Bari, 27 febbraio 2025 – Un nuovo capitolo si aggiunge all’inchiesta sulla criminalità organizzata nel Foggiano. Il collaboratore di giustizia Matteo Pettinicchio, ex membro di spicco del clan Li Bergolis/Miucci, ha rilasciato dichiarazioni che gettano luce sulle dinamiche interne della mafia garganica.
L’interrogatorio, avvenuto negli uffici della Procura della Repubblica di Bari, è stato condotto dal Sostituto Procuratore Ettore Cardinali , affiancato da ufficiali di Polizia Giudiziaria e del ROS. Assistito dall’avvocato Francesco Cappelluti, in sostituzione del difensore di fiducia, Pettinicchio ha deciso di collaborare con la giustizia per mantenere una promessa fatta alla madre in punto di morte e per garantire un futuro migliore ai suoi figli.
Un passato criminale tra vertici e guerra di mafia
Pettinicchio ha ammesso di aver fatto parte del clan fin da minorenne, ricoprendo un ruolo di vertice accanto a Enzo Miucci. Ha rivelato dettagli sulle lotte di potere che dal 2009 hanno insanguinato la provincia di Foggia, con scontri tra il proprio gruppo e quello degli ex Romito, per il controllo delle attività illecite. Durante l’interrogatorio ha confermato la sua partecipazione a summit mafiosi e la gestione dei rapporti tra affiliati, anche durante la detenzione, attraverso lettere e telefoni cellulari introdotti illegalmente in carcere.
Uno dei punti centrali del verbale riguarda il riconoscimento fotografico dei membri delle organizzazioni criminali. Pettinicchio ha identificato diversi esponenti di spicco, delineando i ruoli ricoperti da ciascuno. Tra questi emergono Danilo Della Malva, ritenuto pericoloso per i suoi legami con Francesco Scirpoli, e Mario Luciano Romito, vertice del clan Romito, obiettivo di numerosi attentati.
Estorsioni, traffico di droga e omicidi pianificati
L’ex mafioso ha descritto il modus operandi del clan nelle estorsioni, nel traffico di droga e nella gestione degli affari illeciti. Ha confermato l’utilizzo della violenza per affermare il dominio territoriale, con incendi di mezzi e minacce agli imprenditori locali per costringerli a pagare il pizzo. Ha raccontato episodi in cui, per impedire la concorrenza, il clan distruggeva macchinari edili e sottraeva attrezzature agli operatori economici non affiliati.
Nel corso dell’interrogatorio, Pettinicchio ha fornito dettagli su omicidi pianificati e mai eseguiti, tra cui quello di Matteo Lombardi, vertice dell’ex clan Romito. Ha anche rivelato l’esistenza di una rete di protezione all’interno delle carceri, con detenuti affiliati che continuavano a operare sotto copertura.
Uno degli episodi più significativi riguarda l’omicidio di Omar Trotta, ritenuto traditore del clan. Pettinicchio ha indicato Angelo Bonsanto come uno degli esecutori materiali e ha fornito informazioni sui mandanti e sulle dinamiche dell’omicidio. Ha anche parlato dell’intenzione di eliminare alcuni membri rivali, confermando che il clan possedeva armi e che molti omicidi venivano preparati con staffette e pedinamenti.
Il controllo del mercato ittico e le minacce ai pescatori
Un aspetto inquietante emerso dalle dichiarazioni è il controllo del settore ittico da parte della criminalità. Pettinicchio ha raccontato come il clan imponesse la propria supremazia sui pescatori, costringendoli a vendere il pescato attraverso canali controllati dalla mafia. Ha rivelato l’uso della violenza per far rispettare gli accordi, con intimidazioni e pestaggi ai danni di chi si rifiutava di sottostare alle regole del clan.
Tra i metodi usati per estorcere denaro o ottenere il controllo delle attività, spicca l’utilizzo di personaggi marginali e facilmente manipolabili, come “Zio Mario” Scarabino, un uomo con problemi di alcolismo sfruttato per creare disordini nei locali e indurre i proprietari a chiedere “protezione” al clan.
Le confessioni e il futuro della collaborazione
Le dichiarazioni di Pettinicchio rappresentano un tassello fondamentale nell’indagine sulla mafia foggiana. Il collaboratore ha fornito informazioni dettagliate su rapporti di forza, strategie criminali e connessioni tra i clan. Il materiale raccolto sarà ora vagliato dagli inquirenti per riscontrare le dichiarazioni e avviare nuove indagini.
L’interrogatorio, che si è svolto sotto stretta sorveglianza, è solo una parte di un percorso giudiziario più ampio che potrebbe portare a sviluppi significativi nella lotta alla criminalità organizzata. Le rivelazioni di Pettinicchio potrebbero innescare ulteriori arresti e colpire il sistema di potere mafioso radicato nel territorio. mi dai 10 titoli giornalsitici perfetti
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