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Negli ultimi anni, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) si sono affermate come un pilastro fondamentale della transizione energetica, favorendo la produzione e il consumo condiviso di energia rinnovabile a livello locale. Questi modelli innovativi non solo contribuiscono alla riduzione delle emissioni di CO2, ma offrono anche un’opportunità concreta di riduzione dei costi energetici e di maggiore indipendenza dalla rete tradizionale.
In Italia, il Piemonte emerge come regione leader in questo settore, grazie alla spinta di progetti avanzati come Wecer, sviluppato dall’azienda torinese Coesa.
Non si tratta solo di innovazione tecnologica, ma di un insieme di politiche regionali lungimiranti che pongono il Piemonte al centro del dibattito nazionale, favorendo l’integrazione e la crescita delle comunità energetiche locali.
Le differenze nei Comuni e nelle esigenze della popolazione richiedono un approccio personalizzato e un coordinamento ancora più stretto tra gli attori pubblici e privati. Solo così sarà possibile replicare e, anzi, amplificare il successo del Piemonte, per costruire un’Italia energeticamente più resiliente, inclusiva e sostenibile.
Il quadro europeo e nazionale
L’Unione Europea, con il pacchetto Fit-for-55 del 2021, ha fissato obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030. Questo impone agli stati membri di rafforzare le proprie strategie nazionali: in Italia, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) punta a coprire il 65% dei consumi elettrici con fonti rinnovabili, quadruplicando la produzione fotovoltaica e triplicando quella eolica. Tuttavia, l’analisi della Commissione Europea ha evidenziato criticità, tra cui la mancanza di soluzioni efficaci per l’accumulo energetico e la gestione flessibile della domanda.
Per quanto riguarda l’Italia alla recente edizione di KEY (5/7/3 2025) il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato una proroga per la presentazione delle domande di accesso ai fondi PNRR destinati alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), spostando il termine dal 31 marzo al 30 novembre 2025. Inoltre il ministro ha anticipato che sarà ampliato il numero dei beneficiari, passando dagli attuali 5.000 abitanti a 30.000, includendo i consorzi e gli enti di bonifica.
Questa misura rappresenta un’importante opportunità per privati, aziende ed enti locali interessati a investire nel fotovoltaico e a beneficiare del contributo a fondo perduto del 40% sui costi degli impianti, oltre alla tariffa incentivante per vent’anni sull’energia prodotta e condivisa.
Questi incentivi rendono il modello delle CER ancora più competitivo e incentivano l’adozione di soluzioni energetiche sostenibili, contribuendo al contempo a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e autosufficienza energetica previsti dalle politiche nazionali. Sebbene permangano delle criticità, l’approccio innovativo e l’adeguato supporto finanziario offerto dal PNRR stanno indubbiamente favorendo la crescita delle Comunità Energetiche, rendendole un’opzione sempre più allettante per consumatori e produttori.
Il Piemonte: regione traino per le CER
Secondo l’Electricity Market Report 2024 del Politecnico di Milano, l’Italia ha registrato un’impennata significativa nel numero di iniziative volte alla creazione di Comunità Energetiche, con un incremento dell’89% rispetto all’anno precedente. Questo dato evidenzia un crescente interesse verso la transizione energetica e l’autoconsumo collettivo, ma allo stesso tempo solleva interrogativi sulle reali sfide da affrontare per una diffusione su larga scala.
Il Piemonte è leader in questo processo, con una quota significativa dei progetti, sebbene la distribuzione geografica veda anche altre regioni come Lazio, Sicilia e Lombardia come protagoniste: insieme rappresentano quasi la metà dei 168 progetti complessivi avviati nel 2024, una crescita interessante considerando le sole 89 CER del 2023. Tuttavia, solo 46 di queste sono operative, il che solleva la questione della sostenibilità e dell’efficacia di questi progetti nel lungo periodo. La situazione suggerisce che, sebbene l’Italia stia facendo passi significativi verso una maggiore autosufficienza energetica, esistono ancora numerosi ostacoli da superare per garantire che le iniziative non rimangano solo sulla carta o a livello sperimentale.
Wecer: l’innovazione di Coesa per la gestione delle CER
Le ragioni di questo successo parziale possono essere ricondotte a un ecosistema favorevole che include l’impegno degli enti pubblici, la collaborazione con partner industriali e l’adozione di piattaforme innovative come Wecer, ma è necessario un impegno ancora più forte per abbattere le barriere che limitano l’efficacia di queste soluzioni.
