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Quanto conta Starlink in Ucraina? E che impatto avrà la decisione di Maxar su difesa e intelligence di Kiev? Estratto da Appunti di Stefano Feltri
Gabriele Carrer è un giornalista esperto di Intelligence, scrive per Formiche.net e cura la newsletter Radar. Quanto sono cruciali i satelliti di Musk nelle operazioni di intelligence relative alla guerra in Ucraina?
Starlink è diventato cruciale nel conflitto ucraino grazie alla sua rapidità e alla sua affidabilità. Si tratta di una piattaforma che può contare su 7.000 satelliti in orbita bassa, che garantisce comunicazione a bassa latenza, che è molto resistente alle interferenze per esempio dei dispositivi di jamming russi, è essenziale per guidare attacchi di artiglieria, droni anche da basi nascoste e da rifugi sotterranei. Sappiamo che non esistono alternative europee al momento, ci sono tentativi anche discussi recentemente a livello politico e sui media, però quella capacità, quei 7.000 satelliti di Starlink sono un capitale che non ha eguali al mondo. Anche per questo l’ampia infrastruttura costruita in questi anni da Elon Musk rappresenta evidentemente un vantaggio tattico difficile da replicare e di cui è difficile fare a meno per Kyiv.
La minaccia di Musk di revocare la sua copertura Starlink in Ucraina è credibile?
Credo che le minacce di Musk rientrino in una più ampia strategia americana, che è legata alla sospensione della condivisione di intelligence utilizzata come leva diplomatica. Anche Maxar Technologies, che è uno dei più importanti fornitori di immagini satellitari, ha deciso, su richiesta di Washington, di interrompere la condivisione con Kyiv la scorsa settimana. Sappiamo che l’intelligence statunitense è fondamentale per la guerra in Ucraina, non sappiamo esattamente come, perché sono informazioni ad altissimo livello di classifica, però sappiamo che consente a Kyiv, per esempio, di pianificare operazioni offensive contro le truppe russe, di ricevere alert su droni e missili in arrivo, di utilizzare alcune armi fornite dai paesi occidentali, come i lanciarazzi HIMARS e i missili Storm Shadows. Ma quelle informazioni di intelligence sono anche fondamentali per le infrastrutture critiche per la popolazione civile, con i sistemi di allerta per attacchi con i droni o attacchi missilistici, fanno suonare sirene e attivano allarmi sui cellulari. Ecco perché una sospensione prolungata di questo tipo di supporto potrebbe davvero essere un game changer nella guerra o, quanto meno è probabilmente questa la strategia dell’amministrazione Trump, una leva diplomatica per costringere Kyiv ai tavoli negoziali.
Quali contromosse sta provando l’Unione europea per reagire a questi repentini cambiamenti di linea da parte americana?
La decisione degli Stati Uniti di interrompere la condivisione di intelligence con l’Ucraina ha anche riacceso il dibattito tra gli alleati su quale rapporto avere con gli Stati Uniti in questo settore. Per esempio, dalla Germania è arrivata la proposta di istituire una sorta di EuroEyes, cioè una rete di condivisione di intelligence europea, in parte riprende anche la proposta dell’ex presidente finlandese Sauli Niinistö fatta alla Commissione europea a ottobre. Dal Regno Unito arriva sui media un po’ di insofferenza, chissà se è reale o è soltanto un messaggio, da parte dei servizi segreti britannici, restii alla condivisione di informazioni con gli Stati Uniti. Addirittura, il Daily Mail racconta di un’idea di fare un FourEyes, cioè un sottogruppo dei FiveEyes, che è l’alleanza di intelligence che unisce storica ormai Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Comunque c’è un dibattito in corso, sappiamo che queste reti di condivisione di intelligence hanno spesso dovuto superare barriere culturali importanti, ma soprattutto ostacoli linguistici, questo è qualcosa che, e se ne parla, potrebbe essere superato dall’intelligenza artificiale. Quindi stiamo parlando di problemi tecnici, di fiducia, ma c’è un altro aspetto fondamentale quando si parla della condivisione di intelligence che è la raccolta di informazioni. Come evidenziato nel contesto dell’aggressione russa contro l’Ucraina, le capacità di raccolta degli Stati Uniti, soprattutto sul fronte tecnologico, sono inarrivabili per le potenze europee, almeno per il momento.
(Estratto da Appunti di Stefano Feltri)
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