Beni confiscati alla criminalità organizzata a Caserta, uffici al lavoro per far fronte alle criticità e potenziarne gli usi. Attualmente sono 15 – tra immobili, terreni e pertinenze – quelli affidati dall’Agenzia nazionale al Comune. Alcuni sono stati regolarmente assegnati, come quello gestito a Falciano da “Spazio Donna”, altri sono stati occupati abusivamente, per alcuni si rischia un contenzioso, mentre per tutti gli altri si stanno analizzando i possibili scenari. «Si tratta di beni non sempre facili da gestire – ha detto nel corso dell’ultimo question time, sollecitata dal consigliere della Lega, Donato Aspromonte, l’assessora al Patrimonio, Anna Papa – spesso ci arrivano immobili non accatastati e tra l’acquisizione da parte dell’Agenzia e il trasferimento all’Ente trascorre un periodo abbastanza lungo. Ciascun bene poi ha la sua storia e le sue problematiche». Tra queste c’è quella delle occupazioni abusive che ha interessato i beni in via Del Ginepro e in via Camusso. «In entrambi i casi – spiega l’assessora – abbiamo avviato una interlocuzione con l’Agenzia perché non possiamo effettuare uno sgombero in autonomia».
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Diverso il caso dell’edificio di Vaccheria, che si trova in località Cugnolillo, affidato qualche anno fa a una cooperativa, con uno scopo sociale ben preciso, che è stata poi diffidata. Nella sua interrogazione il consigliere Aspromonte ha evidenziato peraltro che lo stabile appare da tempo in disuso e in condizioni di abbandono. «La cooperativa – precisa Papa – non ha adempiuto agli obblighi previsti. In data 4 giugno 2024 aveva sottoscritto un accordo con l’Ente, impegnandosi a ristrutturare lo stabile con una parte dei canoni che avrebbe dovuto versare al Comune. I lavori, fondamentali anche per la cooperativa per partecipare a bandi e accedere a finanziamenti, non sono mai iniziati. Da qui una serie di diffide e l’interruzione del dialogo tra le parti. Tra qualche giorno partirà l’ennesimo richiamo formale dopodiché sarà avviata una interlocuzione con l’Agenzia per valutare le azioni da porre in essere per rientrare nel pieno possesso del bene».
C’è un ragionamento in corso anche sull’appartamento che insiste su corso Trieste, attualmente chiuso, e per il quale, considerata la centralità del luogo, sembra si stia immaginando la partecipazione a un bando pubblico, così come per l’immobile in via San Carlo, che, complice il cedimento dello stabile adiacente, risulta inutilizzabile. Più complessa la gestione del terreno in località Piantagione, al confine con Castel Morrone. Per questo bene era stato previsto un bando per la realizzazione di un orto sociale ma la procedura, pare, sia andata deserta anche perché il sito non sarebbe completamente libero. «Si tratta di un’area di circa 70mila mq – ha chiarito l’esponente della giunta Marino – raggiungibile soltanto dalla zona dei Gradilli e poco agevole per realizzare un orto sociale. Per questo terreno serve un progetto più ampio e più articolato che andrà valutato con l’Agenzia».
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Non è risultato tra i vincitori ma potrebbe essere ammesso al finanziamento regionale di oltre 300mila euro, in caso di scorrimento della graduatoria, invece, il progetto di un centro antiviolenza da realizzare nell’immobile di via Sant’Antonio. Un appartamento di oltre 150 metri quadrati con terrazzo da ristrutturare. «Siamo fiduciosi – ha detto Papa – perché il progetto è stato dichiarato ammissibile e questo ci fa ben sperare. Se così non sarà, presenteremo un’altra idea di piano». Un discorso a parte merita il complesso in via Petrarelle, in uso alla Croce Rossa, che sta per tornare nella disponibilità del Comune: «Siamo a buon punto perché gli interessi sono convergenti. La Cri ha manifestato la volontà di lasciare il sito e il Comune ha interesse a riprenderne possesso. Solo dopo aver verificato le condizioni in cui versa l’immobile potremo decidere sul da farsi. Se cioè destinarlo a uso sociale, anche alla luce delle numerose richieste pervenute dalle associazioni, oppure locarlo e destinare i proventi a finalità sociali. Queste sono le due possibilità riconosciute in materia di gestione dei beni confiscati». Il secondo di questi scenari è quello che probabilmente verrà adottato per le sei pertinenze affidate dall’Agenzia al Comune, si tratta in prevalenza di box che potrebbero essere dati in fitto. «Attendiamo che vengano bandite tutte le procedure di affidamento – ha detto Aspromonte – e che si proceda a una riqualificazione adeguata dei beni al contempo riteniamo sia fondamentale garantire i partecipanti affinché non si trovino in situazioni di rischio».
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