“L’Abruzzo manca l’obiettivo 2024. Deficit di 88 MW di potenza”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Richiedi prestito online

Procedura celere

 



L’AQUILA – Italia e Abruzzo bocciate rispetto al raggiungimento dell’obiettivo al 2030 sullo sviluppo delle rinnovabili fissato dal Decreto Aree Idonee. Nonostante i risultati parziali e positivi di questi ultimi anni – con 17.717 MW di rinnovabili installati dal 2021 al 2024 con una media annuale di 4.429 MW l’anno – l’Italia rischia di non rispettare l’obiettivo degli 80.001 MW di nuova potenza da installare entro il 2030 e di raggiugere questo obiettivo nel 2038, impiegando 8 anni in più. Ad oggi la Penisola con 17.717 MW ha, infatti, raggiunto appena il 22% dell’obiettivo 2030, mancano all’appello 62.284 MW da realizzare nei prossimi sei anni,  pari a 10.380,6 MW all’anno, ma la strada da percorre è tutta in salita, sia a livello nazionale sia a livello regionale e comunale, anche a causa di decreti e leggi sbagliate, ritardi, ostacoli burocratici e opposizioni locali. 

In Abruzzo, considerando i 366MW di installazioni realizzati tra il 2021 e il 2024, ad oggi la regione è in deficit di 88MW rispetto ai 454MW previsti per il 2024 dal Decreto Aree Idonee ed è solo al 17,5% dell’obiettivo di 2092 MW di nuove installazioni previsto per il2030: considerando la media di installazioni degli ultimi quattro anni, all’attuale velocitào ccoreranno 18,9 anni per realizzare i 1541,6MW mancanti, con un ritardo di 12,9 anni rispetto al 2030. 

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Questo è quanto emerge dal nuovo report Scacco matto alle rinnovabili 2025 con un’analisi puntuale sui ritardi nelle nuove installazioni, sui blocchi alle rinnovabili e sulla questione aree idonee. Obiettivo, inviare un chiaro appello al Governo Meloni e alle Regioni ribadendo che i ritardi che sta accumulando l’Italia sul fronte rinnovabili sono inaccettabili, se si considera l’accelerazione della crisi climatica nella Penisola (2.098 eventi meteo estremi dal 2015 a oggi, di cui 753 allagamenti e 522 danni da raffiche di vento e trombe d’aria, 1137 i comuni colpiti) e le mancate occasioni di sviluppo, anche in termini occupazionali, per i territori. 

A incidere pesantemente anche il numero dei progetti nazionali in stallo. Dal 2015 al 15 gennaio 2025 sono 2.109 i progetti avviati a valutazione. Di questi, secondo le elaborazioni di Legambiente sui dati disponibili sul portale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, 115 i progetti in attesa della determina da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 85 quelli che hanno ricevuto il parere della Commissione Tecnica VIA PNRR-  PNIEC ma che rimangono in attesa del parere del Ministero della Cultura (MIC), 1.367, pari all’79% del totale, quelli in fase di istruttoria tecnica da parte del Comitato PNRR-PNIEC (con 44 progetti risalenti al 2021, 367 al 2022, 505 al 2023 e 451 al 2024). 

“L’Italia è in colpevole ritardo sugli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili da raggiungere al 2030 – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – I principali ostacoli non tecnologici sono gli iter autorizzativi lenti, per l’ostracismo del Ministero della Cultura e l’inazione delle Regioni, i decreti ministeriali sbagliati e ideologici, come quelli su aree idonee e agricoltura, e le politiche miopi del Governo Meloni, che non fa altro che rendere la Penisola ancora più dipendente dagli speculatori del gas, puntando anche sul ritorno del nucleare, opzione energetica sconfitta dal libero mercato, a causa dei suoi costi esorbitanti,  mentre altri ritardi potrebbero aggiungersi con le future leggi regionali sulle Aree Idonee. 

Per rendere indipendente l’Italia e per aiutare famiglie e imprese, facendo diminuire la bolletta, occorre accelerare la diffusione delle rinnovabili, lo sviluppo delle reti e la realizzazione degli accumuli anche in vista del passaggio dal Prezzo Unico Nazionale dell’elettricità a quelli zonali, che porteranno maggiori vantaggi proprio alle Regioni con una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili”. 

Ad oggi, sottolinea Legambiente, sono 9 le Regioni che hanno avviato pubblicamente o approvato l’iter per la definizione delle Aree Idonee. Analizzando gli iter normativi, sono 4 le regioni – Sardegna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo – bocciate da Legambiente; 3 – Piemonte, Sicilia e Calabria – quelle giudicate non classificabili in quanto la proposta sulle aree idonee non è ancora finalizzata o incompleta; una regione rimandata – la Puglia – e una sola è stata promossa – la Lombardia – seppur il suo iter non si sia ancora concluso. Le altre 11 regioni (Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Liguria, Molise, Trentino e Alto-Adige, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto) ad oggi non hanno ancoraavviato, almeno pubblicamente, l’iter di definizione delle Aree Idonee. 

