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Dal mondo dei social è una valanga di consensi alla proposta di legge di istituire in Italia la figura dell’olivicoltore non coltivatore diretto o imprenditore agricolo. Una proposta presentata da un gruppo di consiglieri regionali del Veneto, prima firma Alberto Bozza, che affronta un problema particolarmente sentito da quanti, per passione, tradizione di famiglia o rispetto dell’ambiente, si prendono cura di oliveti per produzioni spesso destinate all’autoconsumo e che nella vita svolgono tutt’altra professione o magari sono in pensione.
La proposta di legge, come noto, mira a fornire strumenti di supporto a questi soggetti, incoraggiando la gestione sostenibile degli oliveti e il recupero di quelli abbandonati. Tra le misure previste, potrebbero esserci agevolazioni fiscali, incentivi per la manutenzione e la valorizzazione degli oliveti, nonché l’accesso a bandi pubblici dedicati alla conservazione del patrimonio olivicolo.
L’approvazione da parte del relativo Consiglio regionale permetterà di far approdare la proposta in Parlamento per l’auspicato iter legislativo che ne seguirà. Tante le reazioni positive, come detto, che si susseguono nei social e che confermano un dato di fatto oggettivo: c’è una buona parte dell’olivicoltura nazionale che è condotta in maniera “hobbistica”, assegnando a tale termine il massimo rispetto. Perché dietro la cura di un oliveto c’è tanta roba: la salvaguardia di un territorio, il contrasto all’abbandono ormai diffuso, la prevenzione contro i rischi idrogeologici, la tutela ambientale e paesaggistica e, non da ultimo, l’ancoraggio a valori autentici che si richiamano alle migliori tradizioni del nostro Paese.
Ecco perché è una proposta di legge che merita di essere sostenuta dall’intero settore olivicolo-oleario, associazioni di categoria comprese benché, per definizione, tutelano la parte professionale del settore. Cosa che puntualmente si sta registrando. Ecco i primi interventi.
Qui Unapol
“Pur non conoscendo nel dettaglio il disegno di legge – interviene Tommaso Loiodice, presidente di Unapol, l’Unione nazionale produttori olivicoli – la proposta è sicuramente degna di attenzione, poiché va nella direzione giusta del riconoscimento di un ruolo di fondamentale importanza per la tenuta e salvaguardia del patrimonio paesaggistico e olivicolo italiano, concorrendo alla riduzione del rischio di vedere sempre più accrescere le superfici di olivi in abbandono o a rischio abbandono oltre che nel chiarire una volta per tutte la qualifica di queste figure “professionali” che spesso incorrono nella morsa dei matematici calcoli dell’Inps. Occorre però stare attenti a non confondere questo tipo di olivicoltura che definirei “hobbistica” e che nella maggior parte dei casi produce olio destinato all’autoconsumo familiare, con quella che rappresenta l’olivicoltura da reddito e che garantisce l’immissione sul mercato di olio per la commercializzazione. Per questo tipo di olivicoltura che attenziona il mondo dei piccoli produttori è necessario trovare risorse aggiuntive a quelle di cui beneficia attualmente il comparto e che sono di per sé già non sufficienti. Il disegno di legge deve a mio modesto avviso incentivare comunque lo strumento della cooperazione e aggregazione di questi piccoli produttori per avere un visione di lunga portata che punti ad avere sempre più realtà strutturate e redditizie. Non dimentichiamo che ciò che esprime l’olivicoltura italiana è trasversale ai ministeri Ambiente, Salute, Turismo, Made in Italy e Cultura e ciascuno per la propria parte dovrebbe destinare risorse adeguate al sostentamento del comparto”.
Qui Aipo
La pensa allo stesso modo Albino Pezzini, presidente di Aipo, l’Associazione interregionale produttori olivicoli, che osserva. “Aipo sostiene con convinzione questa iniziativa legislativa, considerandola un passo fondamentale verso la valorizzazione del patrimonio olivicolo italiano. Riconoscere il ruolo dell’olivicoltore non coltivatore diretto o imprenditore agricolo è essenziale per tutelare i nostri oliveti, preservare il paesaggio e salvaguardare un settore che rappresenta un pilastro economico, culturale e ambientale del nostro Paese.
La proposta di legge promossa dai consiglieri regionali Bozza, Venturini e Boron affronta una lacuna normativa, garantendo supporto e dignità a chi, per passione, tradizione familiare o sensibilità ambientale, si impegna nella cura degli oliveti. Con oltre 1,1 milioni di ettari coltivati e più di 600 mila imprese coinvolte, è fondamentale contrastare l’abbandono di questi terreni preziosi e promuovere una gestione sostenibile, anche attraverso agevolazioni fiscali e incentivi mirati.
Aipo ritiene che questo riconoscimento possa rappresentare un punto di svolta per l’olivicoltura italiana, favorendo un equilibrio tra tradizione e innovazione, e consolidando il legame tra comunità, territorio e ambiente. Esprimiamo il nostro pieno supporto affinché la Regione Veneto e il Parlamento accolgano questa proposta, trasformandola in misure concrete per il futuro del settore”.
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