Leonardo si attrezza per un boom di ordini nei prossimi anni. La parola d’ordine è alleanze

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Leonardo svetta a Piazza Affari. Il titolo della quotata pubblica della difesa e dell’aerospazio è stato il migliore in Borsa a Milano nel giorno in cui l’aggiornamento del piano industriale, trainato da nuovo scenario europeo che parla di riarmo, ha previsto da oggi al 2029 ordini totali per 118 miliardi di euro (13 in più della passata versione) e ricavi per 106 miliardi. Numeri che intanto permettono per il 2025 di promettere agli azionisti un dividendo più che raddoppiato a 0,52 euro per azioni dai precedenti 0,28 euro.

La parola d’ordine è alleanze. Nel futuro l’ex Finmeccanica guidata dall’ex ministro per la Transizione energetica, Roberto Cingolani, farà squadra con i concorrenti. L’idea dell’amministratore delegato è che sia meglio cedere un pezzo del proprio mercato nazionale per accedere assieme ai partner a nuovi e più grandi fette di un mercato più ampio, puntando su tecnologie interoperabili che occupino tutti i domini: terra, aria, mare, spazio e digitale. La situazione geopolitica richiede alleanze”, ha chiarito Cingolani presentando il piano agli analisti. Il contesto “è favorevole” alla crescita degli ordini e dell’export, si legge nel comunicato che accompagna la presentazione del piano. Tradotto, nel caso l’Italia e l’Unione europea, assieme al Regno Unito, dovessero aumentare dell’1% la quota del proprio pil destinata alla difesa, per Leonardo questo aumento si tradurrebbe in una spinta tra 4 e 6 miliardi. Non solo per la difesa propriamente detta, ma anche con il possibile contributo della “nuova normalità”, coma Cingolani ha chiamato gli investimenti tecnologici a tutela delle infrastrutture critiche.

La società si attrezza e ha formato un team che “entro la fine dell’anno”  dovrà fare una sorta  di due diligence interna e stilare linee di azione per aumentare la capacità produttiva in caso di rapido aumento dei volumi di produzione per il programma ReArm Europe. L’attesa è per un boom degli ordini nei prossimi due o tre anni. Occorre farsi trovare preparati anche perché le attese sono tante. Come nota Bloomberg società europee del comparto, come il produttore tedesco di carri armati e munizioni Rheinmetall, ormai sono più appealing di società del lusso come Lvmh e Hermes.

Nel frattempo le alleanze prendono corpo.  L’ultima intesa è la joint venture con il colosso turco Baykar, di proprietà del genero del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, per realizzare velivoli senza pilota dalla quale dovrebbe arrivare un contributo stimato attorno a 600 milioni. Il progetto si  inserisce all’interno della strategia che vede l’azienda partecipare assieme ai britannici di Bae Systems e ai giapponesi di Mitsubishi al programma Gcap  per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione e ricalca le orme di quanto fatto sui carri armati con Rheinmetall. Il contratto con l’esercito italiano prevede che la jv con i tedeschi produca 1050 mezzi leggeri da combattimento e 272 carri entro il 2040. Nelle attese dovrà portare circa 1 miliardo aggiuntivo.

Altra iniziativa chiave riguarderà la nuova divisione Spazio dalla quale il gruppo con sede in Piazza Montegrappa a Roma attende una crescita dei  ricavi cumulati per 1,3 miliardi di euro. La strada porta alla nascita di un gruppo europeo dei satelliti assieme a Airbus e ai francesi di Thales.  Tra il 2027 e il 2028 la costellazione di Leonardo prenderà corpo . Il budget necessario è “nel range di 900 milioni, di cui 500 già allocati dal ministero della Difesa” ha spiegato Cingolani. A questi, ha detto il manager, si aggiungeranno anche 20 “satelliti civili in orbita bassa per applicazioni civili principalmente nell’osservazione della terra, nella geolocalizzazione e nei servizi legati al monitoraggio”.

 Un discorso che si aggancia la dibattito e alle polemiche scatenate dal possibile contratto da 1,5 miliardi di euro con Starlink, il sistema di comunicazioni satellitari che fa capo a Elon Musk e sul quale anche la maggioranza sta diventando più fredda, per le uscite sull’Ucraina del magnate sudafricano diventato consigliere del presidente statunitense Donald Trump, che hanno fatto capire ci possa essere un possibile disimpegno dalla fornitura di connettività al Paese invaso dalla Russia nel caso il presidente Volodymyr Zelensky non dovesse accettare i piani per arrivare a una tregua.



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