In un mondo ossessionato dal litio, qualcuno ha avuto l’audacia di guardare alle foreste. La startup singaporeana Flint ha creato una batteria che usa la cellulosa vegetale (il principale componente del legno e della carta), e che potrebbe rendere obsoleta la tecnologia delle batterie al litio.
Non è un semplice esperimento di laboratorio o una promessa aleatoria: con una densità energetica di 226 Wh/kg (superiore alle attuali batterie al litio), un costo di produzione di 50 dollari per kWh (meno della metà del litio) e l’assenza di rischi di incendio, la batteria “di carta” è pronta per la produzione di massa entro l’anno.
Un’innovazione necessaria per la transizione energetica
Lo abbiamo detto mille volte, la transizione verso fonti di energia rinnovabile ha un problema fondamentale: lo stoccaggio energetico. Le batterie sono il componente cruciale che consente di immagazzinare l’elettricità prodotta dal sole e dal vento per utilizzarla quando necessario.
Tuttavia, l’attuale tecnologia dominante basata sul litio presenta diversi inconvenienti. L’estrazione delle terre rare necessarie per queste batterie comporta gravi danni ambientali, per non parlare delle preoccupazioni geopolitiche legate alla concentrazione di questi materiali in pochi paesi. Inoltre, il rischio di incendi e esplosioni delle batterie al litio resta un problema significativo.
Per questo colpisce come la soluzione a questi problemi complessi possa venire da un materiale così comune e antico come la carta. La cellulosa vegetale, elemento strutturale delle piante, diventa nelle mani di Flint la base per un nuovo paradigma energetico.
Batteria di carta, ovvero: materiali comuni per prestazioni straordinarie
Quello che rende davvero rivoluzionaria questa batteria è la combinazione di semplicità dei materiali e prestazioni eccezionali. Invece di litio e cobalto, elementi rari e problematici, Flint utilizza zinco e manganese, minerali abbondanti e soprattutto facilmente riciclabili.
“La nostra catena di approvvigionamento è molto abbondante e non abbiamo bisogno di terre rare o materiali tossici”, ha dichiarato Carlo Charles, CEO dell’azienda.
I numeri della batteria “di carta” parlano chiaro, e vale la pena di ribadirli: 50 dollari per kilowattora contro i 115 dollari delle batterie al litio. Una riduzione dei costi del 56% che potrebbe accelerare drammaticamente l’adozione di tecnologie di stoccaggio energetico, rendendo più accessibili sia i veicoli elettrici che i sistemi domestici per l’accumulo di energia rinnovabile.
Sicurezza e flessibilità senza compromessi
Vi ho già accennato della sicurezza intrinseca. Le batterie al litio sono tristemente note per gli incidenti legati a incendi ed esplosioni, specie nelle auto. Ora, se è vero (ed è vero) che l’auto elettrica si incendia più raramente di quella endotermica, è anche vero che gli incendi delle auto elettriche sono virtualmente inestinguibili, una dannazione.
La batteria di Flint, utilizzando un elettrolita a base d’acqua, praticamente elimina questo rischio.
La malleabilità della cellulosa offre un altro vantaggio significativo: la possibilità di creare batterie in forme non convenzionali. Questo potrebbe rivoluzionare il design dei veicoli elettrici, consentendo di integrare le batterie in spazi precedentemente inutilizzati e migliorando l’efficienza complessiva.
Mi entusiasma particolarmente il potenziale di questa tecnologia nel settore automobilistico, dove lo spazio è prezioso e ogni guadagno in termini di efficienza può tradursi in maggiore autonomia.
Batteria di carta, un ciclo completamente sostenibile
Due parole ancora sulla riciclabilità. Le batterie al litio rappresentano una sfida significativa per lo smaltimento, con componenti tossici difficili da separare e recuperare. Al contrario, i materiali utilizzati in questa nuova tecnologia possono essere facilmente recuperati e riutilizzati, creando un ciclo virtuoso che riduce drasticamente l’impatto ambientale.
La produzione della batteria di carta, come detto, inizierà già quest’anno, segnando potenzialmente l’inizio di una nuova era per lo stoccaggio energetico. Se le promesse si concretizzeranno, potremmo finalmente avere una soluzione di accumulo energetico che sia veramente sostenibile dal punto di vista ambientale, economicamente vantaggiosa e tecnicamente superiore alle alternative attuali.
Almeno sulla carta. Giusto?
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