Da Timor-Leste alla Spagna il cammino dei volontari verso la Porta Santa

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#finsubito


di Isabella H. de Carvalho

Divise, bandiere e sciarpe di tutti i tipi e colori hanno riempito piazza Pia, all’inizio di via della Conciliazione, dove tra sabato 8 e domenica 9 marzo un flusso costante di pellegrini ha percorso il tragitto verso la Porta Santa della basilica Vaticana. Per il Giubileo del nondo del volontariato, membri di associazioni, onlus, organizzazioni e altri enti sono venuti numerosi da tutta Italia e dal mondo, in solidarietà anche con i colleghi che in questo momento continuano a servire persone bisognose in tutti e cinque i continenti. Hanno viaggiato molte ore per poter essere presenti, come alcuni dei rappresentanti della Protezione civile della Liguria, che si sono svegliati alle 2 di notte per arrivare in mattinata. Un altro gruppo ha invece fatto molte ore di volo, venendo dal Timor-Leste, Paese del sudest asiatico con una grande popolazione cattolica, che Papa Francesco ha visitato nel settembre del 2024.

«Siamo molto entusiasti di partecipare al Giubileo dei Volontari e vivere questo momento che accade ogni 25 anni. È un privilegio», racconta Bernadete Magalhaes, timorese di 38 anni che era stata una volontaria durante il viaggio del Pontefice nel suo Paese. Allora aveva assistito i fedeli presenti agli eventi papali. Ha avuto anche l’opportunità di salutare e abbracciare Francesco. «È il mio miglior ricordo del viaggio. Siamo molto contenti di poter essere qui ed essergli vicino», aggiunge. Mentre aspettano per cominciare il percorso su via della Conciliazione, un gruppetto di una decina di persone con in mano bandiere e uno striscione con scritto «Pellegrini di Speranza, Timor-Leste» intona un canto.

Ivano, membro del comitato della Croce Rossa di Cesenatico, in Emilia-Romagna, varca la Porta Santa con la speranza «che ritorni la pace, anche in tutta l’Europa». Ha alle spalle trent’anni di esperienza: «Noi, come volontari, seguiamo anche zone di guerra. Nel nostro comitato c’è chi, in questo momento, è in Ucraina per un trasporto di viveri. Quindi facciamo questo pellegrinaggio anche con loro in mente», spiega. Anche Estelle, volontaria spagnola di CaixaBank che dedica le sue domeniche ai bambini negli ospedali, ricorda le persone che attualmente soffrono nei conflitti sparsi nel mondo. «In Europa siamo molto fortunati, abbiamo da mangiare, domiamo bene, ma il mondo non è così ovunque. In Ucraina la gente sta morendo per la guerra», dice. «Il volontariato aiuta a cambiare mentalità» e a riconoscere questi privilegi, e «per tutti nel mondo sarebbe importante dedicare un paio di giorni al mese al volontariato», sottolinea.

Estelle rivolge anche un pensiero particolare al Papa, che dal 14 febbraio è ricoverato al Policlinico Gemelli. «Tredici anni fa, quando Francesco ha iniziato il suo pontificato, io ero qui, quindi tornare è magico. Preghiamo tutto il giorno per il Pontefice. Lui è speciale per me, e pensiamo al suo recupero; è la cosa più importante in questo momento».

Per altri, la bellezza di questa giornata si riflette pure nel poter incontrare diverse persone che dedicano il loro tempo a chi soffre. «Abbiamo anche l’occasione di radunarci con tanti volontari di vari gruppi della Croce Rossa, della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco. È una bellissima esperienza conoscere chi è altrettanto motivato, come penso di essere io,» afferma Giovanni, volontario della Protezione civile del gruppo comunale di La Spezia. Come volontari «non cerchiamo ricchezza, cerchiamo valori», come ad esempio la speranza, «linfa vitale che ci spinge ad andare avanti», prosegue. «Se c’è qualcosa che va male, come una malattia o una difficoltà economica, se non c’è la speranza di uscire da quel momento buio, allora uno si arrende. Bisogna avere sempre speranza in un futuro migliore, in un futuro di pace, in un futuro dove non ci sia sofferenza nel mondo, né fame, carestia o guerra», continua Giovanni. Una prospettiva essenziale per un servizio come quello della Protezione civile che assiste la popolazione anche in situazioni di emergenza come terremoti o alluvioni, osserva. Una visione che si vuole lasciare anche alle giovani generazioni, perché possano dedicare il loro «tempo libero a favore della popolazione».



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