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Si chiude con un accordo sul Piano di trasformazione il tavolo tenuto ieri presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla vicenda Versalis. Un protocollo d’intesa siglato da Cisl, Uil, Cisal e Ugl, mentre la Cgil ha deciso di prendersi una settimana di tempo prima di decidere il da farsi. Idem per quanto riguarda le amministrazione regionali coinvolte. Né Puglia, presente con il presidente del comitato Sepac Leo Caroli, né Sicilia né Emilia Romagna hanno ancora siglato l’accordo, sebbene quest’ultima si sia detta d’accordo.
Una tappa fondamentale, per il ministro
Un protocollo che ha lo scopo di garantire tutti i livelli occupazionali, indotto compreso, e che prevede anche una serie di tavoli a livello locale per monitorare costantemente lo stato di attuazione del nuovo piano industriale di Versalis che, a giudicare dalle parole del ministro Adolfo Urso, è condiviso dal governo. «Raggiunta una tappa fondamentale verso un futuro sostenibile per il settore chimico» ha commentato il ministro Adolfo Urso. «Non ci siamo arresi di fronte alle difficoltà – ha aggiunto – ma abbiamo scelto di guardare al futuro, trasformando una crisi in un’opportunità straordinaria per rilanciare la chimica, rendendola un settore competitivo e protagonista della transizione green». Il ministro, prima dell’avvio della riunione, ha ripercorso i vari passaggi della questione. «Lo scorso autunno – ha ricordato Urso – l’azienda ci ha presentato il suo piano di riconversione industriale, impegnativo ma necessario. Abbiamo subito avviato un confronto, prima bilaterale e poi con tutte le parti sociali e gli enti locali, perché diventasse un progetto Paese».
Il piano di transizione e le batterie
Commentando gli esiti della riunione, invece, ha ricordato come il piano preveda, «da un lato, la ristrutturazione della chimica di base, con la fermata degli impianti di cracking e, dall’altro, lo sviluppo delle nuove piattaforme sostenibili della chimica circolare, bio e specializzata. A Brindisi sorgerà invece una gigafactory di accumuli stazionari sviluppato in collaborazione con Seri Industrial SpA. Queste nuove piattaforme tecnologiche garantiranno complessivamente il mantenimento dell’attuale intensità industriale e occupazionale». Eni, dal canto suo, «ha assicurato che il piano di trasformazione sarà attuato entro cinque anni e prevede investimenti per oltre 2 miliardi di euro, con una riduzione di circa 1 milione di tonnellate di Co2, pari al 40% delle emissioni di Versalis in Italia». Il ministero, infine, ha garantito «il massimo supporto all’operazione, istituendo, d’intesa con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, un tavolo di coordinamento e monitoraggio per l’attuazione del Piano Eni. L’obiettivo è garantire il rispetto di tutti gli impegni assunti, inclusi i tempi di realizzazione, la tutela dei livelli occupazionali e l’impatto sulla filiera a valle e sull’indotto».
Il modello: confronto tra tutte le parti
Per quanto riguarda la gestione della vertenza, invece, per il ministro Urso, l’accordo sottoscritto dai sindacati, Cgil esclusa, almeno per ora, «rappresenta un esempio di politica industriale per gestire la sfida della transizione, che mi auguro possa diventare un modello nelle relazioni sociali». Dal punto di vista del ministro, in effetti, «il metodo del confronto ha raggiunto un risultato positivo, come mi sembra emerga dal Protocollo di intesa con le forze sindacali». Questo, ha rivendicato, «è il frutto di un impegno continuo che il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha assicurato con i due tavoli tecnici regionali, coinvolgendo sin dall’inizio tutte le parti, compresi sindacati ed enti locali. Un confronto sviluppato anche attraverso gli incontri che ho avuto con il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e, anche la scorsa settimana, con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano; poco fa il presidente De Pascale della Regione Emilia-Romagna e prima ancora il vicepresidente Colla, l’assessore Guidesi della Regione Lombardia oltre agli incontri con i sindaci che ne hanno fatto richiesta». Il ministro, e con lui il governo, sembra dunque condividere quelli che sono i piani dell’azienda. «Grazie ai due miliardi di investimenti in nuove piattaforme tecnologiche, sarà assicurato – ha sostenuto infatti Urso – il ritorno alla competitività, il mantenimento dell’intensità industriale e occupazionale, con il massimo coinvolgimento dell’indotto locale. Un Piano che punta al soddisfacimento delle tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, economica e sociale. Dobbiamo gestire insieme la transizione green, una grande sfida che il Paese può vincere».
In visita negli stabilimenti
Polo combustibile green in Sicilia e a Brindisi «il più grande impianto di accumulatori del Paese: bene gli investimenti sulla transizione green, così Versalis contribuisce alla politica industriale che guarda al futuro, consentendo all’Italia di diventare un polo produttivo nella tecnologia green». Parole che confermano il sostegno ai piani di Eni e Versalis. Infine, il ministro ha ringraziato gli operai di Brindisi, di Ragusa, Priolo e Augusta. «Sarò in fabbrica presto – ha annunciato – per dare atto della loro responsabilità e lungimiranza. Così si difende davvero il lavoro».
La nuova società e la garanzia del cane a sei zampe
Si chiamerà “Eni Storage System Brindisi” la società che gestirà la nuova gigafactory di batterie che Eni realizzerà, con un investimento di 700milioni di euro, in società con Seri Industrial. La maggioranza della proprietà della “newco”, proprio come richiesto dai sindacati come garanzia per i lavoratori, sarà di Eni.
«Proprio – rivendica il vice segretario nazionale di Fialc Cisal Massimo Pagliara – su nostra indicazione. Siamo stati noi a chiedere che almeno il cinquanta più uno per cento della nuova società fosse in mano ad Eni che, in questo modo, terrà in piedi la struttura con la sua forza. Mi pregio di avere contribuito ad ottenere questa garanzia». L’auspicio, ad ogni modo, è che «le istituzioni locali sostengano questo protocollo d’intesa». Per quanto riguarda l’indotto, aggiunge, è prevista la convocazione di un tavolo specifico. Durante la riunione abbiamo evidenziato che proprio l’indotto è il soggetto più debole ed il ministro Urso si è impegnato anche in questo senso».
Confermato lo stop del cracking di Brindisi a fine mese
Infine, riferisce Pagliara, «abbiamo sollecitato la sottoscrizione entro stasera, anche se la Cgil intendeva rimandare la discussione ad altra data. Mi sono permesso di evidenziare che questo avrebbe voluto dire buttare la palla in tribuna, perché il giorno 30 marzo ci saremmo trovati con il cracking fermo e senza un documento nelle mani». La discussione, commenta il segretario provinciale della Femca Cisl di Taranto e Brindisi Marcello De Marco, «è stata ampia e dettagliata. Le garanzie, almeno per quanto richiesto da noi, a nostro avviso nel protocollo ci sono. Solo la Cgil ha bisogno di altro tempo per valutare». Anche De Marco evidenzia l’importanza del controllo di Eni sulla nuova società ed aggiunge che, per quanto riguarda la messa in conservazione del cracking, «che durerà 18 mesi, il protocollo garantisce una ulteriore implementazione per la forza lavoro dell’indotto. Questo va a tutela della continuità, connessa alla realizzazione del nuovo impianto e di tutto ciò che è stato sottoscritto nel protocollo. Per quanto riguarda gli ulteriori aspetti di garanzia, si rimanda ai tavoli di coordinamento che sono già previsti dal protocollo stesso e che saranno realizzati territorio per territorio, con il patrocinio del ministero».
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