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Accordo sottoscritto a Palazzo Piacentini, a Roma, per il piano di riconversione dell’Eni che prevede, per la Sicilia, la chiusura degli impianti Versalis di Priolo e Ragusa, e la loro contestuale riconversione. Secondo quanto fanno sapere dal ministero per il Made in Italy, saranno mantenuti i livelli occupazionali con la formazione del personale per le nuove produzioni.
Cosa accadrà in Sicilia
In realtà, l’Eni, così come annunciato da mesi dai manager, prevede di trasformare l’impianto di cracking di Priolo, che dovrebbe chiudere a fine anno, in una bioraffineria con un investimento di circa 900 milioni. In merito allo stabilimento di Ragusa, ormai chiuso e che produceva polietilene, ci sono impegni più che progetti, in ogni caso sembrerebbe che sia stato deciso di far convergere la forza lavoro nella bioraffineria di Priolo. A firmare il protocollo d’intesa anche i sindacati, Cisl, Femca Cisl, Uiltec Uil, Ugl e Cisal ma non c’era la Cgil, contraria all’addio della chimica anche se dal Ministero fanno sapere che “si è riservata di analizzare il testo e farlo successivamente”.
Gli impegni per Ragusa, “un impianto pilota”
Su Ragusa, come spiega a BlogSicilia il segretario regionale della Uiltec, Andrea Bottaro “ci sono impegni per la costruzione di un impianto pilota per quanto riguarda il riciclo delle plastiche. E poi un impianto di lavorazione per le cariche che poi andranno nelle bioraffinerie di Priolo e di Gela. . Infine, la costituzione di un agri-hub: un accordo con gli agricoltori locali in quanto parte delle materie prime potranno essere usate per le bioraffinerie”.
Perché l’Eni ha detto addio alla chimica
Ma perché l’Eni ha deciso di porre fine alla chimica? Il segnale chiaro lo diede, pubblicamente, il Ceo del colosso della chimica, Claudio Descalzi, esattamente un anno fa, in occasione di un call con gli analisti dopo la pubblicazione dei risultati del 2023. “Siamo consapevoli della situazione della chimica e abbiamo fatto molto per cambiare, ma ora sono necessarie misure più radicali che spingano il cambiamento” disse Descalzi, come riportato dal quotidiano La Stampa.
I numeri del crollo
E nei risultati del quarto trimestre del 2023, il settore della chimica, sotto la gestione Versalis, ha registrato una perdita quantificabile in 237 milioni di euro, in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le ragioni? Una forte flessione della domanda legata ai maggiori costi di produzione in Europa che hanno penalizzato la competitività di Versalis rispetto ad altri player, in particolare americani ed asiatici.
“La chimica di base ha registrato perdite per oltre 3 miliardi di euro negli ultimi cinque anni, una spirale negativa che richiede una risposta chiara e strategica” ha detto nelle ore scorse il deputato nazionale di FdI, Luca Cannata, che ha commentato positivamente la firma del Protocollo d’Intesa”
La scelta green
Insomma, le perdite sarebbero state consistenti e con competitor così agguerriti l’Eni ha, dunque, deciso di virare, cambiando scenario, agganciandosi al Green deal europeo: stop alle emissioni di anidride carbonica, tra le principali fonti di inquinamento, e via ad un piano di riconversione, peraltro già sperimentato a Gela.
La garanzia del Governo sul Piano
“Raggiunta una tappa fondamentale verso un futuro sostenibile per il settore chimico” ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Il Mimit ha garantito il massimo supporto all’operazione, istituendo, d’intesa con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, un tavolo di coordinamento e monitoraggio per l’attuazione del Piano Eni. L’obiettivo è garantire il rispetto di tutti gli impegni assunti, inclusi i tempi di realizzazione, la tutela dei livelli occupazionali e l’impatto sulla filiera a valle e sull’indotto.
Cgil, “è una dismissione”
Non la pensa così la Cgil, per cui il piano dell’Eni ha un’altra lettura. “Il Governo continua raccontare una storia che non esiste. Il piano presentato da Eni Versalis non ha nulla a che fare con la chimica green e la transizione verde, ma è solo un piano di dimissione della chimica di base che metterà a repentaglio la maggior parte dei settori industriali del Paese” ha detto Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil.
Il crollo del Petrolchimico
Per il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo l’addio all’impianto di cracking, tra cui quello di Priolo, “ determinerà a catena la chiusura di tutti i petrolchimici” “Inoltre, ricordiamo al Ministro che le emissioni totali di CO2 derivanti da questa operazione saranno maggiori di quelle attuali perché – spiega – a quella rilasciata per la produzione in Paesi extraeuropei si dovrà aggiungere l’emissione prodotta per trasportare il prodotto in Italia”.
La crisi della zona industriale
Nel Petrolchimico c’è molta tribolazione anche per gli effetti che avrà la riconversione dell’Eni sulle altre aziende, con cui Versalis fa affari. Di certo, non potrà più portarli avanti con l’Isab, proprietaria di due raffinerie, che sta attraversando un momento per nulla facile, al punto da aver sottoscritto un concordato con i creditori. Inoltre, non ci sono tracce di piano di riconversione mentre Sasol ha già annunciato degli esuberi.
Urso a Siracusa
Il deputato nazionale di FdI, Luca Cannata assicura che il ministro Urso sarà a Siracusa per rassicurare sul futuro della zona industriale. “Il Ministro Adolfo Urso – dice Cannata – che si è prodigato in questo progetto di sviluppo industriale, sarà a Siracusa per incontrare le parti coinvolte e confermare l’attenzione del Governo verso questa trasformazione industriale, assicurando certezze e garanzie a lavoratori e imprese dell’indotto. Eni ha scelto di non chiudere, ma di investire nella conversione. Un piano che punta sull’innovazione e sulla sostenibilità, con l’obiettivo di completare tutte le nuove infrastrutture entro il 2028”.
Per la senatrice di Forza Italia, l’accordo “è un risultato fondamentale per la tutela dei lavoratori e della continuità industriale del nostro territorio, un tema che ho sostenuto con convinzione fin dall’inizio della vertenza”.
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