Benevento, 09-03-2025 09:28 | ____ | |
Il pensionato con una retribizione da fame e chi abbia un reddito da lavoro sono gli unici tartassati. Per taluni altri le fatture sono chimere |
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Nostro servizio |
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Peppino De Lorenzo (foto di apertura), dopo avere descritto, domenica scorsa, una sua esperienza davvero singolare avuta anni fa con l’Agenzia delle Entrate della nostra città oggi prosegue la sua valutazione decisamente negativa di cui, come già esplicitato, ha informato con una nota il ministro dell’Economia, nonché il ministro Salvini, che, a ripetizione, parla di un fisco amico. In ultimo, ed è una denuncia davvero forte la sua, invita il direttore della locale Agenzia delle Entrate a fare un giro con lui per la città. “Viviamo, ritengo superfluo ribadirlo, in un periodo in cui per ogni 100 euro che si guadagnano, talvolta con fatica, sacrifici ed anni di studio alle spalle, ne consegniamo più della metà allo Stato. Nel nostro Paese è diventato davvero difficile vivere e, giorno dopo giorno, stiamo assistendo al suicidio di una società. La gente è stanca, sfiduciata, disorientata. Molte famiglie stentano ad arrivare alla fine del mese. Curarsi è un privilegio dei ricchi. Il paziente con un reddito da fame deve attendere mesi per praticare un indagine di laboratorio od una consulenza specialistica. L’Italia è oramai senza speranza, dilaniata, implosa. Il quadro, per questo, appare avvilente. Superficialità? Pressapochismo? Improvvisazione? Chissà. Sta di fatto che c’è tanfa, viscosità, sudiciume. In tutto questo c’è un livello di evasione che ha raggiunto un livello imperdonabile e senza giustifica. Il pensionato, ripeto, con una retribizione da fame e chi abbia un reddito da lavoro sono gli unici ad essere tartassati. Per taluni altri, le fatture sono una chimere. Non so se sia a conoscenza della frase di rito: “L’onorario, se con fattura, ha un prezzo, senza, diminuisce”. Non so se debba essere io a dare ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate delle indicazioni che possano sopperire alle incarnate disattenzioni. Qui si controllano solo professionisti e dipendenti a reddito fisso. Chi si batte, convinto di cambiare il mondo, alla fine, deve fermarsi ritenendo giusto modificare la propria convinzione del mondo stesso. Ed io ne sono un esempio eloquente. Ecco perché poi, politicamente, si diventa scettici in quanto non sono pochi ad avere constatato, nel corso della vita, esperienza dopo esperienza, che, in ultimo, tranne qualche rara eccezione, i politici sono tutti, proprio tutti, uguali. In questo modo, per quanti sforzi si facciano, cadono illusioni, speranze, una dopo l’altra. Il Governo attuale è, malgrado le promesse di rinnovamento, indefinibile. Le attuali ventilate nuove norme in materia di fisco sono sempre le stesse. Del resto, quotidianamente, gli organi di informazione scritta e parlata comunicano al cittadino nuovi ed imminenti provvedimenti. Una lunga catena ci fa sentire in perenne campagna elettorale. Ripeto, qui da noi, a Benevento, in materia di fisco, siamo all’inverosimile. Debbo ritenere che mai, in precedenza, si era giunti alla situazione odierna. Tanto ho scritto agli organi competenti a Roma. Sempre rimanendo alle vicende di casa nostra, vi sono professionisti che, con un dichiarato reddito da miseria, percorrono le strade cittadine in auto di lusso e le ricevute fiscali per loro sono una chimera. Prove alla mano, c’è qualche professionista, appunto, che, pur lavorando sodo, è addirittura esente dal pagamento del tiket sui farmaci e per le prestazioni sanitarie. Non entro, poi, nel pianeta sanità ove le prenotazioni richiedono mesi, se non anni, di attesa. E’ delittuoso quanto si sta verificando ai danni dei malcapitati pazienti, o meglio quelli con reddito da miseria. Se avessimo un Governo funzionante, se tutti pagassero le tasse dovute, se i finanzieri arrestassero quanti le evadono, se i giudici condannassero, senza sconti, gli evasori, se vi fossero a rappresentare lo Stato degli uomini capaci, se questi “se” si realizzassero, in pochi mesi, il Paese potrebbe ritornare ad essere un modello da imitare. Per concludere, mi sia concesso soffermarmi su due esperienze significative vissute in questi ultimi mesi, in prima persona. E’ consuetudine, almeno lo è stato fino a qualche tempo fa, che tra colleghi medici non esistessero onorari. Bene. Per la prima volta in decenni di professione, mio malgrado, costretto ad una consulenza personale, il collega, a conclusione ha chiesto l’onorario. Seduta stante, anche se stupito, ho provveduto, ma, con il paradosso di non avere ottenuto in cambio la doverosa ricevuta fiscale. L’ho ritenuto un atto spregevole considerando (sic!) che lo stesso sanitario, nel mio studio, per lui ed i familiari, anche quando ha chiesto certificazioni, non ha mai a me versato un solo euro. Questo il comportamento nei riguardi di un collega, figuriamoci quale sia al cospetto di un paziente normale. Ne sono rimasto disgustato. L’altra esperienza riguarda il fisco. Per un involontario, ma errato consiglio da parte del mio precedente commercialista, nel periodo del covid, solo allora, ma giammai in precedenza, pur avendo presentato la regolare denuncia dei redditi, io e mia moglie fummo consigliati, considerando il particolare periodo che si attraversava, al fine che i versamenti potessero essere solo rinviati. Non avessimo mai seguito quel suggerimento. Ora siamo, con cadenza quotidiana, tartassati. Già l’apertura delle nostre pec è un incubo. Tra l’altro, come queste ultime vengono inviate costituisce un rebus aprirle e si è costretti a ricorre ad esperti del settore. Le sansioni rasentano l’inverosimile. Un solo esempio. Il mancato versamento di 71,00 euro ha raggiunto la somma di circa 2.000,00. Si è all’assurdo. Nel contempo, assisto a continue confidenze nello studio di quanto si verifica a molti pazienti che costretti ad evitare le lungaggini odierne nelle prenotazioni o non hanno fatture, oppure, il solito ritornello: “Con fattura la somma è x, senza fattura, la cifra è y”. Invito i funzionari addetti, negli orari di studio, a fermarsi e fare controlli anche dinanzi al portone d’ingresso del mio studio in piazza S. Maria. Nella fiumana di gente che, periodicamente, quell’ingresso varca, trovino un solo paziente, dico uno solo, che abbia corrisposto un onorario anche per i certificati, di norma, da retribuire per legge. Così ho agito per una vita intera e ne vado fiero. Ora, io sono tartassato e molti se ne fregano del fisco. La misura è oramai colma. Nel caso lei direttore ed i suoi funzionari dell’Agenzia delle Entrate trovino difficoltà, mi offro a fare da guida. Ne scopriranno delle belle. Non può tacere ancora al cospetto della furberia di tanti”. |
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