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Sono decine di migliaia gli episodi di violenza che si verificano ogni anno contro medici, infermieri e personale sanitario. Una situazione drammatica, tanto in Italia quanto negli altri paesi europei. Per combatterla, più di un governo ha introdotto leggi e provvedimenti a tutela degli operatori del Ssn, inasprendo le pene per i colpevoli delle violenze. Uno di essi, la legge 113/2020, ha introdotto la giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari, in programma il 12 marzo di ogni anno, nello stesso giorno della Giornata europea promossa dal Consiglio degli ordini dei medici Ue. Una giornata di sensibilizzazione per cercare di attenuare un fenomeno sempre più preoccupante.
I numeri del 2024
Sono state 25.940 le aggressioni totali nel 2024, secondo quanto riportato nell’indagine Amsi (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), Umem (Unione Medica Euromediterranea) e del Movimento Internazionale Uniti per unire. Tante vittime (il 72%), tra l’altro, neanche denuncia per paura o rassegnazione. La maggior parte sono donne (il 73%), con infermieri e fisioterapisti tra i più colpiti. La maggior parte degli episodi si manifesta al Nord Italia con il 63%, meno al Sud (26%) e nel Centro (11%)
I dati dell’Osservatorio
Sono stati 16 mila gli episodi di aggressione al personale sanitario e sociosanitario nel 2023 e 18 mila le operatrici e gli operatori coinvolti. È quanto emerge dalla relazione sul 2023 dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie (Onseps). L’Osservatorio, anch’esso previsto dalla legge 113/2020 e istituito a gennaio 2022. Essendo fonti diverse non è detto che il paragone regga, però si registra un aumento di quasi 10 mila casi in un anno.
Inail, un infortunio su 10 deriva da un’aggressione
Numeri preoccupanti anche dall’Inail, che a gennaio ha pubblicato un approfondimento sulla sicurezza sul lavoro nel Ssn. «La sanità e assistenza sociale è uno dei settori più colpiti dal grave fenomeno delle aggressioni sul lavoro, talmente marcato da spingere il legislatore alla promulgazione di una norma specifica, la legge n. 113 del 14 agosto 2020», si legge nella nota Inail. «I circa 2.500 infortuni da aggressione del 2023, riconosciuti positivamente alla data del 30 aprile 2024, sono in aumento di quasi il 3% rispetto al 2022 (a sua volta in crescita del 15,9% rispetto al 2021), pur restando ancora al di sotto dei 2.875 registrati nel 2019». Tra gli infortuni del 2023 accertati positivamente in occasione di lavoro e adeguatamente codificati per causa o circostanza, nella Sanità e assistenza sociale quelli per aggressione sono ben uno su dieci, il triplo di quanto registrato nell’intera gestione Industria e servizi.
I numeri in Emilia-Romagna
Situazione difficile anche in Emilia-Romagna, come illustrato in questi giorni dall’assessore regionale alle politiche per la salute Massimo Fabi: «nel 2024 le aggressioni al personale all’interno dei luoghi di cura sono aumentate dell’11,7% rispetto all’anno precedente». L’aumento riguarda in particolare le aggressioni di tipo verbale (+12,5), mentre sono diminuite quelle più gravi di tipo fisico (-11,9%). Relativamente alle segnalazioni effettuate dagli operatori sanitari, tramite la piattaforma regionale SegnalER, il numero complessivo di aggressioni è passato da 2.401 nel 2023 a 2.682 casi nel 2024.
La situazione nel resto del mondo
Un problema italiano? Non solo, come spiegato da Foad Aodi, presidente di Amsi : «Nel 2024 le violenze fisiche e psicologiche, in Italia, contro medici e infermieri e altri professionisti sanitari, sono aumentate del 33%. In Europa l’aumento è stato del 32%, nel mondo il picco è stato del 39%, in particolar modo nei paesi economicamente più deboli, dove non esiste un sistema sanitario adeguatamente organizzato, e ancor di più nei luoghi dei conflitti di guerra».
Le leggi a tutela
Oltre alla legge 113/2020, sono almeno due gli altri provvedimenti approvati negli ultimi anni per combattere il fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari. L’ultimo in ordine di tempo è la legge 171/2024 (conversione del dl 137/2024) che ha aumentato le pene per chi danneggia strutture e attrezzature destinate al Servizio sanitario nazionale (fino a 5 anni) e introdotto l’arresto in flagranza differita nella sanità. In sostanza, il reato sarà considerato comunque in stato di flagranza anche se l’arresto avverrà entro le 48 ore successive alla violenza contro il personale o al danneggiamento delle strutture. Infine, vanno citate anche le tutele introdotte dal dl 34/2023, ovvero la reclusione da due a cinque anni nell’ipotesi di lesioni cagionate al personale del Ssn (da otto a sedici anni in caso di lesioni gravissime).
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