Il progetto Wecer, sviluppato dalla società Coesa- ESCo (Energy Service Company) fondata a Torino nel 2012, che semplifica la transizione ecologica di imprese, pubblica amministrazione e famiglie- rappresenta una vera innovazione nel campo della gestione delle CER. Il progetto propone soluzioni avanzate per superare le attuali difficoltà legate alla frammentazione territoriale e alle complesse procedure amministrative che, fino ad oggi, hanno ostacolato una diffusione capillare ed efficiente di tali iniziative. Wecer si distingue infatti per la sua piattaforma centralizzata, che integra e semplifica la gestione dei processi operativi, consentendo alle CER di funzionare in maniera più coordinata e meno dispendiosa, sia dal punto di vista economico che burocratico.
Grazie all’adozione di questa piattaforma innovativa, Coesa ha già attivato 19 nuove configurazioni di Comunità Energetiche, di cui 18 situate in Piemonte e una in Veneto, con una potenza complessiva di 5,1 MWp. Questa capacità consente di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 2.000 famiglie, contribuendo in modo significativo all’autosufficienza energetica e alla riduzione delle emissioni di CO2. Questi risultati sono stati ottenuti grazie a un modello operativo che ottimizza le risorse, facilitando l’accesso all’energia pulita e abbattendo le barriere che fino ad oggi limitavano la crescita di queste iniziative.
Attualmente, Coesa sta sviluppando ulteriori 62 progetti, con l’ambizioso obiettivo di raggiungere una capacità complessiva superiore ai 26 MWp, un incremento che potrebbe significativamente aumentare l’impatto positivo del progetto, estendendo i benefici a un numero ancora maggiore di famiglie e contribuendo in maniera rilevante alla transizione energetica del paese. La piattaforma Wecer, quindi, non solo facilita la gestione delle CER esistenti, ma si propone come un catalizzatore per la crescita di nuove comunità energetiche, aprendo la strada a un futuro più sostenibile e decentrato dal punto di vista energetico.
Sfide e opportunità per le Comunità Energetiche Rinnovabili
Nonostante il potenziale delle Comunità Energetiche Rinnovabili sia ormai ampiamente riconosciuto, esistono ancora ostacoli significativi che ne limitano la diffusione su larga scala. Federico Sandrone, amministratore delegato di Coesa, sottolinea che uno dei principali freni all’espansione di queste iniziative è la complessità degli iter burocratici e i ritardi negli allacciamenti alla rete elettrica. Il processo di adesione a una CER per i produttori può infatti richiedere più di sei mesi, un periodo che può risultare particolarmente problematico per coloro che desiderano beneficiare dei fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che impone la conclusione degli allacciamenti entro il 2026. Questo rallentamento amministrativo crea incertezze e rende difficile rispettare le scadenze, rappresentando un ostacolo concreto per chi intende investire in questo settore.
Sul piano finanziario, il modello Wecer offre una risposta innovativa e vantaggiosa per i consumatori, che possono entrare a far parte di una Comunità Energetica senza dover sostenere alcun costo di iscrizione. Questa modalità rende l’accesso alle CER decisamente più inclusivo, eliminando una delle principali barriere economiche per i singoli cittadini. I produttori, invece, sono responsabili degli investimenti iniziali per l’installazione degli impianti fotovoltaici, un aspetto che può sembrare gravoso, ma che grazie alla presenza di incentivi governativi si dimostra più sostenibile.
Il ruolo degli enti pubblici e degli attori privati
Secondo il report del Politecnico di Milano, le Comunità Energetiche in Italia sono alimentate principalmente dall’impegno degli enti pubblici, che rappresentano il 58% delle iniziative. Questi enti non solo offrono spazi per l’installazione degli impianti, ma facilitano anche l’aggregazione dei membri, spesso con obiettivi sociali che mirano a promuovere il benessere collettivo. Accanto agli enti pubblici, operatori specializzati (21%) e gruppi di cittadini (9%) rivestono un ruolo fondamentale, contribuendo attivamente alla creazione e gestione di queste comunità. Questi attori, in molti casi, si avvalgono del supporto di utility e piccole Energy Service Companies (ESCo), come appunto Coesa, che offrono expertise tecnica e risorse finanziarie per implementare con successo i progetti. Questo panorama variegato di attori sottolinea come le CER non siano solo una risposta alle sfide energetiche, ma anche un’opportunità per rafforzare la coesione sociale e stimolare l’innovazione nei settori pubblico e privato.
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