Portogallo, il Governo Montenegro e i conflitti di interesse

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Il governo portoghese guidato da Luís Montenegro è ufficialmente caduto dopo il voto contrario della maggioranza parlamentare alla mozione di fiducia. La crisi politica del governo Montenegro è stata innescata da un’indagine su un presunto conflitto di interessi legato a un’azienda della famiglia del primo ministro. Nonostante gli appelli di Montenegro per evitare nuove elezioni, l’opposizione ha mantenuto una linea dura, portando il Paese verso un probabile ritorno alle urne a maggio.

La caduta del governo Montenegro e il voto di sfiducia

Il Parlamento portoghese ha respinto la mozione di fiducia presentata dal governo minoritario di centrodestra guidato da Luís Montenegro. Questa decisione segna la fine del suo esecutivo, a poco più di un anno dalle elezioni legislative del 2024. Solo i deputati di Iniziativa Liberale hanno sostenuto la mozione, votando insieme ad Alleanza Democratica, la coalizione che comprende socialdemocratici e popolari e che aveva conquistato la vittoria elettorale il 10 marzo dell’anno scorso.

Al contrario, i partiti di opposizione, inclusi i socialisti, Chega, i comunisti, il Blocco di Sinistra e altre formazioni minori come Livre e il Partito animalista Pan, hanno votato contro il Governo Montenegro, decretando così la fine del governo. Il Portogallo andrà, pertanto, alle elezioni anticipate il prossimo maggio. Intanto, in questa stessa settimana, il Presidente Marcelo Rebelo de Sousa incontrerà i leader di tutti i partiti in Parlamento.

Il nodo della commissione d’inchiesta

Alla base della crisi del governo Montenegro vi è la richiesta di un’indagine parlamentare su un presunto conflitto di interessi che coinvolge il Primo Ministro. I socialisti avevano chiesto di istituire una commissione d’inchiesta per esaminare i legami tra una società appartenente alla moglie e ai figli di Montenegro e alcune aziende private che operano con concessioni pubbliche.

Il governo aveva cercato di proporre un’alternativa: una commissione con durata limitata a 15 giorni, ma questa soluzione non è stata accettata dall’opposizione. Il Partito Socialista ha insistito affinché il premier fornisse chiarimenti più approfonditi, ritenendo insufficienti le risposte scritte da lui inviate in precedenza.

Il dibattito parlamentare e la reazione dei partiti

Durante il lungo dibattito, Montenegro ha difeso la sua posizione affermando di non aver mai esercitato influenza politica sulle attività della società di famiglia e di avere una “coscienza assolutamente pulita”. Rimane ancora oggi convinto di ciò, poiché ha già affermato pubblicamente che ha intenzione di ricandidarsi alle prossime elezioni. Ha dichiarato di essere disponibile a fornire ulteriori chiarimenti presso la commissione parlamentare d’inchiesta, l’Ufficio del Procuratore generale o l’Autorità per la Trasparenza.

Tuttavia, i socialisti, rappresentati dal segretario generale Pedro Nuno Santos, hanno ritenuto inaccettabile qualsiasi mediazione, sostenendo che “le risposte scritte non bastano a dissipare i sospetti” e rifiutando la possibilità di un incontro a porte chiuse con il premier.

Il deputato di Iniziativa Liberale, Rui Rocha, ha criticato sia il governo che l’opposizione, accusandoli di aver causato “un’enorme crisi politica” per ragioni di calcolo politico e non per il bene del paese. Dopo cinque ore di discussioni e un’interruzione della seduta durata un’ora, il voto finale ha sancito la caduta dell’esecutivo.

Lo scandalo e le accuse di conflitto di interessi

L’origine della crisi risale a uno scandalo finanziario legato alla società Spinumviva, fondata dalla famiglia di Montenegro e attiva nel settore delle consulenze. Secondo le accuse, alcune consulenze fornite dall’azienda sarebbero state in realtà operazioni di favore politico. Il caso più discusso riguarda un contratto di 194mila euro per una consulenza a una pompa di benzina di proprietà del padre di un candidato sindaco del Psd a Braga.

L’opposizione ha sollevato dubbi sulla legittimità di queste operazioni, sospettando che la società fosse uno strumento per favorire interessi personali.

Montenegro ha sempre respinto le accuse, affermando di non aver più alcun controllo sulla società dal 2022, quando ne aveva trasferito la proprietà prima alla moglie e poi ai figli. Tuttavia, le rivelazioni sui pagamenti mensili ricevuti da un’impresa titolare di una concessione statale sul gioco d’azzardo hanno aumentato i sospetti, spingendo i partiti di opposizione a chiedere ulteriori chiarimenti e a non accettare compromessi.

Il ruolo del Presidente della Repubblica

Con la sfiducia al governo Montenegro, ora spetta al Presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, decidere se sciogliere il Parlamento e indire elezioni anticipate. Lo scenario appare quasi scontato, dato che il presidente ha già anticipato due possibili date per il ritorno alle urne, l’11 o il 18 maggio. Sarebbe la terza tornata elettorale in tre anni, una situazione senza precedenti per un paese che in passato vantava una forte stabilità politica.

Nonostante l’apertura dello scenario elettorale, nessun partito sembra davvero desiderare nuove elezioni. Il Psd rischierebbe di ottenere un risultato peggiore rispetto al 2024, mentre i socialisti temono un ulteriore calo di consensi. Anche Chega, nonostante i sondaggi favorevoli, potrebbe non riuscire a capitalizzare del tutto l’instabilità politica. Le formazioni di sinistra, che negli ultimi anni hanno subito un declino, sperano di riuscire a guadagnare terreno in questo clima di incertezza.

Tutto dipenderà ora dalle mosse del Presidente Rebelo de Sousa e dalle strategie dei partiti nei prossimi giorni. Quel che è certo è che il Portogallo si trova nuovamente sull’orlo di un’importante svolta politica, con il rischio di una nuova fase di instabilità istituzionale.

Lucrezia Agliani



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