rimangono gli Stati Uniti!

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

E In Italia com’è la situazione?
Negli anni ’80 il nostro Paese era la terza-quarta potenza organizzativa al mondo per capacità e forza economica: saltata la tv, siamo crollati. In Italia gli organizzatori veri non ci sono mai stati, nessuno ha voluto investire veramente. L’unico coglione, mi scuso per la parola, sono stato io, ma da solo non si fa niente.

Cosa fa un organizzatore vero?
Mette un milione di dollari. Non cinquemila, aspettando fondi pubblici di regione e comuni, i quali oggi non sono più disponibili come una volta. Un tempo le tv pagavano, sia Fininvest che Rai, adesso devi pagare tu la produzione, un dramma da questo punto di vista. Un organizzatore deve investire anche in relazioni internazionali, che costano anche queste tra biglietti aerei e advertising, e sul pugile stesso.

A livello di pugili come siamo messi?
Quattrocento professionisti, al massimo sei pugili veri e così quando vai all’estero, prendi le botte.

I migliori?
Ivan Zucco, che è nostro, e Giovanni Sarchioto, che non lo è più, sono sicuramente i più completi. Ivan sta facendo la sua carriera, ora è sfidante all’Europeo, Sarchioto dovrà fare più match con avversari di valore.

In questo momento Zucco insieme a Vincenzo La Femina si trova in Messico.
Li abbiamo mandati per farli crescere ulteriormente. A 3300 metri in altura, si allenano con i campioni del mondo, con maestri bravi, sparring sempre a disposizione, vengono rispettati, vivono bene. È un contesto che mi piace, il Messico meglio degli Stati Uniti in questo senso. Esperienza importantissima, sono ragazzi che meritano.

Quali sono i pugili di oggi per cui pagherebbe il biglietto?
Mi piace seguire un incontro quando entrambi i pugili sono bravi. A me piace vedere il match non l’atleta in sé. Per esempio è uno spettacolo quando Canelo è contro un contendente bravo.

Torniamo indietro negli anni. Branchini è stato il suo maestro?
Sì, gli devo molto, ho imparato tutto, ma l’organizzatore a livello finanziario ero io, le garanzie in banca le davo io, dal 1982 in poi. Ho fatto la gavetta negli anni ’70 con lui, stavo zitto e ascoltavo, fatto l’apprendistato, di mio ho messo anche una passione incredibile.

Si pente di qualcosa nella sua carriera?
Anche se ho sperperato milioni di euro non mi pento di niente, avrei potuto avere quattro appartamenti in giro per l’Italia. Felice di aver fatto quello che mi piaceva con momenti a volte meravigliosi e a volte drammatici.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Il momento più bello?
Il Mondiale di Stecca nel 1984 e gli Europei appena precedenti dello stesso Loris, di Nati, Gibilisco e Cusma.

E il momento più difficile?
Inizio anni ’90, sono andato avanti un biennio in grosse difficoltà, ma poi sono ripartito alla grande con Cantatore, Piccirillo e i Branco.

Ha ma pensato di cambiare sport?
Un giorno Giovanni Branchini, il figlio di Umberto, mi chiama e mi chiede di mettermi nel calcio. Va bene, facciamo un’esperienza nuova… Solo che mi richiama dopo una settimana perché rimanessi con il padre, ormai anziano, e così sono rimasto nella boxe. Ripeto, non mi pento di niente.

I suoi pugili italiani preferiti nella storia di questo sport?
Quando ero ragazzino, mi piacevano più di tutti Puddu e Burruni.

Era per Benvenuti o Mazzinghi?
Benvenuti sapeva fare meglio la boxe.

Il suo pugile più scavezzacollo fuori dal ring?
Tanti, ma non è simpatico fare nomi anche perché dietro ad un uomo c’è sempre una storia personale che va rispettata. Ma quelli di oggi sono peggio. Con l’avvento dei social network, sono diventati tutti pugili da tastiera. Diego Lenzi mi pare esagerato, ma gli altri non sono santi. Mi fanno arrabbiare tanto anche i miei.

Il più grande “furto” subito dai giudici?
All’estero fai tanta fatica a vincere. Mi viene in mente Branco contro il francese Tiozzo oppure Boschiero in Giappone. Purtroppo li devi accettare. Mi sono arrabbiato tantissimo anche per le sconfitte di Belcastro con Lupino.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Le vittorie di cui si è vergognato?
Per il titolo europeo dei medi a Brindisi, hanno dato il pari a Mouhamed Ali Ndiaye. Ma non lo meritavamo.

Glielo ha detto subito al pugile?
Un pugile intelligente lo capisce da solo.

È capitato anche che all’estero vi abbiano dato il titolo nonostante una vittoria non schiacciante?
Sì, per esempio con Sanavia in Germania contro il tedesco per il mondiale o Gianluca Branco per l’europeo in Francia.

Che consigli dà ai suoi figli?
Branchini non mi ha mai dato consigli e neanche io ne ho mai dato a Christian e Alessandro. Sono cresciuti con me e hanno visto come ho lavorato io. Non lezioni, ma l’esempio per capire quali siano le cose giuste e le cose sbagliate.

La boxe ha tanti segreti. Ne può svelare uno di inconfessabile?
Li tengo tutti per me, i segreti sono segreti, faccio fatica a raccontarli anche ai miei figli.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link