Agrigento Capitale 2025: promesse non mantenute, parla uno dei protagonisti

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Al Circolo Culturale Pasolini il professor Pasquale Seddio non risparmia severe critiche alla Fondazione Agrigento Capitale della Cultura per il 2025: “Hanno chiuso le porte alla partecipazione dei cittadini e dei soggetti del territorio che vorrebbero diventare protagoniste di questa pagina importante della storia della Città”.

Pasquale Seddio era uno dei componenti del gruppo di lavoro che ha avviato il cammino che ha poi portato alla conquista del titolo. Uomo di fiducia dell’ex onorevole Nenè Mangiacavallo, ha svolto un ruolo cruciale nel percorso che ha portato Agrigento a ottenere il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025, ma l’impegno del professore si è scontrato con successive criticità gestionali.

Nenè Mangiacavallo, come presidente del Consorzio Universitario Empedocle, ha promosso fin dal 2020 l’idea di candidare Agrigento, coinvolgendo esperti e istituzioni.
Tra questi esperti ha scelto il professore Pasquale Seddio, che in qualità di docente dell’Università Bocconi, ha partecipato all’audizione romana del marzo 2023, presentando elementi chiave del progetto davanti alla giuria del Ministero della Cultura. Ha lavorato per connettere l’analisi economico-gestionale con la valorizzazione del patrimonio, puntando a modelli sostenibili per la fruizione culturale, dimostrando come Agrigento, con il suo status di “periferia”, possa diventare un laboratorio di innovazione e come le anche aree marginali possano generare progettualità culturale ed economica.

Oggi è profondamente amareggiato ed ha molto da considerare intorno a quello che sta accadendo ad Agrigento, specie riguardo alla questione della chiusura della Fondazione e dell’amministrazione comunale agrigentina verso le associazione che chiedono di partecipare a tutte le fasi dell’evento Agrigento Capitale 2025, ma si trovano davanti ad un muro di gomma.

“Il famoso incontro di giugno 2024, nel salone del Consorzio Universitario, che sembrava avviare un’apertura da parte della Fondazione Agrigento Capitale verso le associazioni del territorio, fu un primo tentativo di coinvolgere molti ed era stato promesso di organizzare altri momenti col proposito di fare un cammino insieme, ma la promeessa no è stata mantenuta”: è l’incipit dell’intervento del professor Seddio all’incontro al Pasolini (era in collegamento da remoto).
Ha di seguito denunciato ritardi e inadempienze:
“Tutto è arrivato in ritardo.
Quattordici righe sulla governance che leggiamo nello Statuto avevano delineato l’impianto giuridico, che prevede che la fondazione sia un organismo aperto a soggetti nuovi, che vi vogliano aderire. Quelle righe non hanno mai trovato applicazione.

Lo statuto della Fondazione, all’articolo 8 dice chiaramente che ci sono i soggetti fondatori, ci sono partecipanti cosiddetti istituzionali, ma c’è anche altro. Io ho immaginato in fase di programmazione che sarebbero stati più coinvolti i Comuni del territorio, ma questo non è avvenuto” .
Svela poi che ha chiesto di conoscere il regolamento, che contempla l’ammissione di nuovi partecipanti: “ Un cittadino agrigentino che volesse aderire a questa fondazione, cosa può fare? quali sono i criteri, quali sono i requisiti grazie a cui può partecipare? E questo chiaramente manca. Così rimane un progetto monco, perché non apre le porte a chi realmente vuole partecipare, vuole fare richiesta. Era prevista la possibilità di far partecipare persone fisiche e società. Dando la possibilità di entrare all’interno della fondazione, sedendo nell’assemblea dei partecipanti”.

Il professore ha le idee chiare sul ruolo di tale assemblea: “ Questo organismo dovrebbe nominare un membro nel consiglio di amministrazione della fondazione col ruolo di rappresentare le varie realtà del territorio.
Ho inviato due pec a tal proposito, ma non ho ricevuto risposta”.
Chiede pertanto regole chiare e condivise.

Ha poi raccontato: “A Roma durante un incontro con una sessantina di partecipanti feci anche notare che lo statuto non prevede nel budget di presentazione neanche un centesimo per il fondo costitutivo patrimoniale della fondazione. Quindi presentarsi in questo modo dinanzi alla commissione che avrebbe valutato il dossier, sarebbe stato rischioso. Era necessario anche indicare un soggetto unico per la gestione. Tutto ciò non fu valutato”.
Fa quindi alcune proposte ai soggetti che fanno parte dell’Osservatorio: “Occorre monitorare, considerare come viene speso il budget ed è necessario che qualcuno abbia il ruolo di facilitatore, di osservatore, di valutatore per osservare se tutto è trasparente, perché tutto sia condiviso. Bisogna monitora il successo o l’insuccesso di un’iniziativa. Bisognava costituire già un anno e mezzo fa un nucleo di valutazione. Era previso per evidenziare o a mettere sotto luce tutto. Non è stato costituito. La Fondazione ha la responsabilità di rendere durevole e disponibile le attività del progetto e di proseguire gli obiettivi senza alcuna limitazione temporale. Quindi ha il compito di procurare nuove risorse. Ma è sorprendente che la Fondazione si riservi addirittura di gestire in proprio i finanziamenti di sponsor rilevanti. Ma chi è quel pazzo che ti dà un contributo economico ma affida totalmente a te solo il diritto di gestirlo?

Occorre avere i regolamenti subito e avere un componente dentro il consiglio di amministrazione per avere una serie di condizioni da esporre”.
Le osservazioni del professore Seddio sono state poi all’ordine del giorno dell’incontro al Circolo Pasolini che si è concluso con l’annuncio da parte dell’ex onorevole Calogero Pumilia che chiederà in particolare al direttore della Fondazione Roberto Bergoni di partecipare ad un incontro con i dirigenti delle associazioni culturali agrigentine.

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