Mentre la Regione si appresta a discutere l’approvazione definitiva del testo regionale sulle Aree Idonee – per il quale l’associazione, audita in Commissione consiliare “Territorio,Ambiente e Infrastrutture”, aveva richiesto una revisione sostanziale del disegno di legge e un approccio più coraggioso e lungimirante – il provvedimento rischia comunque di scontrarsi con le sentenza del TAR del Lazio e le censure della Corte Costituzionale. Nel frattempo, tra le 92 situazioni di blocco alle rinnovabili mappate e censite da Legambiente dal 2022 a oggi in Italia, spicca la forte opposizione all’eolico nel territorio del Vastese

Anziché promuovere una valutazione adeguata dei progetti e un coordinamento tra le proposte – considerando anche gli interventi di revamping sugli impianti esistenti – il dibattito continua a focalizzarsi sul cosiddetto “assalto eolico”, alimentando il timore che tutte le richieste possano essere approvate contemporaneamente. 

“Oggi, anche considerando il ritardo rispetto ai 2092MW da installare in regione entro il 2030 – dichiara Silvia Tauro, Presidente di Legambiente Abruzzo – non servono moratorie più o meno nascoste o blocchi, ma una programmazione concreta e concertata per le energie rinnovabili sul nostro territorio. Mentre questi ritardi rischiano di compromettere sia la decarbonizzazione sia opportunità economiche legate alla transizione energetica in nome di presunte contrapposizioni tra gli impianti e il benessere e lo sviluppo dei territori, quello che resta evidente sono le conseguenze dirette della crisi climatica che ha e avrà impatti sempre maggiori non solo a livello ambientale, ma anche economico e produttivo. Perdite e investimenti per l’adattamento climatico che saranno sempre più costosi perchè tardivi, insieme ai costi energetici sempre più volatili che già oggi famiglie e imprese stanno affrontando, sono le reali paure con cui dobbiamo confrontarci e a cui dobbiamo rispondere a tutti i livelli.” 

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Proprio per incontrare i cittadini e far conoscere gli impianti a fonti pulite presenti sul territorio, il 12 aprile 2025 prenderà il via nella Penisola la seconda edizione del Green Energy Day, la giornata nazionale dedicata alla transizione ecologica, promossa dal Coordinamento FREE e da un ampio cartello di associazioni, con visite guidate e gratuite in diversi luoghi dove si pratica la transizione ecologica, puntando e investendo sulle rinnovabili,  mentre mentre è in arrivo la seconda edizione del Premio nazionale CERS 2025, promosso da

Legambiente in collaborazione con Generali. 

Le 10 proposte di Legambiente

Per rendere l’Italia un hub delle rinnovabili, ridurre fortemente la dipendenza dal gas fossile,  e offrire occasioni di sviluppo e competitività ai territori Legambiente lancia, quindi 10 proposte01 Si completi, al più presto l’organico della Commissione PNRR – PNIEC del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, rafforzando anche il personale degli uffici regionali e comunali preposti alle autorizzazioni; 02 Si riveda il Decreto sulle Aree Idonee e la Legge 199/2021 dando indicazione univoche alle Regioni e meno ideologiche a partire dalle distanze tout court da beni culturali, siti Unesco ma anche da strade, autostrade,  siti industriali. Ma, anche indirizzando meglio le Regioni e i Comuni nella scelta delle aree non idonee che non devono essere utilizzate come scusa per rallentare la transizione energetica; 03 Si riveda il Decreto Agricoltura, con particolare riferimento ad una maggiore ed efficace distinzione tra fotovoltaico a terra e agrivoltaico, e dando la possibilità,  comunque, agli agricoltori di poter realizzare impianti su porzioni di territorio agricolo meno produttivo. In particolare, l’agrivoltaico dovrebbe essere possibile su tutte le aree agricole, e solo attraverso il piano agronomico atto a valutare se un impianto di questo genere possa essere adeguato alla coltura presente; 04 Si acceleri la transizione verso il prezzo zonale formato in base al sistema energetico delle varie aree geografiche. A tal proposito occorreeliminare al più presto il corrispettivo aggiuntivo stabilito da Arera che unifica i prezzi a

livello nazionale, ma anche stimolare e aiutare le imprese, a partire da quelle del nord, verso contratti PPE con impianti a fonti rinnovabili al fine di ridurre i prezzi. A questo va aggiunto Lo scorporo nel prezzo finale tra gas e rinnovabili, strumento strategico per dare ai territori e ai cittadini una risposta immediata sul valore delle rinnovabili nei territori; 05 Si intervenga per snellire ulteriormente gli iter autorizzativi dei progetti di repowering degli impianti dei parchi eolici esistenti, per estendere la possibilità di realizzare impianti fotovoltaici a terra anche alle aree agricole all’interno dei Siti di interesse nazionale (SIN) e regionale (SIR) da bonificare, garantendo la possibilità di intervento per le operazioni di risanamento; 06 Si renda obbligatoria l’installazione di impianti fotovoltaici nei parcheggi di superficie superiore a 1.500 mq, come fatto in Francia; 07 Si garantisca il completamento dei percorsi avviati con gli accordi tra GSE e i principali settori industriali energivori; 08 Si intervenga al fine di migliorare l’accettabilità sociale degli impianti, con norme che prevedano la partecipazione attiva e costruttiva dei territori – intesi come cittadini, associazioni e comitati oltre ai Comuni – nella valutazione dei progetti al fine di migliorarli, ma anche nella scelta di come utilizzare le compensazioni previste dai progetti; 09 Si rafforzino e accelerino le politiche di sviluppo della rete, anche al fine di accorciare i tempi di connessione degli impianti alla stessa; 10 Si sviluppi una campagna informativa e di sensibilizzazione in tutti i territori che coinvolga la popolazione, ma anche le Amministrazioni locali sui benefici degli impianti a fonti rinnovabili.



TAGS



Prestito personale

Delibera veloce

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link