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Il Napoli domina per sessanta minuti la Fiorentina e poi stringe i denti: a segno Lukaku e Raspadori, grande prova di McTominay e Gilmour
Zero al caos arbitrale. Al Napoli manca un rigore netto su Lukaku, a Gudmundsoon un sacrosanto secondo cartellino giallo che l’avrebbe tolto dal match. Ancor peggio accade in un sabato sera oscurantista. Dopo gli audio, pure i replay scarseggiano e gli orologi suonano in ritardo. Un clima assurdo, con l’Inter che da quaranta giorni vince con episodi arbitrali discutibili. C’è uno, ma uno soltanto, che crede che a maglie invertire quello di Lautaro sull’autogol del 3-2 non sarebbe stato sanzionato? Secondo me, manco uno. Pare di subire l’ ’Effetto Mr. Smith in Matrix: l’Agente Smith è un programma del sistema che ha il compito di mantenere l’ordine del sistema stesso. Inquietante.
Uno il clean sheet nel girone di ritorno in nove partite: nel girone d’andata erano stati 11 in 19 gare: è questo l’aspetto su cui Conte starà lavorando di più. Piccole sbavature sul gol viola, incomprensioni in centesimi di secondo che vanno cancellate per tornare a blindare la porta di Meret. Ovviamente c’è qualcuno che ha provato a dare la colpa ad Alex pure per il gol della Fiorentina. Fuori strada come la piccola Celestina in Napoli-New York di Tornatore che scambia la Statua della Libertà con la Madonna di Pompei!
Due gare consecutive giocando da leader: ’anvedi come balla Billy lì in mezzo, che pare sempre che non ci arrivi e invece poi ci arriva prima degli altri. Altra partita super di Gilmour, che recupera palloni e non ne spreca mai, come quell’amico che quando c’è da pagare ha lasciato il portafoglio in macchina: economista puro. Il nuovo ministro dell’Economia di Conte fa tornare in conti, gestisce tante situazioni con lucidità estrema: si riveda l’azione di 2-0 per comprenderne a pieni l’intelligenza calcistica.
Tre gol in quattro gare giocate lì dove deve, dove la sua natura pallonara trova pieno compimento. È bastato riportare Raspadori nel suo habitat naturale, fargli espirare l’aria di rigore come un koala con le foglie di eucalipto, assicurarsi che usasse le corsie laterali solo come eccezione alla norma, ed eccolo qua il talento che si impone. Jack è speciale, lo ha sempre saputo chi l’ha visto crescere, col suo magnetismo per il gol, una sorta di attrazione fatale. Se sta lì davanti, spalleggiato da uno come Big Rom, può segnare tanto. Tantissimo. Come cambiano i destini, si rivoltano come calzini.
Quattro cambi ed un controllo assoluto dello spogliatoio e sullo spogliatoio. C’è un aspetto che molti dimenticano quando si parla su Conte, eppure è un mezzo miracolo, misticismo puro della gestione del personale. Giocano poco le riserve, ma nessuno mai fiata, nessuno fa facce strane. Chi entra, anche per una manciata di secondi, prova a guadagnare punti nelle gerarchie del Generalissimo Tonino. D’altronde il management altro non è che la motivazione degli altri.
Cinque ai cattivi pensieri di Simeone, quelli che gli tolgono energia e lucidità nella cavalcata solitaria verso la porta viola. Quelli che lo spingono a porre l’altra guancia de Gea, quando invece era il momento di Arrabbiarsi, che altrimenti finisce che nella mischia finale rischi di mandare a donne di facili costumi una gara dominata. Giovanni ha segnato un solo gol in campionato, gioca poca, ma quando gioca mica incide. Errore gravissimo, a prescindere da come va a finire la partita. Siamo in credito di un gol Cholito, ne serve uno pesantissimo in queste ultime gare. Ci facciamo un post-it.
Sei a uno, poteva finire tranquillamente sei a uno. Una considerazione genera due sentimenti contrastanti: soddisfazione e rabbia. Il primo tempo del Napoli andrebbe custodito in una teca, esposto in piazza come il messaggio di tua moglie con scritto ‘Scusa’: rarità assoluta. È un dominio totale quello napoletano, che investe ogni aspetto del gioco. Sbucano azzurri dappertutto nell’area viola, un flusso ininterrotto, una specie di cascata azzurra che travolge la Fiorentina. Poi arriva il 2-0, qualcuno pensa che sia finita, metteteci pure una spolverata di paura per una vittoria che mancava da troppo tempo, ed ecco spiegato il finale. Però, ragazzi, lo sappiamo tutti: “Chi nun tene coraggio nun se cocca ch’ ‘e femmene belle”.
Sette ad un momento di bellezza fluente, con gli occhi che vanno su, fino al cielo per seguire un pallone che s’è fatto sombrero, e poi vanno fissi nuovamente su quella sfera che torna nuovamente sul piede magico di Lobotka. La giocata lì in mezzo è uno dei momenti più belli, affresco di grandezza di Stan, che con Gilmour a fare il lavoro sporco può prendersi qualche licenza poetica in più sul copione del match. Attimi che tolgono i sospiri, quelli che non puoi dimenticare. Ossigeno per il cuore lo slovacco.
Otto all’incredibile Scott, che a tratti compie un vero abuso sulla Fiorentina, chi non se ne accorge ha la stessa soglia di attenzione di un pesce Rosso. Non è McTominay, ma Mr. Fantastic dei Fantastici 4, che si allunga, si piega, si infila e arriva sempre e comunque sul pallone prima degli altri. Si piazza a sinistra come un estremista russo nello scacchiere di Conte e martella (senza falce) la difesa di Palladino: nascono solo cose belle dai suoi piedi. È inspiegabile come un corazziere come lui possa pensare di danzare sulla linea di fondo dopo un doppio dribbling, e invece quasi ci riesce dopo. Tutte le notti, prima di andare a dormire, nelle vostre preghierine inserite pure un pensiero per la dirigenza del Manchester. Che acquisto pazzesco.
Nove a Conte, che ha affrontato più emergenze di Margaret Thatcher, ben consapevole di dover combattere una battaglia più volte per vincerla. Gli hanno ‘venduto il migliore’ (riferendosi a Kvara), lo ricorda nel dopo gara, ha avuto tanti infortuni, non ha ricevuto il sostegno adeguato a gennaio eppure è lì, aggrappato a questo sogno, con ogni particella del corpo, a spingere affinché lo straordinario diventi ordinario. “Non è normale” ciò che stiamo facendo, aggiunge, ed onestamente è impossibile dargli torto. Anche con la Fiorentina ha mostrato nuove soluzioni tattiche, varianti nella costruzione della manovra ed una capace di adattamento alle difficoltà. “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.”
Dieci i suoi gol, che sono una parte di un tutto spesso mortificato dalla superficialità delle analisi. Lukaku fa il gigante che si porta tutti sulle spalle, apre in due la partita come Mosè fece col Mar Rosso, favorendo il passaggio di tutti i compagni. È colui che indica la strada, che si prende tutto il peso addosso, per rendere gli altri più leggere. In doppia cifra coi gol, avendo servito già 8 assist: fanno 18 cioccolatini, tutti da scartare. I destini del Napoli sono legati a doppio filo a Big Rom: se lui segna, le possibilità di vincere del Napoli si impennano come i capelli di Cameron Diaz in Tutti Pazzi per Mary con il gel gentilmente offerto da Ben Stiller. Lasciate in pace Romelu.
Un pensiero a Emidio Pablo Monterosso, tifoso instancabile del Napoli, scomparso per un tragico incidente. Che la terra ti sia lieve.
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