Carlo Turchi: pilastro della comunità senese – Ricordo

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Il ricordo di Pier Paolo Fiorenzani del noto professionista chiocciolino

L’ultimo giorno del 2004 fu doloroso e triste: una telefonata di prima mattina m’informò della scomparsa di Carlo Luigi Turchi. Un fulmine a ciel sereno; con mia moglie mi precipitai a casa sua, era ancora nel letto di morte, come se dormisse.

Nell’anticamera c’era l’Assessore Michele Logi che piangeva a dirotto e, quando provai a calmarlo, rispose “belle forze, tu hai la fede, io a cosa mi attacco?” Già la fede.

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Da 21 anni, ogni 31 Dicembre, con un necrologio-anniversario, nella cronaca locale, la Moglie Loriana, i figli Marco e Luca con i Familiari invitano, alla Messa in suffragio di Carlo, nella Chiesa di Vico Alto. E questo denota – a mio avviso – la profonda radice della popolazione senese, quella di Contrada e di devoto attaccamento al culto della Civitas Virginis, Regina di Siena e del suo antico Stato.

Pier Paolo Fiorenzani

Anche in questa chiave leggo l’attaccamento di Carlo Turchi alla città, alla sua cultura e storia, alle Istituzioni ai loro primari e vitali interessi da anteporre sempre a quelli personalistici o di parte.

Io L’ho stimato molto scoprendo queste sue qualità anche nella vita politica-amministrativa, in difesa delle giuste ragioni di Comuni, di popolazioni e territori, financo a prescindere, pur in estrema ratio, dai dettami partitici. Così è stato quando non ci è mancata la Sua preoccupata vicinanza nella lotta (1993- 1995) contro la trasformazione del Monte in SpA, come nella lunga vertenza degli Esattoriali MPS per ottenere la parità previdenziale con i loro colleghi del Credito.

Eravamo totalmente d’accordo col principio che spesso ripeteva: “nessuno deve tirarmi per la giacca quando passo per il Corso”. Ci siamo passati tante volte insieme uscendo del Comune o da una riunione in Provincia e mai nessuno ci ha mancato di rispetto anzi, tutt’altro.

Talvolta ci raccontavamo di avere entrambi ripetuto questo nostro sacro principio inderogabile a qualche birbaccione poco incline alla civica virtù.

Ricordo come fosse ora la bella commemorazione di Carlo introdotta da un dotta e cogente relazione di Moreno Periccioli: la sala del Garden era stracolma di senesi contradaioli, autorità, compagni di partito, estimatori, una folla cui si vedeva in faccia, commozione, stima, rimpianto. Carlo aveva stretti legami di politico e di commercialista particolarmente con la cooperazione in Valdelsa. Era la mente economica e finanziaria della Federazione Comunista Senese, la più importante d’Italia. In questo era succeduto a Marino Vetturini, che passò ‘di moda’ quando cadde il suo amico Prof. Virgilio Lazzeroni da Presidente della Provincia, sostituito da Peris Brogi.

Carlo Turchi, stimato professionista era un punto di riferimento tra alcuni miei Amici giovani Commercialisti, molto legati al suo sicuro, sapiente insegnamento di ”Ragioniere di campagna” come amava spesso definirsi: con loro, con i chiocciolini, con i montepaschini, con i pubblici amministratori, con tanto ’veri’ senesi era in naturale forte empatia. Io così L’ho sentito amico per tanti anni. La politica non ci ha mai divisi, né contrapposti, l’amore per la Polis e il servizio alla comunità ci ha visto in un’unità di obiettivi e di buone pratiche, mai dimenticate.

Nell’Assemblea del Monte dei Paschi Spa del 20 Aprile 2000 rivolsi un saluto e un caldo ringraziamento a Carlo Turchi “al suo ultimo atto di Sindaco Revisore del Monte dopo 25 anni che, riferisce la cronaca de La Nazione “Gli ha reso ieri l’onore delle armi (…) perché “quando c’era un problema – degli Esattoriali e del territorio – potevo sempre dirlo a Carlo Turchi, che mi avrebbe ascoltato, ricevendo come grazie una pacca sulla spalla di stima e riconoscente amicizia. E – aggiunsi – il rinnovamento non si fa certo cambiando una sola testa”.

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Questo è il mio palpitante ricordo di Carlo Luigi Turchi. Concordo in pieno con Ivano Zeppi il quale, su queste stesse pagine, lo ha definito “un marito, un padre, un professionista, un contradaiolo, un politico, un banchiere e – come oggi si direbbe – un promotore di comunità”.

Pier Paolo Fiorenzani



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