di Lorena Leonardi
Un «modello attuale, capace di offrire insegnamenti validi per le persone impegnate in politica e nel sociale», specialmente in un momento storico in cui si avverte la necessità di leader «credibili e coerenti». Così il cardinale vicario per la diocesi di Roma, Baldassare Reina, ha definito il servo di Dio Alcide De Gasperi (1881-1954) presiedendo stamani, 28 febbraio, nel Palazzo Apostolico Lateranense, la chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione del politico italiano, tra i fondatori della Democrazia Cristiana e tra i padri dell’Europa unita.
Segno indelebile nella storia di un Paese
L’inchiesta diocesana era stata avviata inizialmente presso il Tribunale ecclesiastico dell’arcidiocesi di Trento — De Gasperi era nato a Pieve Tesino — ma era stato concesso il trasferimento della competenza del foro alla diocesi di Roma, che ne ha valutato vita, virtù eroiche, e fama di santità e dei segni. Quella di De Gasperi, laico e padre di 4 figlie, è una eredità, ha detto Reina, che «continua a essere un faro per le future generazioni» e dimostra che »l’integrità, la dedizione e il senso del dovere possono lasciare un segno indelebile nella storia di un Paese». Il rito si è tenuto ieri, venerdì 28 febbraio, alle 12, nel Palazzo Apostolico Lateranense ed è stato presieduto dal cardinale vicario Baldassare Reina.
Fin dagli esordi, la ricerca di giustizia sociale
Dopo una prima fase di attivismo a favore dell’autonomia amministrativa e culturale del Trentino rispetto all’Impero Austro-ungarico, una volta annessa la sua terra all’Italia, De Gasperi si batté per il riconoscimento della partecipazione politica dei cattolici e per una visione dello Stato basata sul pluralismo e sulla giustizia sociale. Con l’avvento del fascismo e lo scioglimento del Partito Popolare visse una persecuzione da parte del regime, fu arrestato nel 1927 e condannato a quattro anni di reclusione; venne poi graziato, ma visse per anni in condizioni di precarietà economica, trovando rifugio nella Biblioteca Apostolica Vaticana. È durante questo periodo, ha proseguito il cardinale vicario di Roma, che De Gasperi «affinò le sue riflessioni politiche e sociali, gettando le basi per la rinascita del cattolicesimo politico nel secondo dopoguerra». Dopo la caduta del regime di Mussolini, divenne uno dei principali protagonisti della fondazione della Democrazia Cristiana, partito che avrebbe amministrato l’Italia per decenni: lui stesso ha guidato il governo italiano per 8 volte.
Una figura straordinariamente attuale
Dotato di una fede “granitica” che «ispirò ogni sua scelta e azione politica», De Gasperi non si limitò a professarla «nel privato» ma — ha continuato il cardinale nel suo intervento — la tradusse in un «impegno concreto nella costruzione di una società giusta e solidale», sempre animato da una grande “integrità morale”. Il cardinale vicario ha dunque evidenziato la “straordinaria attualità” di alcuni aspetti del servo di Dio che possono offrire spunti di riflessione per affrontare le sfide del presente: «Il contributo alla costruzione della democrazia italiana, il ruolo nell’integrazione europea e il modello di leadership».
Non storia ma risorsa per il futuro
L’esempio di De Gasperi invita dunque «a riscoprire il valore del servizio pubblico, della competenza e della responsabilità. Il suo pensiero e la sua azione politica — ha osservato — non appartengono solo alla storia, ma costituiscono una risorsa per il futuro, un punto di riferimento per chiunque voglia impegnarsi per il bene comune con serietà e dedizione». Il “senso di giustizia” e “rettitudine” sono state la cifra del suo impegno in politica, mai adoperata per interesse personale ma sempre intesa come “servizio alla nazione”. Inoltre, l’attenzione ai più deboli e gli sforzi per il bene comune dimostrano, ha rimarcato il porporato, «come la carità cristiana non fosse per lui un principio astratto, ma una virtù concreta da incarnare nella vita politica». Un lascito politico, quello del servo di Dio, che «non si esaurisce nella ricostruzione post-bellica, ma si estende al consolidamento delle istituzioni democratiche e alla costruzione dell’Europa unita», dove — così come in Italia — ancora oggi è emblema di «capacità di mediazione, pragmatismo e forte senso dello Stato».
Il “metodo” De Gasperi
In questo senso, ha ricordato Reina, la sua visione dell’Europa, fondata sulla «cooperazione tra i popoli», rifletteva un approccio «inclusivo e lungimirante», in contrasto con le divisioni nazionalistiche dei decenni precedenti. Considerando il confine come «ponte tra culture diverse» e non come «barriera divisoria», De Gasperi fondava il suo “metodo” sul «confronto costruttivo» e sulla «ricerca di soluzioni condivise», nonostante l’epoca segnata dalla polarizzazione e dal populismo. Oltre ad essere stato un grande statista, è stato «uomo di profonda fede in Dio e rettitudine morale»: nonostante le difficoltà e prove che hanno segnato la sua vita, De Gasperi ha affrontato ogni ostacolo, ha sottolineato Reina, con “spirito di servizio” e una «visione cristiana del bene comune», senza mai perdere «la fiducia nella Divina Provvidenza e la determinazione nel perseguire la giustizia». Artefice di una azione politica «profetica, sacerdotale e regale» nella missione di costruire un futuro migliore per la società, quando è venuto a mancare la sua morte, accompagnata da un vasto moto di cordoglio popolare, ha testimoniato — ha concluso il vicario del Papa — quanto fosse percepito «non solo come un uomo di Stato, ma come una guida morale significativa per la nazione».
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