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Lo scorso 26 febbraio, la Giunta Comunale di Chiaverano ha stanziato una serie di contributi a favore di alcune associazioni per iniziative culturali e di volontariato. Nello specifico, sono stati assegnati 900 euro all’associazione Organalia di Chivasso per l’organizzazione di un concerto d’organo, 2.500 euro a Legambiente di Ivrea per l’annuale campo di volontariato e 1.000 euro all’orchestra belga Baroque & More per un evento musicale. L’assegnazione di questi fondi è avvenuta con lo stesso procedimento con cui, la scorsa estate, erano stati erogati 3.000 euro all’associazione Qualitry di Torino per l’organizzazione del Triathlon di Baldassarre. L’ente chiede, il Comune concede.
Tutto chiaro? Non tanto! Non lo è per il gruppo consiliare di opposizione ChiaveranoCheVorresti, composto da Enrico Ponzetto, Simone Eusebio Bergò e Francesca Sammiceli. In un comunicato diffuso in questi giorni sottolineano come, mentre alcune associazioni ottengono fondi attraverso richieste dirette alla Giunta, le realtà associative locali devono affrontare un percorso più complesso e restrittivo.
In particolare, le associazioni di Chiaverano hanno ricevuto una lettera-bando in cui veniva indicata la possibilità di erogare soltanto due contributi da 500 euro ciascuno, subordinati alla presentazione di un progetto dettagliato. Hanno partecipato a questa selezione la Filarmonica, la Pro Loco di Bienca e Trailaghi, ma alla fine la Filarmonica è stata esclusa.
Secondo l’opposizione, il metodo con cui sono stati distribuiti i fondi si discosta dal regolamento comunale attualmente in vigore, che prevede finestre temporali differenti per la presentazione delle domande. Inoltre, i tempi concessi per la richiesta di contributi sono stati estremamente ridotti, i criteri di valutazione non erano chiari ai partecipanti e non risultavano adeguati per una corretta analisi da parte della Commissione.
Proprio per queste ragioni, il consigliere Simone Eusebio Bergò, membro della Commissione, ha deciso di astenersi dal voto, ritenendo il processo non trasparente.
La questione sollevata dall’opposizione riguarda in particolare l’equità di trattamento tra le associazioni locali e quelle esterne.
“Perché le nostre associazioni devono presentare domande e progetti complessi e rischiare di non essere sostenute, mentre per le altre è sufficiente chiedere?” si domandano i consiglieri di minoranza.
Enrico Ponzetto, Francesca Sammiceli e Simone Eusebio Bergò chiariscono che la polemica non è sull’erogazione dei fondi in sé, né sul valore delle attività finanziate, ma sulla disparità di trattamento tra realtà associative diverse.
“Trailaghi e Pro Loco di Bienca andavano sostenute. Organalia, Legambiente e Baroque & More andavano sostenute. Ma anche la Filarmonica ha bisogno e merita di essere sostenuta allo stesso modo.”
Alla luce di tutto questo, l’opposizione avanza una provocazione: se per ottenere contributi basta scrivere direttamente alla Giunta, allora anche la Filarmonica e le altre associazioni locali potrebbero seguire lo stesso metodo. “Visti i precedenti, siamo sicuri che sarà loro dato.”
Pur criticando l’attuale gestione, il gruppo consiliare preannuncia una proposta di modifica del regolamento, con l’obiettivo di garantire un sistema più chiaro e trasparente. “Noi il regolamento vorremmo applicarlo, perché serve a evitare trattamenti preferenziali e perché è ciò che ci si aspetterebbe da un’amministrazione corretta. Siamo però d’accordo con la Maggioranza che l’attuale regolamento abbia molti limiti, che vanno superati.”
La palla ora passa alla Giunta, che dovrà decidere se accogliere la proposta dell’opposizione o proseguire con un sistema che, secondo alcuni, sembra premiare solo chi sa come e a chi chiedere i fondi pubblici.
Chiaverano e l’arte della distribuzione creativa dei contributi
Si chiama equità, ma a Chiaverano forse il significato del termine è stato smarrito in qualche faldone. C’è un sistema affascinante e molto selettivo per assegnare i contributi pubblici: basta chiedere. O meglio, basta chiedere nel modo giusto e, soprattutto, essere l’ente giusto. Un po’ come partecipare a una lotteria in cui il biglietto vincente lo stampa direttamente la Giunta.
La storia è semplice: se sei un’associazione di fuori, puoi bussare alla porta e, come per magia, ottenere il finanziamento. Se invece sei di Chiaverano, beh, allora scatta la grande avventura del bando: moduli da compilare, tempi ristretti, criteri nebulosi e il brivido dell’attesa per scoprire se, dopo un’attenta valutazione, sarai degno dei pochi spiccioli messi a disposizione. Ah, e non vale neanche provarci tutti: qualcuno, inevitabilmente, rimarrà a bocca asciutta. La Filarmonica, ad esempio, non è rientrata nel fortunato duo che si è aggiudicato i 500 euro di gloria.
E qui sorge spontanea una domanda: perché questa differenza di trattamento? La risposta potrebbe trovarsi in un’intricata logica amministrativa che sfugge ai comuni mortali. Forse c’è un algoritmo segreto che stabilisce a chi dare senza troppi fronzoli e chi, invece, deve sottomettersi al rito burocratico del “bando della speranza”. O forse, più semplicemente, è la regola del “così si è sempre fatto”. Peccato che questa regola assomigli più a una sceneggiatura di un film comico che a un’amministrazione trasparente.
L’opposizione, tra un atto di rassegnazione e un sussulto di dignità istituzionale, ha deciso di proporre una modifica al regolamento per evitare che il criterio dominante resti quello del “chi arriva prima meglio alloggia”. Un’idea rivoluzionaria, certo, ma chissà se verrà accolta con lo stesso entusiasmo con cui vengono accolte le richieste delle associazioni esterne.
Nel frattempo, alle associazioni di Chiaverano non resta che un’unica strategia vincente: cambiare residenza. Magari dichiararsi “delegazione distaccata di un ente di Torino” o inventarsi un nome esotico, tipo “Chiaverano Global Society for International Events”. Se il sistema funziona per gli altri, perché non sfruttarlo a proprio vantaggio?
E così continua la meravigliosa saga dei contributi, con la Giunta nel ruolo del genio della lampada che esaudisce desideri, purché espressi nel modo giusto. Peccato che per le associazioni locali il desiderio rimanga sempre lo stesso: essere trattati con lo stesso rispetto di chi arriva da fuori.
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