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Collaborare insieme per costruire un futuro più inclusivo per le persone con disabilità. Un mondo dove anche loro possano svolgere un mestiere, nel rispetto dei propri tempi e con il supporto necessario. Tutto questo è possibile all’Ente Camposampiero, un’organizzazione di volontariato (Odv) che si trova a Pistoia, in Toscana, gestita da Lorenzo Traversari.
«Questo posto esiste da anni, è nato nel dopoguerra e si è sempre occupato di agricoltura sociale. Tempo fa, ho avuto un’esperienza come servizio civilista in una cooperativa con bambini disabili gravi e mi piacque molto. Lo feci per caso, per trovare un lavoretto dopo il liceo. Poi mi dissero che se avessi voluto fare questo nella vita, sarei dovuto diventare educatore professionale. Così mi sono iscritto all’università, mi sono laureato e ho deciso di mettermi in proprio», dice Traversari.
All’inizio, spiega lui, non conosceva bene questo mondo. Ma dopo essere entrato in contatto con esso, è bastato poco per innamorarsi: «Mi sono chiesto in quanti avrebbero potuto appassionarsi se solo ne avessero saputo di più. Quindi ho chiesto all’Ente di avviare un progetto per divulgare le nostre attività sui social e avvicinare i giovani. Mi hanno detto di sì e ho parlato con le famiglie, che hanno approvato tutto».
L’educatore, infatti, gestisce due profili su Tik Tok e Instagram, dove pubblica video divertenti e riflessivi, coinvolgendo tutti i ragazzi: «L’idea è nata dalla consapevolezza che molti non si avvicinano a questa realtà perché ne hanno paura. Allora ho pensato: quale miglior modo di comunicare con i giovani, se non usando il loro linguaggio, ovvero i social?».
E continua: «Tanti mi hanno scritto dicendo: “Non pensavo che esistesse un contesto del genere nella nostra società e non sapevo come interagire con persone disabili. Poi ho visto i tuoi video e mi sono ricreduto”. Spesso c’è il timore di sbagliare nei loro confronti. Ma alla fine, sono esattamente come noi. Hanno solo bisogni diversi. All’inizio, qualcosa può andare storto e si deve aggiustare il tiro. In altre circostanze, si può generare da subito un clima basato sull’empatia. I social mi hanno aiutato a demolire questo muro di ignoto, che spaventa sempre».
Ogni sabato, la onlus organizza una merenda aperta al pubblico e persone da tutta Italia vengono in visita per conoscere Vilma, Massi, Leo, Antonio, Luca e tutti i membri della Camposampiero. La prima cosa che si percepisce, una volta arrivati, è l’accoglienza dei ragazzi. Appena un volto nuovo attraversa la porta d’ingresso, tutti corrono entusiasti a presentarsi: «Piacere, io sono Leonardo», dice uno di loro allungando la mano verso l’ospite.
«Il nostro obiettivo principale qui è stare insieme e creare amicizie. Non c’è uno scopo specifico di produzione o di lavoro: si tratta di condividere esperienze, che sia cantare, andare a prendere un gelato o cucinare qualcosa. Lo scopo primario è che una persona disabile possa costruire un legame con una persona non disabile. La sfida più grande è aprirsi alla società, perché ci sono ancora tante barriere da abbattere», dichiara Traversari.
Un altro progetto che racconta con orgoglio è la collaborazione con Fody Fabrics, una start-up che si basa su due principi cardinali: economia circolare e inclusione sociale. L’azienda nasce nel 2020 e mira a recuperare e valorizzare risorse sottovalutate, principalmente scarti e rimanenze tessili di qualità, attraverso l’impiego di dipendenti in condizioni di fragilità o in situazioni di svantaggio: «Questa iniziativa punta all’ecosostenibilità e al riciclo. Ma, soprattutto, vuole formare ragazzi con disabilità e insegnare loro un mestiere per dimostrare che possono essere una risorsa attiva per la comunità. Spesso si pensa che non riescano a lavorare, ma non è vero. Con i giusti mezzi e supporti, e se valorizzati nel modo giusto, possono imparare in fretta e svolgere un ruolo importante», spiega l’educatore.
E conclude: «Nel terzo settore c’è talmente tanto bisogno d’aiuto che le istituzioni da sole non riescono ad assistere tutti. Per fondare un sistema efficace, servono reti di collaborazione tra Stato, comune e associazioni. Prima di tutto, è fondamentale sensibilizzare sul problema. La disabilità, ancor prima di essere percepita come un dono, è un bisogno concreto che dobbiamo imparare a sostenere. Però se nessuno “scende in piazza” per far presente le necessità di questa fetta di popolazione, le cose non cambiano. È essenziale dare voce a chi è ormai stanco e non ha più la voglia o gli strumenti per continuare a lottare per i propri diritti».
Tra giochi, risate, canzoni e indovinelli, ognuno è libero di mostrarsi per chi è davvero all’Ente Camposampiero. E questo luogo diventa un esempio di solidarietà da seguire per dare un’opportunità a tutti, senza lasciare nessuno indietro.
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