A Brescia un flash mob per chiedere chiarezza sul sito inquinato

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Il flash-mob delle associazioni a Brescia mercoledì mattina – ANSA

Oltre 11mila persone esposte da decenni alla contaminazione da policlorobifenili (Pcb) e diossine (Pcdf-Pcdd), in seguito allo sversamento degli oli di scarto dalla produzione di Pbc della Caffaro di Brescia. Due quartieri interamente coinvolti sui quali è stato finalmente avviato il progetto di bonifica e messa in sicurezza. «Ma attualmente risultano bonificati appena l’1,9% dei 262 ettari di suolo (le aree pubbliche) e lo 0% dei 2.109 ettari di acque sotterranee (dati del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica del giugno 2024)» spiegano le associazioni Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica, Legambiente e Libera, in occasione del flash mob organizzato mercoledì mattina a Brescia, nell’ambito della quinta tappa della campagna nazionale “Ecogiustizia: In nome del popolo inquinato”.

Una questione quella del S.I.N (Sito di interesse nazionale, ndr) di Brescia-Caffaro che «tra promesse mancate, fondi bloccati e ritardi burocratici, avrebbe dovuto essere prioritaria, vista soprattutto l’emergenza sanitaria che interessa oltre 11.000 residenti, esposti alla contaminazione sversate nell’ordine di migliaia di tonnellate dalle attività industriali dello stabilimento Caffaro«. Sostanze considerate cancerogene per l’uomo dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, rinvenute nei prodotti alimentari e nel sangue dei cittadini, trasmesse per contatto diretto con il terreno contaminato o attraverso la catena alimentare (dunque interessando anche i consumatori delle produzioni animali e vegetali della zona), che possono causare patologie certificate come il melanoma, i linfomi non Hodgkin e i tumori della mammella spiegano le associazioni.

Una situazione di immobilismo che, secondo le associazioni, «deve essere superata speditamente investendo in primo luogo i 250 milioni di euro che la LivaNova (la multinazionale che negli anni ha assorbito la Caffaro) dovrà versare al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica a seguito della condanna del 2024 della Corte di Giustizia Europea per responsabilità per disastro ambientale; colpevolezza stabilita già nel 2021 dalla Corte di Appello e confermata a febbraio 2025 dalla Cassazione«.

Le associazioni chiedono l’istituzione di un tavolo di lavoro che includa Ministero, Regione e Comuni per individuare risorse e modalità per la messa in sicurezza/recupero delle aree private agricole e residenziali oltre, fra le altre azioni, una nuova campagna di monitoraggio biologico della popolazione per confermare il decadimento dei Pcb nel sangue, includendo nel campione i nati dopo il 2002 (post la prima ordinanza sindacale) e chi ha consumato per 4 anni i prodotti del proprio orto per rilevare/escludere segni di un assorbimento recente.

La precisazione di Livanova: ancora nessuna sentenza

«In merito a quanto riportato da alcuni organi di stampa, LivaNova – sottolinea l’azienda – precisa che nessuna decisione è stata ancora presa dalla Corte di Cassazione sulla controversia riguardante SNIA. Alcune testate di informazione hanno fatto erroneamente riferimento a una sentenza ma il 26 febbraio 2025 si è tenuta solo un’udienza nel corso della quale non è stata emessa alcuna sentenza. L’azienda rimane pertanto ancora in attesa di una decisione da parte della Suprema Corte. LivaNova continuerà a operare con responsabilità e trasparenza, nel rispetto delle normative vigenti e con l’obiettivo di contribuire positivamente alle comunità in cui opera». «La disputa – aggiunge l’azienda – nasce dalla presunta corresponsabilità ereditata da LivaNova per i danni ambientali attribuiti all’attività degli stabilimenti Caffaro, un tempo parte del gruppo SNIA».

​Il sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro

Il Sin (sito di interesse nazionale) di Brescia-Caffaro è stato istituito nel 2002 sulla base delle indagini di Arpa Lombardia per conto del Comune di Brescia. Per la matrice suolo comprende lo stabilimento industriale della Caffaro Industrie S.p.A., le aree agricole a sud, le aree residenziali del quartiere Primo Maggio, le aree pubbliche (Parco di via Passo Gavia, Aiuola di via Nullo, Pista Ciclabile di via Milano, Campo sportivo Calvesi, l’area della scuola Materna Passo Gavia e della scuola Elementare Divisione Acqui), due discariche in via Caprera, le discariche di Pianera e Pianerino (Comune di Castegnato), l’ex cava Vallosa (Comune di Passirano), le aree dell’ex Comparto Milano, Bruschi & Muller, ex CamPetroli, ex Pietra. La matrice falda si estende dagli Ospedali Civili al confine sud di Brescia. Tuttavia, secondo un’indagine effettuata, ad essere contaminati sarebbero anche altri 700 ettari di suoli agricoli e residenziali (tra cui il quartiere Chiesanuova-Noce, le aree agricole dei comuni di Castelmella, Flero e Capriano del Colle) a causa dell’attraversamento delle rogge (sistema di canali naturali e artificiali utilizzati per l’irrigazione dei campi, che si sviluppano per circa 45 km lineari nell’area).

Scoppola (Agesci): territori inquinati troppo spesso dimenticati

Da novembre attraversiamo l’Italia, insieme a diverse associazioni con cui siamo in rete, portando con successo all’attenzione la giustizia ambientale. Territori afflitti dalla piaga dell’inquinamento, che troppo spesso vengono dimenticati. Sigliamo in tutte le tappe della campagna Eco Giustizia subito, come faremo ancora a Brescia, un “Patto di comunità”. Per il sito di interesse nazionale lombardo, sono stati firmati diversi accordi per la bonifica il cui avvio era previsto nel 2024. Proponiamo che questi terreni inquinati siano riconvertiti in aree verdi. È una campagna intensa quella di Legambiente, che non valorizza solo l’idea di tutelare il
Creato, ma innesca attività concrete di cittadinanza attiva. La forza è essere insieme ed esserlo nei territori che abitiamo, esercitando il nostro essere cittadini anche con atti concreti di presenza e di richiesta alle istituzioni. Ci impegniamo come guide e scout a stringere un patto fra generazioni per la custodia dell’ambiente, assumendoci impegni chiari. E lo facciamo cooperando con quanti, anche all’esterno della nostra Associazione, sono impegnati come noi in questa sfida globale.





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