Come difendersi dalle interferenze straniere nei processi elettorali

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Quando prese avvio la nuova legislatura europea, Ursula von der Leyen, nel suo discorso di investitura, affermò che se fosse stata confermata presidente della Commissione avrebbe proposto l’istituzione di uno «scudo europeo per la democrazia come uno degli obiettivi prioritari della prossima Commissione» e chiarì che questo avrebbe dovuto rappresentare «un progetto europeo ambizioso» concentrato «sulle maggiori minacce derivanti dall’interferenza e dalla manipolazione straniera». Nel suo intervento, Von der Leyen spiegò come il rilevamento della manipolazione e dell’inquinamento informativo necessitasse della stessa attività di intelligence impiegata verso minacce, per così dire, tradizionali e imponesse la creazione di nuove capacità comuni a livello europeo. 

Quanto è successo da allora in Georgia, Moldova e Romania e poi, con effetti meno dirompenti, in Germania, conferma che la guerra ibrida russa, ora rafforzata, dopo l’elezione di Donald Trump, dalla sponda e copertura statunitense, costituisce un pericolo incombente su tutte le democrazie europee e che nelle politiche di reazione e contenimento la difesa dell’integrità del processo democratico adempie alla stessa funzione del contrasto delle attività di spionaggio e sabotaggio.

Come è noto, non solo dal Cremlino, ma ormai anche dalla Casa Bianca questa tutela è equiparata alla censura e alla repressione politica del dissenso. Non è certo imprevedibile la difesa libertaria della manipolazione mediatica da parte di due presidenti che ne fanno un uso largo e dichiaratamente bellico ed è altrettanto scontato che queste proteste siano rilanciate, in tutta Europa, dalle quinte colonne interne del fronte trumpian-putinano.

A questa sorte andrà presumibilmente incontro anche la proposta di legge presentata ieri in una conferenza stampa da Azione, che rappresenta il primo tentativo di intervenire su questa materia in Italia, definendo un quadro normativo sia per le azioni preventive che per quelle repressive dell’inquinamento dei processi politico-elettorali. A illustrarla, insieme al segretario Carlo Calenda, al vicesegretario Ettore Rosato e al Capogruppo alla Camera Matteo Richetti, è stato il senatore Marco Lombardo, giurista e docente di diritto dell’Unione europea a Bologna e primo firmatario della proposta che sarà depositata al Senato della Repubblica.

La proposta di Azione parte dal definire l’ingerenza straniera oggetto dell’intervento normativo come «l’attività di diffusione di contenuti falsi, distorti e ingannevoli per l’alterazione del processo democratico, nonché i finanziamenti erogati, a qualunque titolo, per il medesimo fine da parte di istituzioni od organizzazioni governative di Paesi terzi, nonché da persone fisiche e giuridiche operanti sotto il loro controllo o coordinamento».

Le piattaforme informative sottoposte agli obblighi della legge e alle relative sanzioni dovranno essere «individuate con Dpcm tra le testate giornalistiche, gli organi e i canali di informazione e i social network secondo criteri quantitativi, relativi al numero degli utenti coinvolti e delle informazioni intermediate, e qualitativi, relativi alla tipologia dei contenuti e al loro impatto sulla formazione del consenso politico e sull’andamento del processo democratico».

In senso preventivo, ciascuna di queste piattaforme deve dotarsi di un organo di controllo, definito «comitato di analisi» e composto da «dieci soggetti estratti a sorte da un elenco nazionale di esperti, di formazione tecnica e giuridica». Questi comitati indipendenti devono verificare i contenuti diffusi ed evidenziare, rettificare e rimuovere quelli falsi e ingannevoli, nonché segnalare e interdire l’uso manipolatorio di sistemi di intelligenza artificiale e di compagne organizzate e coordinate di diffusione dei contenuti falsi, distorti e ingannevoli, evidenziandone anche l’origine geografica.

Nella proposta di Azione, le risultanze del lavoro dei comitati di analisi sono trasmesse all’Agcom, che ne fa relazioni periodiche a Governo e Parlamento; a queste si uniscono quelle del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) sulle attività di disinformazione e ingerenza esterna intercettate dall’intelligence. La conoscibilità di questi tentativi di sabotaggio dei processi politici è considerata dai promotori della legge, di per sé, una sorta di antidoto all’avvelenamento del sistema informativo.

Per la parte repressiva, la proposta di legge prevede una sanzione amministrativa e pecuniaria da cinquantamila a venti milioni di euro, nonché quella penale della reclusione da uno a sei anni per chiunque ponga in essere le attività illecite volte ad alterare la competizione politica ovvero contribuisca a esse. Queste sanzioni sono raddoppiate per i soggetti che abbiano finanziato le attività di disinformazione o di ingerenza esterna o vi abbiano partecipato ricevendone compensi di natura economica.

Infine è previsto quello che il senatore Lombardo ha descritto come un «freno d’emergenza», ma anche come una eccezionale extrema ratio, laddove le misure preventive non abbiano impedito l’irreparabile pregiudizio dell’integrità del processo democratico: quello della sospensione e dell’aggiornamento del procedimento elettorale, che, per non essere esposti a un uso partigiano e arbitrario, devono pero essere approvati dalle Camere in seduta comune alla maggioranza dei due terzi e contro cui può essere opposto ricorso presso la Corte Costituzionale. A decidere sul ricorso in tal caso sarebbe il collegio di cui all’articolo 135, settimo comma, della Costituzione, cioè i quindici giudici costituzionali e i sedici giudici aggregati estratti a sorte dall’elenco fatto dal Parlamento, che si pronunciano procedimenti per la messa in stato di accusa del Capo dello Stato.

In questo schema la sospensione delle elezioni (o eventualmente l’annullamento, ma solo per procedimenti avviati prima del voto e non conclusisi in tempo utile) implica la sussistenza di tre contemporanei presupposti: i rapporti del Dis e dell’Agcom che documentino un’attività massiccia di infiltrazione e condizionamento; un parere ai due terzi delle Camere; un’opinione convergente del collegio di cui all’articolo 135, settimo comma, della Costituzione.

Calenda in conferenza stampa ha comunicato che la settimana scorsa, dopo avere anticipato i fini della proposta presentata ieri, era stato contattato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e che spera di avere presto un’interlocuzione su questo con l’esecutivo. Si dovrebbe aggiungere: Matteo Salvini ed Elon Musk permettendo.



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