Giuseppe Favilla, segretario generale della FeNSIR, ha espresso perplessità riguardo ai corsi INDIRE per la specializzazione sul sostegno, evidenziando le diverse criticità di questa misura. Secondo Favilla, il problema della specializzazione sul sostegno è molto più complesso di quanto questi corsi possano risolvere, perché riguarda tre categorie ben distinte di docenti che, seppur accomunate dall’esperienza nell’insegnamento agli alunni con disabilità, hanno esigenze e percorsi differenti:
- I docenti già specializzati tramite i cicli del TFA sostegno, che oggi sono circa 200.000 in tutta Italia, ma che non sempre riescono a ottenere un incarico stabile o ad accedere ai ruoli. Si tratta di docenti che hanno investito tempo e denaro in un percorso altamente selettivo e strutturato, e che vedono nei corsi INDIRE una possibile svalutazione della loro qualifica.
- I docenti con almeno tre anni di esperienza sul sostegno ma senza specializzazione, che chiedono una via semplificata per ottenere il titolo, rivendicando la loro esperienza maturata direttamente sul campo. Molti di loro sono stati impiegati nelle scuole con contratti precari, garantendo la continuità didattica agli studenti con disabilità, ma senza mai poter accedere alla formazione specifica per il sostegno a causa dei limiti imposti dall’attuale sistema del TFA.
- I docenti che hanno conseguito la specializzazione sul sostegno all’estero, i quali si trovano in una situazione di incertezza burocratica per via delle lunghe tempistiche del riconoscimento dei titoli da parte del Ministero. Molti di loro sono coinvolti in contenziosi giudiziari perché, pur avendo conseguito il titolo in paesi dell’Unione Europea, non hanno ancora ottenuto il riconoscimento in Italia.
Su questa situazione, Favilla ha dichiarato:
“Ci troviamo tra l’incudine e il martello: da una parte leggiamo i dati degli specializzati a livello nazionale con i vari cicli di TFA sostegno, circa 200.000; dall’altra, una platea di docenti che hanno svolto tre anni e più di insegnamento su sostegno ma che non hanno una specializzazione e che richiedono, direi anche giustamente, un percorso semplificato per ottenerla. A questi si aggiungono colleghi che hanno conseguito la specializzazione all’estero e che sono oggi in contenzioso per il riconoscimento.”
Favilla pone quindi un interrogativo fondamentale: i corsi INDIRE sono davvero la soluzione del problema? Secondo il segretario della FeNSIR, la risposta non è così scontata. Sebbene questi percorsi rappresentino un’opportunità per alcuni docenti, in particolare per quelli con tre anni di servizio sul sostegno e senza titolo, resta il nodo centrale della qualità della formazione e del valore del titolo conseguito. A tal proposito, aggiunge:
“Il rischio di questa misura è quello di creare un sistema che non garantisce la stessa preparazione offerta dai percorsi di specializzazione tradizionali. Se vogliamo davvero risolvere il problema della carenza di docenti specializzati, dobbiamo porci delle domande serie sul metodo e nel merito della risoluzione della questione.”
Favilla sottolinea che il sostegno a scuola è un settore delicato, in cui la qualità della preparazione dei docenti fa la differenza per garantire un’istruzione equa e inclusiva agli studenti con disabilità. Se si punta a un sistema di accesso semplificato, è necessario trovare un equilibrio tra il riconoscimento dell’esperienza acquisita e la necessità di garantire una formazione solida e adeguata, per il bene sopratutto degli studenti e delle studentesse.
Inoltre, solleva un ulteriore dubbio sulle condizioni imposte ai docenti con titolo estero: chi sceglie di iscriversi ai corsi INDIRE deve rinunciare a ogni contenzioso per il riconoscimento del titolo, una condizione che potrebbe mettere molti insegnanti in difficoltà. Secondo Favilla, questa scelta forzata non risolve il problema alla radice, ma rappresenta una soluzione tampone che rischia di generare nuove disuguaglianze nel reclutamento dei docenti di sostegno, inoltre ai sensi dell’art. 306 del codice civile “Il rinunciante deve rimborsare le spese alle altre parti, salvo diverso accordo tra loro” è allora indubbio che prima di procedere ad una semplice dichiarazione da parte dell’interessato ci sia un documento da parte del MIM depositato presso le avvocature territoriali dello Stato di rinuncia anche alle spese dovute fine a quel momento. Il costo aggiuntivo che si dovrà sostenere per chi ha già sostenuto un percorso all’Estero non può essere ancor di più aumentato per una semplice dimenticanza.
Per queste ragioni, la FeNSIR invita il Ministero dell’Istruzione a valutare alternative più strutturate, che permettano sia di riconoscere l’esperienza sul campo, sia di garantire una formazione adeguata, senza compromettere la qualità della preparazione dei docenti di sostegno nelle scuole italiane e di rispondere in modo equo e trasparente per chi ha svolto percorsi di abilitazione al sostegno all’Estero.
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