CREMONA – Continua a far discutere la proposta dell’amministrazione comunale di utilizzare i fondi ottenuti con il risarcimento Tamoil per la riqualificazione di piazza Roma e altre aree verdi. Il sindaco Andrea Virgilio spiega le ragioni di questa scelta che dovrà passare per il Consiglio comunale.
Perché usare proprio i fondi Tamoil? Non sono vincolati a interventi di carattere ambientale?
«I fondi a disposizione non sono un’eredità casuale, ma il risultato di una scelta ben precisa dell’amministrazione precedente: costituirsi parte civile subentrando all’iniziativa di Gino Ruggeri. Non sono fondi vincolati, ma vogliamo restare fedeli allo spirito della delibera del 2019, che ne indicava l’impiego in ambito ambientale. Questo significa che abbiamo un’ampia gamma di possibilità per migliorare Cremona. È importante chiarire un punto: questi fondi non possono essere destinati a bonifiche di aree private, e comunque sarebbero solo una goccia nel mare rispetto alle risorse necessarie per un intervento su vasta scala. Il vero obiettivo è investire sulla città e sulla qualità della vita dei cittadini, attraverso progetti concreti e sostenibili. Da qui nasce l’idea di intervenire su piazza Roma, un nodo centrale della nostra città. Il nostro programma ha sempre messo al centro la necessità di ripensare piazze e parchi pubblici, di portare più verde in città per contrastare le isole di calore, ridurre l’impermeabilizzazione del suolo, migliorare la qualità dell’aria e abbattere l’inquinamento acustico. Le piante, infatti, assorbono CO₂ e sostanze nocive, migliorando l’ambiente urbano. Ma non solo: vogliamo creare spazi di aggregazione, favorire la socialità e il benessere delle persone. Perché una città più verde è anche una città più vivibile. E allora, riqualificare il cuore verde di Cremona è o non è un’azione di sostenibilità ambientale? La risposta è certamente sì».
Quanti fondi servono su Piazza Roma e quanta parte del risarcimento Tamoil potrebbe venire usata per questo scopo?
«Siamo ancora nella fase di valutazione tecnica, ma una cosa è certa: i 2,4 milioni di risarcimento non saranno destinati esclusivamente a piazza Roma. Questo intervento sarà soltanto il primo di una serie di progetti che la Giunta metterà in campo per rafforzare il legame tra città e verde. Perché investire su parchi e alberi non è solo una questione estetica, ma di qualità della vita: significa gestire meglio le acque piovane, tutelare la biodiversità, creare spazi di socialità e ridurre lo stress quotidiano. Una città più verde è una città più forte, più vivibile e pronta ad affrontare le sfide del futuro».
Più volte, esponenti della Giunta precedente e poi anche lei stesso avete ribadito che l’uso di quei fondi sarebbe stato deciso coinvolgendo la cittadinanza. Questa proposta è uno strappo a questo impegno? A che punto è la Commissione tecnico scientifica che avrebbe dovuto valutare i progetti?
«La delibera del 2019 ha previsto l’insediamento di una commissione che vedeva il Segretario comunale come presidente, affiancato da figure tecniche da individuare, senza specificarne i profili, i ruoli e le modalità di selezione. L’unico membro eletto della commissione veniva individuato nella figura del presidente del Consiglio comunale. Già nel mandato precedente si era avvertita la carenza di democrazia locale in quel tipo di composizione e pertanto non si è data attuazione alla delibera. Recentemente, il presidente del Consiglio comunale (Luciano Pizzetti, ndr) ha posto il tema all’interno di un Ufficio di presidenza, avanzando una proposta di lavoro che mettesse al centro il ruolo del Consiglio comunale. Ciò per fare in modo che tutti i gruppi siano protagonisti della scelta dei progetti da finanziare in campo ambientale, nel tentativo di trovare una condivisione ampia, eventualmente ricercando fra le proposte presenti nei programmi di governo dei diversi schieramenti. Ad esempio, è ben noto che piazza Roma è un contesto che la gran parte delle forze politiche ha ritenuto oggetto di attenzione. Nel prossimo Consiglio comunale sarà votata una delibera che indica l’ufficio di Presidenza quale riferimento per definire una proposta di utilizzo delle risorse, sulla base di una prima valutazione della giunta, che comunque non rinuncia alle sue proposte. Mi sembra dunque che ci siano tutte le condizioni per costruire progetti condivisi, ma soprattutto utili ai cremonesi, all’ambiente e alla città».
La proposta sta riaprendo ferite a sinistra riproponendo gli schieramenti che si erano formati sul biometano: c’è il rischio di ripercussioni sulla maggioranza?
«Con la maggioranza il confronto c’è già stato: ora è il momento degli approfondimenti tecnici. Le proposte devono essere infatti sostenibili, concrete e in linea con gli obiettivi. Quanto alle polemiche, c’è chi sembra più interessato a regolare vecchi conti che a discutere davvero di ambiente. Prendiamo il sindaco di Gerre (Michel Marchi, ndr): qualche anno fa tuonava contro le amministrazioni di centrosinistra perché voleva la strada sud, ovvero un bel nastro d’asfalto in mezzo al Parco del Po e del Morbasco. Oggi si erge a paladino dell’ambientalismo? Curioso. Al di là dei toni sempre sopra le righe e poco rispettosi verso i colleghi, di certo non brilla per coerenza».
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